Pelo mesmo espirito
Pubblicato il 22-07-2022
Come tutti i mercoledì mattina, abbiamo celebrato la messa con gli accolti nel cortiletto davanti alla cappella. È un momento molto particolare, sono le otto del mattino, gli uffici e le aule sono ancora chiusi, c’è chi si stropiccia ancora gli occhi, chi, sveglio, pensa già ai prossimi impegni e chi tiene in mano il proprio caffè bollente, che lo accompagnerà per tutta la giornata. Giornata sicuramente lunga, piena di intoppi e imprevisti, ma che grazie a quella scorta di caffè – e che verrà rinnovata per almeno sei volte – verrà affrontata con il solito coraggio brasiliano.
Anche di preghiera c’è bisogno di fare scorta. Così una volta a settimana ci ritroviamo con una ventina di uomini, una cassa bluetooth per i canti, la Parola di Dio e l’eucarestia.
Forse due o tre non sanno proprio bene perché sono lì, i più hanno ricevuto una specie di catechesi frammentaria, alcuni ci credono veramente e sicuramente molti sperano… e questo è un buon inizio.
Un giorno abbiamo letto il vangelo di Simeone e Anna e mi ha colpito molto una parola di padre Simone che stava celebrando: «pelo mesmo espirito», grazie allo stesso Spirito, Simeone e Anna sono andati al tempio quella mattina, Anna forse stava sempre lì, ma Simeone ci è andato apposta, sospinto, anzi proprio spinto dalla forza dello Spirito, sicuro di avere un appuntamento importante.
Allora ho pensato a quanto fossero diversi i personaggi di questa scena eppure tutti radunati pelo mesmo espirito: la giovane Maria che forse già sapeva qualcosa, intuiva, sentiva; la vecchia Anna, che si era preparata con digiuni e preghiere; Giuseppe, che immagino uomo forte e concreto, che forse iniziava a comprendere e ad accogliere un figlio non suo, il figlio di una Promessa, e poi il vecchio Simeone, che “parla” con lo Spirito, che ascolta, si alza e va.
E quando la mente corre, è facile darle vita nella mia vita.
All’Arsenale della Speranza siamo 1.200 uomini, e qualche donna, tutti siamo venuti al nostro tempio, con ricerche diverse, motivi lavorativi, personali e economici diversi, ma forse spinti pelo mesmo espirito.
Questo sarebbe bello, pensare e credere di vivere come i personaggi di questa pagina del vangelo, di non essere semplicemente in un posto di lavoro, in una casa di accoglienza, in una parentesi brutta della mia vita, con la speranza che prima o poi ne uscirò.
Pensa come cambierebbe la mia giornata se fossi proprio al Tempio, se facessi del mio ufficio, del self service, dei bagni il mio Tempio, se sapessi che gli altri 1.199 sono venuti qui spinti, sospinti da qualcosa che ci accomuna tutti, forse la speranza stessa.
Se a quelli occhi stropicciati, a quel caffe un po’ troppo lungo, sostituissi la Parola di Dio, il soffio dello Spirito; se al posto di una serie di inconvenienti, trovassi l’incontro con persone come me, mossi dalla stessa umanità, dal non giudizio, dalla bontà.
Ma sapremmo riconoscerci? Come Simeone con Giuseppe e Maria? Riconoscere il nostro stesso Spirito in chi ci avvicina?
Leggere negli occhi dell’altro la voglia, il desiderio di speranza che si porta dietro, anzi che lo ha portato proprio fino a qui?
Ma – sinceramente – cosa mi impedisce di vedere in un bambino il Figlio di Dio?
Alberto Brigato
Arsenale della Speranza
NP marzo 2022