Ci penso io

Pubblicato il 28-05-2023

di Matteo Spicuglia

Franco Leoni Lautizi aveva poco più di cinque anni quando i nazisti gli uccisero la nonna, la mamma, il fratellino che doveva ancora nascere, il papà. Vite interrotte su un sentiero di Monte Sole, a Marzabotto, la strage nazista più cruenta mai avvenuta in Italia. Franco oggi non c’è più.
È morto nel 2021 ad 83 anni, testimone fino alla fine del dolore che lo aveva lacerato. Chi lo incontrava rimaneva colpito dalla sua pacatezza, da parole mai usate a caso, da fatti messi insieme con una lucidità impressionante. Ma c’era un tratto che disarmava l’interlocutore: quando ricordava la sua storia, Franco era un vecchio che piangeva come un bambino.

Non potevi fare altro che ascoltare e accogliere quel dolore ancora così vivo: il rumore del piombo, la nonna uccisa sul colpo, la mamma ferita che lo abbraccia per proteggerlo, il papà partigiano passato alle armi negli stessi giorni. E poi la vita iniziata subito dopo: lo sradicamento dai luoghi dell’infanzia, la povertà, l’orfanotrofio, infine l’adozione. E quell’odio che non se ne andava, che chiedeva vendetta: Franco riuscì a sconfiggerlo solo dopo molti anni, accogliendo un germoglio di perdono che lo rese più sereno. Un passaggio per nulla scontato che altre vittime come lui non sono mai riuscite a vivere.

Franco oggi parla anche da morto, continua a ricordarci che la guerra in ogni sua forma rimane qualcosa di disumano, spersonalizza, divide, annichilisce i singoli e le società, compromette il presente e il futuro. Vale per ogni conflitto, anche per quelli che la storia e le circostanze hanno reso necessari.

Una lezione in questo senso arriva dal grande filosofo e pensatore francese Edgar Morin, che con la saggezza dei suoi 101 anni, ci ha regalato Di guerra in guerra, un piccolo grande libro che apre orizzonti di pensiero necessari. Morin ripercorre le guerre che ha vissuto in prima persona, a cominciare da quella al nazismo: ricorda le barbarie del regime di Hitler, lo sterminio di ebrei e oppositori, ma anche la violenza cieca dei bombardamenti alleati sulle città tedesche, la distruzione totale, le decine di migliaia di donne, bambini e anziani uccisi. Morin non mette tutto sullo stesso piano, va oltre la politica, puntando diritto all’umanità. Arrivando a dire con estrema lucidità che «per quanto giusta fosse la guerra al nazismo, la guerra del Bene comporta in sé del Male». Sia chiaro, ogni guerra. Con effetti sempre uguali legati a quella che Morin definisce un’isteria contrapposta ad «ogni conoscenza complessa e a ogni contestualizzazione».

L’eredità è antica e sempre uguale: odio, divisioni, memorie contrapposte, ferite personali da rimarginare, tanti Franco costretti a combattere una guerra senza fine con se stessi anche quando le armi tacciono e la diplomazia riafferma a parole il valore della pace.

Purtroppo, sarà così anche questa volta. Adesso sembra impossibile immaginare la scia di dolore che lascerà il conflitto tra Russia e Ucraina. Ma è l’unica cosa certa in questa fase così complicata e contorta. Una certezza che si porta dietro una domanda: chi si farà carico di tutto questo? Gli Stati? I fondi per la ricostruzione? I capi di governo? La politica? Forse. Sarebbe bello se già adesso, nel silenzio del cuore e della mente, ognuno di noi avesse il coraggio di dire: io!


Matteo Spicug
NP marzo 2023

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