Rinsecchiti

Pubblicato il 09-07-2022

di Gian Maria Ricciardi

Con forza stiamo tentando tutti di “voltar pagina”. Lo facciamo con tante ferite da curare perché il Covid ci ha rinsecchiti “dentro”.

Non usciamo più o certamente meno. I radar delle inchieste documentano che le nostre relazioni con gli altri, in due anni, sono diminuite mediamente del 30 per cento. Non andiamo più a mangiare una pizza e, quando lo facciamo, è con un sottinteso e personale batticuore: i locali lamentano una diminuzione del 50 per cento. Non invitiamo più per la paura di incontrarci con non vaccinati o potenziali “monatti”. Chi crede va molto meno in chiesa per il timore del contagio e le nostre bellissime parrocchie sono sempre più deserte.

Facciamo molto meno volontariato. È noto l’appello di tutte le associazioni che sono senza o scarso ricambio. Resistono quelli con i capelli bianchi, gli altri non arrivano.

Chiudiamo prima persiane e tapparelle: saranno due anni di paura, sarà l’incertezza montante sia politica che sociale, sarà l’egoismo dilagante.
Sarà… ma intanto ci rifugiamo prima del tempo in casa. L’isolamento, la reclusione e l’incertezza generale comportano un peso per la nostra mente non facile da gestire: la paura.
E poi il senso di solitudine e di abbandono durante il periodo di isolamento in casa o durante il ricovero in ospedale o l’attesa del risultato di un tampone svolgono un ruolo fondamentale.

I medici di famiglia sono assillati dalle nostre esigenze (non tutti!), psicologi e psichiatri registrano un colossale aumento di pazienti, i repartini degli ospedali psichiatrici sono pieni, i gesti inconsulti (femminicidi, omicidi-suicidi) sono sui giornali ogni giorno. Lo dimostra la cronaca. Le famiglie che non possono comprare le medicine crescono del 20 per cento, ma il fatto non fa più notizia.

Non facciamo più figli mentre la crescita di chi cerca nei cani e nei gatti un bel gesto di amore è costante: basta osservare il numero dei negozi per il benessere degli animali. E, contemporaneamente, le richieste di adozione di bimbi, sia in Italia che all’estero, sono crollate. Con tutto il dovuto rispetto per gli animali sono veritieri i titoli di molti giornali: “Culle vuote, cucce piene”.

Paradossalmente il flusso economico registra una graduale lievitazione dei prodotti per il benessere personale mentre si sgonfiano moltissimi flussi di solidarietà che portano aiuti a chi ne ha più bisogno nel mondo. E, intanto le “offerte” nelle chiese e nei canali umanitari sono ben oltre una flessione che rasenta il 50 per cento.

È malinconico, ma è così. Ferisce, ma è la realtà che porta aumenti dovunque, bollette alle stelle, licenziamenti, precarietà.
È la nuova società che emerge dopo due anni di mascherine, oltre 150 mila morti (con buona pace di chi dice che non sono veri!), le scuole “stop and go”, come ristoranti e bar.
Diamo uno sguardo alle saracinesche abbassate nelle periferie e nei paesi dal primo gennaio 2022! Fatti, non parole.
Certo è vero le nostre industrie, artigiani e commercianti sono “fulmini di guerra” e il Pil è oltre il più 6,5 per cento, ma questo avviene perché siamo un popolo geniale, con una fantasia inesauribile, una costanza, una volontà, una forza rare, anzi rarissime. E sarà un altro dopoguerra bellissimo.

Ma è l’altro dopoguerra che ci sta ingrippando, quello “dentro”. Lo supereremo certamente riscoprendo e rispolverando ascolto, umanità, giovialità, solidarietà.
E, forse, potremo tornare, con le immagini di Mario Soldati, In viaggio sul Po, a riscoprire tutto ciò che nei secoli siamo stati.
Come dice papa Francesco: «Riapriamo il cuore e ritroveremo la speranza».


Gian Mario Ricciardi
NP marzo 2022

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