E meno male che avevo le cuffiette

Pubblicato il 21-04-2016

di Mauro Tabasso

di Mauro Tabasso - Le sei del mattino, aeroporto, partenze. La gente che vaga a quest'ora è sempre particolare, bella e curiosa da osservare. Dietro ognuno di loro c’è una storia, un passato, un viaggio da fare e qualcosa da affrontare, da accogliere, da gustare o da digerire. Le specie sono molteplici.

A parte le etnie che sono ancora un altro argomento, c’è lo sparuto viaggiatore, già sciupato nonostante abbia indossato un cambio pulito da poco più di un’ora; c’è il simil manager con giacca, cravatta, trench e borsetta da lavoro di ordinanza, che ti guarda con l’aria di chi ha da fare cose molto più importanti delle tue, cose che non puoi capire; lui non si sciupa, e non suda mai, per contratto. C’è il viaggiatore per piacere che gira il mondo con t-shirt, jeans strappati e zaino fregandosene delle cose importanti della categoria di cui sopra. Ci sono gli studenti per l’Erasmus. C’è la comitiva goliardica e allegra, e tra loro c’è sempre quello assonnato, che non ha dormito, o quello che non ha digerito e sta male, oppure ancora la ragazza con il ciclo, poveretta. Proprio oggi... Poi ci sono quelli della sala vip (che, vi ricordo, significa: veramente impressionante il prezzo) che sono ancora un’altra categoria dai manager di prima. Ci sono i viaggiatori inusuali che prendono l’aereo solo per raggiungere i parenti una volta ogni tanto. Ordinati, dignitosi e guardinghi. Poi ci sono gli artisti. Li riconosci perché sembrano esattamente quello che sono, ne hanno consapevolezza. Abituati a viaggiare, si distinguono dall'abbigliamento, comodo ma ricercato. Infine ci sono io, e tutte le persone che mi stanno osservando mi stanno collocando in una delle categorie di cui sopra o in un’altra ancora, appositamente creata da loro per me! Bellissimo vedere tutte queste persone e immaginarle nel loro ambiente, nella loro quotidianità.

A guastare tutta la scena solo questa musicaccia insulsa che gracchia da dei carciofi di altoparlante da quattro pollici collocati un po’ dappertutto. Si sentono solo le frequenze medie. Pare trasmettano del jazz, ma si sente solo un sax roco e cavernoso e una tromba stanca, direi anche stitica. Perbacco, siamo in Italia, la culla dell’arte! Ma trasmettimi un’opera, o della musica classica, che (è provato) nei luoghi affollati da molte persone è un toccasana e contribuisce a far mantenere calma e buon umore. Non è che io odi il jazz, al contrario. Ma sta roba che tossisce dalle casse è veramente... 

Il verso di un ippopotamo con le adenoidi. La flatulenza di un gorilla con la dissenteria (col massimo rispetto per il gorilla!). Probabilmente ‘sta roba dà fastidio solo a me, che ci presto attenzione per deformazione professionale. Ma sono certo che a parità di investimento e costo, con un po’ di attenzione in più anche la musica contribuirebbe a far apprezzare di più non solo il viaggio, ma anche il nostro meraviglioso Paese e le persone colorate che lo popolano. Peccato davvero.  Occasione persa. Ma possiamo cogliere la prossima! E ora stanno chiamando il mio volo perciò mi appropinquo al gate e in cuor mio auguro buon viaggio, buoni affari e buona vita a tutti questi variopinti viaggiatori. E meno male che una volta tanto ho portato con me le cuffiette. Oggi servivano!

Rubrica di Nuovo Progetto




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