Altroquando e dintorni: Mais & alieni /2

Pubblicato il 12-09-2011

di Andrea Gotico


Ho capito subito che sarebbe stata una mattinata storta quando il trattore, dopo aver fatto una fumata nera, mi piantò come un baccalà alle sei di mattina, in mezzo al campo di mais...

Trantor l'alieno

SECONDA PARTE
Il sasso aprì due grandi occhi e mi disse: "Caro signore, siamo qui per farle le più profonde scuse di tutta la Galassia. Abbiamo infatti scoperto che, contrariamente al solito, non siete stato preventivamente contattato al fine di chiedervi l'autorizzazione ad utilizzare il vostro campo per il Meeting intergalattico di Snapps. Siamo profondamente rattristati per questo errore e non so come poter esprimere..."
"Chiudi quella dannata ciabatta. - lo interruppi - Ridatemi la casa di Stuart, la strada e tutto il resto e sparite dalla mia vista. Subito!"
"Ahimè signore, temo che questo sarà impossibile. Purtroppo tutti i rappresentanti dei popoli della galassia stanno già arrivando qui per il Meeting e non è più possibile rimandare tutto in quanto...".
A questo punto sentii un rumore, come di ferraglia che si trascina, provenire da dietro casa. Scansai i due gingilli e mi precipitai sul retro.... per bloccarmi di colpo, senza fiato. Sul mio campo appena seminato si perdeva a perdita d'occhio il più incredibile mercato che avessi mai visto. Piu' ancora di quello di Phoenix. Colori, forme, lingue, tizi... o "cose" , non saprei dire, erano piovuti tutti dentro il mio campo. Paonazzo per la rabbia, mi slanciai in avanti, ma qualcosa mi bloccò per un braccio.
"Lasciami subito o ti faccio a fette come il roast beef" ringhiai al pipistrello che mi teneva.
"Signore, la prego, cerchi di capire, non le faremo nessun danno.."
"Nessun danno, eh? E il seme che ho appena gettato? Chi me lo paga?"
"Noi"
Lo guardai sospettoso e mi fermai.
"Voi?"
"Ha con se uno di quei semi?"
Frugai in tasca, tirai fuori un pugno di seme di mais e glielo porsi.
"Ecco... e allora?"
Il pipistrello lo buttò a terra, trasse un accendino dalla tasca, lo puntò verso i semi sul terreno e immediatamente - Dio mi fulmini se mento - mi crebbe davanti al naso una pianta di granoturco con tanto di pannocchia già matura.



Mi grattai il naso.
"Diavolo, bel trucco. Lo può fare ancora?"
Un secondo dopo un'altra pianta andò a far compagnia alla prima.
Bah !
"Caro signore - mi disse il sasso che nel frattempo si era avvicinato - come vede noi non solo non le faremo nessun danno, ma faremo in modo che ne abbia un vantaggio per le sue colture. La prego, sia ragionevole, ci presti il suo campo".
"Già, e la casa di Stuart? E il resto del mondo? Come diavolo faccio ad andare in città se la strada che mi passa davanti a casa mia gira in cerchio?"
"E' solo un fatto temporaneo, lo abbiamo fatto per evitare di essere disturbati durate il Meeting. Quando ce ne saremo andati tutto tornerà come prima, glielo prometto"
"Non mi piace che mi si metta davanti al fatto compiuto. Prima mi dovevate chiedere"
"Come le ho detto, abbiamo fatto un errore e ce ne scusiamo ancora"
Mmm... va beh, ormai mi era passata e poi questi due tizi cominciavano a diventarmi simpatici.
"Ok, ormai ci siete e a mandarvi via dovrei tirai fuori il cannone che ho in cantina e non ne ho voglia. State pure... ma quanto dura questo Meeting?"
"Oh grazie, grazie signor Carter, non sapete quanto ci sollevate... non vi preoccupate, qualche settimana e ce ne andiamo"
"QUALCHE SETTIMANA???" Urlai.
I due si bloccarono. "Ah... eh.... beh possiamo accorciare il tempo. Facciamo qualche.."
"Qualche ora" dissi con aria truce
I due si guardarono.
"Va bene, non si preoccupi, ce ne occupiamo noi".
E partirono a razzo.
Beh, ormai che c'ero, tanto valeva mi godessi lo spettacolo.
Salii sul fienile e di lassù contemplai uno spettacolo straordinario. Tutte le razze della Galassia - qualunque cosa fosse - erano nel mio campo.
Stuart sarebbe impazzito dall'invidia, quando... e se... glielo racconterò.
Ma sentivo - non so perchè - che potevo fidarmi.
Mentre contemplavo quell'incredibile spettacolo, all'improvviso mi sembrò che qualcuno avesse dato un giro di manovella a tutto il movimento sottostante, che accellerò di colpo. Non riuscii più a distinguere come prima quello che stava succedendo. Si vedeva solo più un gran vortice colorato che girava in tondo.
Scesi di sotto. Nel campo non potevo andare, allora andai sotto la tettoia, nella piccola officina a preparare gli attrezzi per... per quando questi cosi si sarebbero levati dai piedi, dannazione !
Passai lì tutto il pomeriggio e mi passò di mente il meeting, le Galassie e tutto il resto.
"Signor Carter"
Sobbalzai per lo spavento, non lo avevo sentito arrivare.
"Dico, non si usa bussare a casa vostra?"
Era il pipistrello.
"Veramente no, mi scusi. Che significa bussare?"
"Va beh, lasciamo perdere... che cosa c'e'?"
"Volevo dirle che il Meeting è finito e noi ce ne stiamo andando".
"Ah... bene. E il mio granturco?"
"Venga a vedere" mi disse agitando l'ala.
Lo seguii sul retro e restai un'altra volta senza fiato.
Sul campo non c'era più nessuno ma solo una distesa a perdita d'occhio di piante di mais pronte per la raccolta. Vedevo le pannocchie mature anche nella poca luce del tramonto.
Non mi fidai e mi diressi verso il campo a controllare. Erano pannocchie vere.
"E la strada? E il resto del mondo?" sbraitai al pipistrello
"Tutto sistemato, signor Carter, il suo amico Stuart la sta aspettando per la solita partita a carte"
"E lei come fa a saperlo?"
"Noi sappiamo tutto quello che ci serve sapere"
"Uhm...pare. Avete fatto in fretta a fare il meeting".
"Oh sì, questa volta sono bastate otto settimane del vostro tempo"
"Otto settimane ! Ma siete rimasti solo qualche ora"
"Beh certo... per lei. Abbiamo accellerato il tempo sul vostro campo e cosi' mentre per lei sono state solo poche ore, per noi sono trascorse appunto otto settimane."
Ecco perchè si era accellerato tutto.

"Ok... però c'e' ancora un problema da risolvere prima che ve ne andiate."
Il pipistrello strabuzzò gli occhi.
"Quale problema?"
Indicai il mais.
"Questo. Siamo a novembre e io dall'oggi al domani mi trovo con un campo di mais pronto per la raccolta. Cosa gli racconto a Stuart? E al mercato dove lo vendo? Se non invento una storia plausibile, mi portano al manicomio."
"Dica che ha scoperto una coltura speciale"
"Balle, quelli non la bevono. Saranno grezzi ma non stupidi."
"Beh, così, sul momento non saprei..." balbettò il pipistrello.
"Io invece saprei - gli dissi - Mi lasci quell'accendino con cui avete fatto crescere il mais."
"Accendino?... Ah, sta parlando del vitalizzatore. Ma veramente, non so se si può..:"
"Avanti amico, vogliamo litigare adesso che abbiamo fatto l'affare? Io la mia parte l'ho fatta e vi ho prestato il campo senza fare storie, non mi pare di chiedere molto."
Si girò verso il masso che nel frattempo si era avvicinato e fecero dei suoni che sembravano un alveare. Capii che stavano discutendo tra loro.
Il pipistrello si girò. "Caro signore, va bene.... anzi OK, come dice lei. Ecco il vitalizzatore... ma mi tolga una curiosità, come lo giustificherà con gli altri?"
Sorrisi. "Tutti sanno che ho una passione per la meccanica e che mi costruisco aggeggi vari. Nessuno si stupirà se sono stato un po' più bravo del solito".
"Ma le chiederanno come ha fatto, lei cosa dirà?"
"Beh, sa, caro pipistrello, ho una fama un po'... come dire... strana. Dirò che non me lo ricordo e non ci saranno problemi.".
"D'accordo, se per lei va bene. Arrivederci e grazie ancora, signor Carter"
"Arrivederci... ma sì, speriamo di rivederci, mi venga a trovare ancora quando ha voglia... però solo lei e il masso, non tutta la banda, eh?" gli dissi strizzando l'occhio e dandogli una pacca sulle ali che quasi lo rotolava in terra.
I due cosi sparirono su per la collina e io andai a rimirarmi il mio campo di mais. Stuart sarebbe diventato matto per l'invidia.

"Tutto a posto?" - mi chiese l'Ammiraglio di Flotta Imperiale, Sua Altezza Radatheis.
"Certo, Altezza, tutto perfettamente a posto"
"Come ha fatto ad ammansirlo, quel selvaggio?" mi chiese sorridendo
"Ah... e' stato facile, e' bastata un po' di psicologia umana e un vitalizzatore per bambini e lui così si è convinto di aver fatto un affare".
"Beh... complimenti, studioso Sariempres. La sua conoscenza dei costumi di questa razza ci ha salvato da una situazione poco simpatica. Se trovo la testa d'uovo che ha deciso di organizzato il meeting con cui sancire la "pax intergalattica" su di un pianeta fuori dall'Alleanza e dall'Impero... giuro che lo strozzo"
"Ehm, Altezza, si tratta del Principe Delfino"
"Ah..uhm...beh, allora, avrà avuto le sue ragioni.
Ma ti tolga una curiosità, studioso. Come mai questi...questi terrestri...non fanno ancora parte dell'Impero? Mi è giunta voce che nemmeno lo conoscono, e' cosi'?"
"Certo, Altezza, per nostra fortuna, altrimenti avremmo un bel problema. Una razza intelligente, con i QI tra i più alti in assoluto, altererebbero in maniera irreversibile tutti gli equilibri della Galassia."
"E perchè?"
"Soffrono di una patologia autodistruttiva. Un problema genetico, terribile, contro cui non si è ancora riusciti a trovare un antidoto. Pensi che la maggior parte di loro soffre la fame, spesso ci muore, ma gli altri non fanno niente, anzi proprio nei luoghi più poveri fanno le guerre più atroci, con milioni di vittime. Pensi cosa succederebbe se avessero accesso alle tecnologie avanzate dell'Impero"
"Caspita, non mi ci faccia pensare. Ma non si può far niente per quei poveracci?"
"All'ultimo convegno di medicina fotonica comparata, ho sentito che è vicina una soluzione farmacologica".
"Beh, sono contento per loro"
"Già"

FINE EPISODIO
Trantor l'alieno
PRIMA PARTE

 

 

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