Maandamano

Pubblicato il 06-11-2023

di Fabrizio Floris

La protesta continua del popolo keniota contro la crisi politica ed economica del Paese

Nella celebre teoria economica dei “giochi” si narra dell’esperimento del diamante. Sul tavolo di una stanza c’è un mucchio di diamanti che devono essere distribuiti tra due giocatori. Chi entra per primo nella stanza decide quanti diamanti prendere. Il secondo giocatore ha due possibilità: prendere i diamanti rimasti o far saltare il gioco: né il primo, né il secondo giocatore prendono alcunché. Quindi quanti diamanti dovrebbe prendere il primo giocatore perché anche il secondo accetti la sua scelta? Nelle diverse verifiche effettuate la risposta più frequente oscilla tra il 50% e il 70%, ma dal punto di vista della razionalità economica la risposta è «tutti tranne uno». Ma c’è appunto qualcosa che va oltre la razionalità ed è il senso di giustizia che porta le persone al preferire il “niente” rispetto all’“ingiusto”.

Ed è quello che è accaduto negli ultimi mesi in Kenya: maandamano, protesta continua. Il politico è quello che entra per primo nella stanza e ai cittadini rimane quasi niente. «La gente non ha da mangiare, racconta un anziano del villaggio di Rongai, la scuola costa più del doppio, i trasporti sono triplicati, quindi la gente è scesa in strada. La scuola pubblica è diventata come una scuola privata: ogni giorno bisogna portare soldi, non so dove possiamo andare. Dalle elezioni (agosto 2022) nessuna cosa va bene. Le proteste vanno avanti da mesi. Prima era una volta alla settimana, adesso tre giorni di protesta ogni settimana. Significa che per tre giorni non si lavora, quindi non si mangia. Poi a scuola ogni volta bisogna portare 400/500 scellini (4/5 euro) oppure farina, mais, olio, altrimenti non ti fanno entrare. I bambini rimangono a casa poi vanno qualche giorno poi di nuovo a casa. I genitori sono usciti sulla strada, se non ci fossero le ong nessuno andrebbe più a scuola, tanti sono rimasti esclusi, ma poi se a casa non mangiano non possono andare a scuola».

Da quando – a marzo – sono iniziate le proteste, le persone uccise dalla polizia, secondo Amnesty International, sarebbero 50, centinaia i feriti e gli arrestati e danni per milioni di euro. Secondo il leader dell’opposizione: «molti ospedali sono stati istruiti a non rivelare il numero dei morti e dei feriti e persino di non far accedere le persone: molti si stanno curando a casa». La gente ha fame di giustizia e non accetta più le briciole anche se sono diamanti.

Fabrizio Floris

NP Ottobre 2023

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