Zia Caterina

Pubblicato il 27-03-2024

di Roberto Lerda

Caterina Bellandi, meglio conosciuta come zia Caterina, è una tassista di Firenze che ha ereditato il taxi da un amore scomparso prematuramente e ha cercato di farlo diventare un luogo di incontro. In questo tempo si è trovata lei ad aver bisogno di cure ospedaliere e anche da questa prova è nato un appello ricco di passione: «Fa strano passare dall’ altra parte e diventare la paziente dopo tanti anni a correre tra i reparti degli ospedali con i miei supereroi, seguendoli e accompagnandoli con il mio taxi tra i loro esami e cure. Ora sono io quella distesa su un lettino. In questo tempo, in cui sono insolitamente costretta a stare ferma, ho avuto modo di riflettere ancora meglio sul mondo che da tanti anni frequento. La sanità pubblica è davvero un patrimonio! Ancora di più la dedizione e la professionalità degli operatori sanitari!».

Zia Caterina frequenta assiduamente gli ospedali di Firenze e dintorni (dove vive) perché accompagna bambini malati e tenta di portare una pennellata di colore in mezzo al dolore. Continua il suo appello: «Però tutto l’impegno del personale non basta, le strutture hanno bisogno di un ammodernamento… In aggiunta, vorrei creare una task force di operatori sanitari che possa sostenere e favorire l’umanizzazione delle cure e il rapporto con i pazienti. A questo fine chiedo a tutti i soggetti coinvolti, a vario titolo, nel mondo della sanità di mandare una mail a questo indirizzo per iniziare già da ora a raccogliere la loro adesione con un semplice nome, cognome, ruolo, telefono e località di lavoro: milano25onlus@ gmail.com».

Lo scorso anno Caterina con il suo taxi Milano25 è stata insignita dell’onorificenza di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per la generosità nel donare serenità ai bambini malati e alle loro famiglie accompagnandoli gratuitamente con il suo taxi a effettuare le cure. Anche l’imprevisto di una malattia può essere trasformato in un’opportunità in più. Infatti, conclude: «Come sempre, per me, il dolore deve e può diventare occasione di crescita e nuovo amore. Anche dal mio letto e con l’ossigeno che respiro attraverso una maschera guardo alla vita e la vita è futuro. Sono fortunata a essere così innamorata di vivere».


Roberto Lerda
NP febbraio 2024

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