Un’altra logica

Pubblicato il 04-09-2022

di Corrado Avagnina

Abbiamo ancora nell’animo il contrasto forte che ha segnato la Pasqua di quest’anno: da una parte il bi-millenario, consolante, gioioso annuncio del Signore risorto, dall’altra le immagini terribili di una battaglia cruenta, non lontano da noi, che non sente ragioni di sorta e va avanti impietosa, crudele, devastante. Senza contare gli altri conflitti confinati ai margini dell’attenzione che compongono l’angosciante puzzle di quella terza guerra mondiale a pezzetti, che segna il pianeta in punti caldi e scottanti, con altre vittime, altre distruzioni, altri odi, altri massacri.

Siamo rimasti avvolti dalle tenebre, anziché riuscire a vedere la luce almeno di una tregua, come papa Francesco – inascoltato – aveva chiesto in modo accorato. C’è chi non si vuol fermare. C’è chi vuol soltanto distruggere quanto sta davanti per accontentare a tutti i costi la propria sete di potenza. E sono costi umani altissimi. Sono ferite, macerie, lacrime, disperazioni, sofferenze… che fanno prendere la testa fra le mani, angosciati più che mai. Ma da credenti, pur in mezzo a un venerdì santo di Croce e di Passione che si sta dilatando terribilmente, non possiamo perdere la speranza. Abbiamo da ricominciare da parole, pensieri e gesti di pace, da condividere e da trasmettere nel quotidiano.

E dobbiamo essere consapevoli di una tentazione, che si configura come il rischio di assuefarci ai conflitti. Papa Francesco ha richiamato su questa deriva: non possiamo dare la guerra come un dato scontato. C’è un’altra logica praticabile che inverte questa presunta ineluttabilità delle bombe e dei missili. L’orizzonte dell’umanità non può finire imprigionato dentro la forza bruta, dentro lo scontro muscolare e militare. C’è un’altra storia, che passa dalle nostre mani. Possiamo e dobbiamo rimettere in campo consapevolezze robuste e lucide sulla democrazia, sulla dignità delle persone, sulla non-violenza, sulla tolleranza, sui diritti e doveri, sulla libertà dei singoli e dei popoli, sul sentire sociale con responsabilità, sull’accoglienza dell’altro, sulla solidarietà…

Defilarsi, fare gli indifferenti, pensare a se stessi, occuparsi dei propri affari equivale ad aprire varchi alle follie che scoppiano insensatamente come questa guerra che ha invaso l’Ucraina. La Pasqua, in cui crediamo, ce la giochiamo in questa quotidianità ove possiamo far risorgere tanta luce, dalle tenebre e dal grigiore. A cominciare dal far memoria della nostra libertà riconquistata a caro prezzo, 77 anni fa, con la fine della dittatura nazifascista. Il 25 aprile è stato lì per farci custodi attenti di questa libertà, innanzitutto dal di dentro.


Corrado Avagnina
NP maggio 2022

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