Un arsenale tanti arsenali: Arsenale dell'Incontro

Pubblicato il 15-09-2023

di Arsenale dell’Incontro

All’inizio del 2019, dopo che nel novembre 2018 i bambini e i ragazzi dell’Arsenale della Piazza avevano consegnato a Torino al presidente Mattarella la cittadinanza onoraria di Felicizia – la città immaginaria (ma al tempo stesso reale) nata all’Arsenale della Pace dove oltre 200 bambini di 25 nazionalità diverse dimostrano nei fatti ogni giorno come la felicità derivi dall’amicizia – abbiamo pensato di presentare anche qui all’Arsenale dell’Incontro questa esperienza. Ci siamo fatti aiutare dalle persone che ormai da quasi quindici anni condividevano con noi la vita e il sogno di questa casa a tradurre in arabo le “leggi” che regolano la vita di Felicizia: Io non posso essere felice se tu sei triste; Tratta chi ti è vicino come vorresti essere trattato tu; Vogliamo volerci bene; Se lo desideri con tutto il cuore, i sogni si avverano; Tutti ma proprio tutti devono poter mangiare; L’anima di tutti ha lo stesso colore.

Quando le abbiamo presentate a tutti gli educatori e i terapisti per proporre loro di lavorarci insieme anche noi, ci aspettavamo di doverle spiegare, spezzare, chiarire, contestualizzare.
E invece la reazione unanime è stata: «Ma queste frasi dicono esattamente l’esperienza che viviamo qui! Questo è l’Arsenale dell’Incontro... per parlare di Felicizia hanno scritto di noi!».
Pensando in questi giorni ai 40 anni dell’Arsenale della Pace e a come davvero, seppur in contesti apparentemente molto diversi, le nostre case sono piani diversi di un unico Arsenale, ci è tornato in mente questo episodio.

Quando il dialogo, l’accoglienza, la reciprocità, il bene che si sceglie di volersi anche quando è difficile o non è scontato... non sono parole ma vivono nella concretezza del quotidiano, si incarnano ogni giorno nell’incontro con la persona che abbiamo davanti, fanno sì che le nostre case e le comunità che le abitino si specchino una nell’altra.
Fanno sì che si riconoscano reciprocamente come un’unica famiglia, anche quando di persona non si sono mai viste e a separarle ci sono mari, oceani, lingua, usi e costumi... perché ad animarle è lo stesso sogno, quello che 40 anni fa ha trovato casa tra le mura dell’Arsenale di Torino e da lì continua a propagarsi e a tenerci uniti.
Ogni volta che lo sperimentiamo, ringraziamo il Signore per il dono di vivere qui in Giordania, perché ci dà di toccare con mano che quel sogno non è legato a un luogo fisico, ma a un cuore che batte dell’Amore più grande che lo abita.
E quell’Amore non ha confini. Ogni volta che pensiamo li abbia è perché glieli stiamo mettendo noi.

Mercoledì 21 giugno si è svolta all’Arsenale dell’Incontro la festa di fine anno, in cui i nostri bambini e ragazzi condividono attraverso musica, canti e sketch la vita di questa casa con centinaia di ospiti, all'insegna dell'amore, pace, generosità, aiuto reciproco, fiducia, costanza, collaborazione, volontà (vedi immagini in questa pagina). È stata una grande emozione potersi ritrovare per questo momento per la prima volta dopo la pandemia. Il tema dell’incontro era Ci completiamo a vicenda ed è quello che realmente è accaduto ancora una volta in modo commovente. Nel nostro desiderio di completarci a vicenda è venuta fuori la bellezza di una comunità che nella sua semplicità parla e dà gioia a tutti. Insieme alle famiglie, ai volontari e a tanti amici hanno partecipato il nunzio apostolico in Giordania, mons. Giovanni Pietro Dal Toso, il vescovo ausiliare per la Giordania, mons. Jamal Aldibis, rappresentanti dell’Ambasciata italiana, i direttori di AICS e OMS in Giordania, il sindaco di Madaba e tante altre autorità locali. La parola che tutti, ma proprio tutti, hanno pronunciato (a voce ma anche nel loro sguardo) è stata GRAZIE.  


Arsenale dell'Incontro
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