Piccola sorella Pia Lucia

Pubblicato il 12-04-2023

di Redazione Sermig

AMICA DI GESÙ E DEI POVERI
NEGLI ULTIMI GIORNI DEL 2022 SI È SPENTA PIA LUCIA, PICCOLA SORELLA DI GESÙ.
Missionaria per 40 anni in Siria e per 10 anni in Libano, questa suora piemontese si è dedicata ai poveri di Damasco e di Aleppo, in una vita nascosta fatta di preghiera e di servizio. Suor Pia è dovuta scappare dalla Siria a causa degli acciacchi dell’età e delle condizioni estreme della guerra, impossibili da sostenere, ed è riparata in Libano, a Beirut, dove ha continuato ad assistere i profughi siriani.
La ricordiamo con riconoscenza e affetto, grati di averla avuta da tanti anni come amica e come esempio di fede incarnata, “portatrice” di Vangelo grazie alla sua vita a fianco degli ultimi

1992 • KAYSARI – TURCHIA
Siamo partite dalla Siria in due, Mariuccia ed io, per raggiungere i campi profughi della Turchia (otto in tutto) e valutare cosa si può fare. Ci siamo dapprima recate nel campo di Kaysari (Cesarea di Cappadocia), che si trova a più di 80 km dalla città e dove vivono 1.200 persone: uomini, donne, bambini, tutti cristiani. Vivono lì da parecchi mesi, dopo essere fuggiti dal loro Paese camminando per parecchi giorni al freddo, nella neve. Alcuni, durante la fuga, sono morti per non essere stati in grado di sopportare la fatica del cammino, altri perché annegati nel fiume che dovevano guadare. Il campo di Kaysari è controllato dalle autorità turche, ed è la Mezzaluna Rossa che provvede ai bisogni più immediati di cibo e di cure mediche. Immersi in un mondo musulmano dal quale si sentono guardati con disprezzo, sentono il bisogno vitale di essere sostenuti come cristiani. Si sentono abbandonati dalla Chiesa, per questo siamo lì con loro. Alcuni di loro, con l’aiuto di familiari residenti in America o in Canada, hanno potuto ottenere dal governo turco - previo rilascio di 3mila dollari - il permesso di lasciare il campo per sistemarsi in una delle città del Paese dove poter cercare casa e lavoro.

2013 • BEIRUT – LIBANO
Abbiamo dovuto lasciare la Siria a causa della guerra, la situazione era ormai precipitata. È difficile capire esattamente cosa sta avvenendo. Non voglio fare discorsi politici, ma sicuramente molti militanti arrivano dall’estero. Sono mercenari, uomini che vengono pagati per fare la guerra. Avviene così in tutti i conflitti. La Siria non è esclusa. Certo, c’è anche il popolo, il suo disagio, il suo desiderio di libertà, ma è tutto molto confuso. Certamente il conflitto non è scatenato da odi interreligiosi, la Siria è da sempre un Paese multiculturale e multi religioso, almeno a livello di popolazione. Personalmente ho sempre visto collaborazione tra cristiani e musulmani. Le nostre sorelle di Aleppo vivono in un quartiere misto dove la gente da sempre si aiuta, si sostiene, come tra fratelli. Il problema arriva da fuori, da chi controlla il mercato delle armi, da chi ha interessi. E purtroppo a pagare sono i poveri. Chi aveva amici o parenti all’estero è già scappato, altri invece hanno perso tutto sotto le bombe. La povera gente è rimasta, continua a lavorare, ma quando di mattina esce di casa, non sa se e quando ritornerà. E qui in Libano la situazione dei profughi siriani è soffocante per tutti. Non esiste più un tetto, una mezza camera, niente che non sia occupato dai profughi. Molti vivono in tende. Si piazzano dove trovano uno spazio e cercano di sopravvivere. Purtroppo, poi ci sono anche realtà di sfruttamento da parte di libanesi poco onesti. È il dramma di sempre che si unisce a quello delle famiglie divise. Tu vedi molti uomini soli che hanno lasciato moglie e figli, oppure tanti bambini senza mamme, poveri cristi che chiedono la carità. C’è più di un milione di profughi, su quattro milioni di libanesi.
Secondo me ora servirebbe il coraggio del dialogo, quello però che porta al rispetto dell’altro. Non mi sento di parteggiare per una o l’altra fazione: io voglio essere per la pace, dalla parte di chi crede nella non proliferazione delle armi. Quelli che si impegnano per questo sono i santi di oggi. È tutta qui la chiave. Pregare per la pace, far sentire la propria voce è importantissimo, ha un valore immenso davanti a Dio e al mondo. Ma dobbiamo anche vivere quello che preghiamo, dobbiamo rimboccarci le maniche. Nonostante tutto, so che il Signore non ci abbandona. 


A cura della Redazione
NP gennaio 2023

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