5456

Pubblicato il 21-03-2023

di Andrea Gotico

Sono chiuso in casa da tre settimane per problemi di salute e, mentre guardo il foglio bianco e mi interrogo sul senso dello scrivere, il gatto cammina sulla tastiera e digita con passo felpato 5456. Chissà cosa sta cercando di dirmi? Dallo sguardo sembra voler dire: Io il titolo te l’ho dato, mo’ son cavoli tuoi! Grazie gatto, rispondo!
Non mi piace per niente trovarmi nella condizione di “dover scrivere” perché generalmente mi diverte molto farlo e – in qualche modo – così facendolo mi pare di tradire la fiducia di chi legge. È come in uno di quei temi di italiano, in cui giri intorno alle parole cercando di arrivare a fondo pagina. Sai che al massimo, se azzecchi la punteggiatura, puoi puntare a un sei meno.

Io e il gatto ci guardiamo negli occhi e penso che sia la parola “dovere” che ci frega. Siamo un po’ tutti cresciuti con questa frase in testa: «Prima il dovere e poi il piacere», siamo un po’ tutti convinti che ogni gioia deve necessariamente passare da un dolore, che ogni vetta deve passare da una grande sudata. Come se dovessimo vivere in costante tensione per raggiungere una meta... e allora sì che finalmente saremo felici!
Sarà la febbre ma permettetemi una riflessione un po’ strampalata: sarà per questo che si parla solo più di diritti e non più di doveri? Sarà che abbiamo associato un po’ troppo la parola dovere con fatica/dolore e quella diritto con meta/vittoria. Ma, secondo voi, davvero la vita di Messi è stata coronata dalla Coppa del mondo? Davvero Mbappé è stato sconfitto? Non è forse che ci manca una vera visione d'insieme? Mio nonno diceva sempre: «Il segreto della vita è saper sudare». E a me caro gatto mi pare di cogliere il senso del titolo, non parliamo più di doveri e diritti, chiamiamoli più semplicemente 5456.


Andrea Gotico
NP gennaio 2023

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