Un nuovo inizio

Pubblicato il 11-08-2019

di Flaminia Morandi

Flaminia Morandi - MINIMAdi Flaminia Morandi - Relax: «parola veramente demoniaca che nasconde l’orrore del vuoto», dice il teologo ortodosso Alexander Schmemann. Per lui, la vera tragedia del cristianesimo oggi non è essere sceso a compromessi con il «materialismo» del mondo, ma piuttosto con la sua «spiritualizzazione»: far vivere i cristiani «fuori del tempo», lontani dalle sue «frustrazioni», pensando l’eternità come un «eterno riposo», quasi un relax. Ma il tempo, per i cristiani, è la sola realtà della vita: nel loro realismo, vivono immersi nel tempo, ma ne hanno un’esperienza diversa, trasformante: la domenica, le feste dell’anno, la celebrazione delle varie ore del giorno. La domenica: il suo significato unico e paradossale è stato a poco a poco dimenticato dopo che Costantino l’ha fissata come giorno di riposo settimanale obbligatorio, in sostituzione del sabato ebraico. Il sabato, settimo giorno, è la risposta e la partecipazione dell’uomo alla bontà della creazione di Dio. Ma Cristo è risuscitato il primo giorno dopo il sabato, cioè fuori dal limite del 7: la risurrezione è l’inizio di una vita nuova, cioè ottavo e primo giorno. La domenica non è un giorno sacro contrapposto ai giorni profani, è la fine di questo mondo e l’inizio del mondo futuro: è la trasformazione del mondo. Il ciclo dell’anno liturgico: le sue feste oggi per noi sono spesso solo una vacanza o una perdita di tempo.

Ma ogni festa, per i cristiani, è nello stesso tempo memoria della croce (e dunque fine di ogni gioia “naturale”, di ogni “illusione” sul mondo e inesauribile tristezza della separazione) e inizio della gioia allo stato puro, infusione di “charis”, l’energia spirituale che ha il potere di trasformare realmente il mondo. La Pasqua è il sacramento del tempo: «dalla morte alla vita, dalla terra ai cieli ci ha fatti passare il Cristo Dio… Festeggiamo la morte della morte, la distruzione dell’Ade, la primizia di un’altra vita, eterna…», canta la notte di Pasqua la liturgia bizantina. Il tempo ricomincia in pienezza “da dentro” e tutto, anche il buio dell’angoscia, porta incisa la presenza segreta della vera gioia. Pentecoste, cinquanta giorni dopo la Pasqua, vissuti come festa continua: ai vespri di Pentecoste per la prima volta dopo la Pasqua i cristiani hanno il permesso di inginocchiarsi.

La Chiesa rientra nella notte del tempo e della storia, della fatica, della lotta e della morte. Ma la fine è stata trasformata in inizio, e il realismo senza sconti dello sguardo dei cristiani sul mondo profuma di Spirito Santo. In Cristo, Dio e l’uomo si sono incontrati pienamente: dentro il tempo è nascosta quella gioia che nessuno potrà mai rapire. La celebrazione delle ore: la sera, ai vespri, affrontiamo il problema della fine: ma, come Simeone, per noi la morte è tenere tra le braccia Gesù, l’Atteso. Così, abbracciati a lui, entriamo nel Giorno senza tramonto.

Flaminia Morandi
MINIMA
Rubrica di NUOVO PROGETTO

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