Ognuno cresce solo se sognato

Pubblicato il 04-07-2022

di redazione Unidialogo

I ragazzi fanno i ragazzi, sono i genitori a essere terribilmente fragili, soprattutto manca la figura del padre. Il padre compagno di giochi non funziona. C’è una carenza conflittuale, che non permette ai ragazzi di vivere la frustrazione. Non sappiamo più vivere il confronto, gestire la conflittualità. I padri non possono rendere tutto gradevole e confortevole. I genitori dovrebbe ricordare sempre che è la resistenza dell’aria che consente il volo.

IL VALORE DEGLI SBAGLI
Nell’educazione è necessario sintonizzarsi con le proprie risorse. Dobbiamo avere la possibilità di sbagliare, la scuola valuta invece il contrario. La scuola dovrebbe valutare i miglioramenti e i progressi. Bisogna cambiare l’approccio, noi miglioriamo in base ai precedenti positivi e non alle bocciature pregresse. Valorizziamo le risorse, i successi per generare una crescita positiva. Gli insegnanti dovrebbero pertanto registrare i miglioramenti e non sanzionare le mancanze. Prendete per esempio cosa sta accadendo nello sport: si sta sviluppando l’azione dei mental coaches che tendono sempre a valorizzare le risorse, a guardare al positivo, al bicchiere mezzo pieno. I bambini possono bloccarsi se vengono sempre e solo redarguiti per i loro limiti e le loro fragilità: così rischiano di crescere come inadeguati.

RICOMPORRE I CONFLITTI
Noi consideriamo il litigio come un atto di sopraffazione, una colpa. Cerchiamo sempre il colpevole, ma è un atteggiamento poliziesco e alla fine il litigio viene considerato come un evento fortemente negativo. Ma il litigio fa parte del gioco perché tutti abbiamo litigato. Il litigio è paradossalmente un segno della vicinanza: più spesso litighiamo con chi conosciamo non con chi è sconosciuto. Spesso se la sciamo fare ai bambini, basta poco tempo per far finire la contrapposizione. Il metodo è non dare la colpa, ma piuttosto far parlare i bambini delle ragioni del litigio. P,uò essere utile allestire un conflict corner, un tavolo e due sedie con bigliettini bianchi, un gomitolo. Così i bambini si possono sedere uno di fronte all’altro e, a turno, scrivono su biglietti le loro ragioni e si passano il gomitolo che via via si srotola. La pace non è eliminare i conflitti ma gestirli.

NEL CAMPO DEGLI AFFETTI
La propria educazione sessuale e affettiva si costruisce prima di tutto fra i coetanei. Ora con la pandemia sono raddoppiati i ricavi del mercato pornografico che è diventato accessibile a ragazzi piccolissimi. Come possono crescere bene i ragazzi che identificano l’affettività e la sessualità solo con la pornografia? Tra l’altro, la pornografia è fortemente misogina. Dobbiamo coltivare piuttosto l’amicizia che la prestazione. Bisogna creare dei gruppi in cui ragazzi e ragazze si possano incontrare e conoscersi reciprocamente. In questo tempo non è tanto la famiglia il punto di riferimento su questi tempi perché i ragazzi si vogliono allontanare dai genitori.

UNA RETE EDUCATIVA
I ragazzi non hanno bisogno solo dei loro genitori, degli insegnanti, bisogna allargare lo spazio delle relazioni a persone che sono capaci di dare fiducia. C’è bisogno di risorse educative perché tu possa avere tante carte da giocare (mondo dello sport, della cultura, della solidarietà, della chiesa, ecc), per non essere incapsulato solo nella famiglia o in un orizzonte troppo ristretto.

ESSERE GENITORI
I genitori devono sapersi organizzare bene dal punto di vista educativo: le emozioni sono i grandi carburanti per gestire i rapporti con i figli. I genitori devono parlare e agire come una squadra: usiamo la prima persona plurale, usiamo il “noi”. Attraverso i genitori, i ragazzi devono capire che attraverso di loro si esprime la comunità. Meno petulanti, più concreti e pratici. I genitori sono lasciati soli nell’educazione dei figli, così si affidano ai blog e si perdono. Abbiamo bisogno di informazioni e conoscenze che ci possono salvare la vita.

SCEGLIERE
Le ultime generazioni vedono crescere il loro quoziente intellettivo di almeno tre punti percentuali ogni 5 anni. Un terzo dei bambini di prima elementare arriva a scuola sapendo già leggere, i giovani hanno una dimestichezza incredibile con le lingue. Ma cosa ne facciamo di tutta questa intelligenza? La vogliamo solo utilizzare e sprecare nella realtà virtuale o la vogliamo spendere per vivere pienamente nella realtà concreta in cui viviamo veramente? La tecnologia è importante ma non dobbiamo mettere da parte le esperienze concrete.


Redazione Unidialogo
NP marzo 2022

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