Oscar Romero

Pubblicato il 01-07-2023

di Luca Periotto

«Soldati, vi supplico, vi prego, vi ordino: non uccidete i vostri fratelli».
Sono le parole che il 23 marzo del 1980 mons. Oscar Arnulfo Romero pronunciò dall’altare della cattedrale di San Salvador

Il giorno dopo, il 24 marzo 1980, fu assassinato. Era la prima domenica di primavera e si era recato prima con degli amici al mare e poi era stato accompagnato a una visita medica in modo “anonimo”. Era uomo umile, fisicamente malato, che con lunghi discorsi alla radio e durante interminabili omelie, non risparmiava parole contro la corruzione e il malaffare, tuonando parole di lava contro la classe dirigente e politica.
Aveva accettato di schierarsi a difesa dei campesinos, i contadini emarginati. Mons. Romero fu assassinato sull’altare durante la celebrazione eucaristica nella cappella del Piccolo ospedale della Divina Provvidenza, luogo dove si era trasferito a vivere gli ultimi giorni della sua semplice vita, nella scelta consapevole del martirio.

Il suo assassino, un sicario assoldato tra gli squadroni della morte, attese senza fretta, poi al termine dell’omelia accostò il suo pick up e fece fuoco dal portone aperto.
Romero, che non mancava di denunciare la corruzione e la crudeltà della classe dirigente del suo Paese, fu informato della sua condanna a morte addirittura dalla sorella del suo carnefice.
L’ONU per onorarne la memoria scelse la data del 24 marzo, giorno dell’assassino dell’arcivescovo salvadoregno, per istituire la Giornata internazionale per il diritto alla verità, sui diritti umani, e per la dignità delle vittime (International Day for the right to the Truth Concerning Gross Human Rights and for the Dignity of Victims).

Dopo un anno dall’inizio della guerra in Ucraina questo ricordo dovrebbe farci riflettere: siamo ormai rassegnati ad abituarci alla violenza?
La cappella dell’Hospitalito di San Salvador è nascosta sul retro, in un giardino fiorito di bouganville e fiori selvatici; è una costruzione sobria, tipica dell’architettura anni ’70.
Trovo che assomigli a un modesto chalet di montagna. È un luogo impregnato di misticismo, fede e devozione. Un luogo che parla per chi vuol sentire, e per chi ancora crede nell’architettura del ricordo di uomini buoni che – certamente – non si possono essere sacrificati per niente. “Monsenor” questo è chiaro, non è morto invano.

     

Luca Periotto
NP aprile 2023

 

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