Maledizioni e benedizioni

Pubblicato il 31-01-2022

di Renato Rosso

Storie e persone del Bangladesh durante la pandemia.

I primi sei mesi della pandemia li ho passati in Bangladesh. Un’aula della scuola, chiusa dalle nuove restrizioni del governo bengalese, è diventata la mia residenza: un letto, un fornello a gas, il computer, un angolo di chiesa, comunque tutto quello che mi era necessario. In quei mesi che erano estivi in Bangladesh i colpiti dal virus non erano proporzionalmente tanti come in Europa, ma per noi il problema è stato il blocco delle attività lavorative, in un Paese dove il 70% delle persone vive alla giornata. Se il lavoro non c’è, dopo tre giorni fermi a casa, comincia il digiuno forzato. Se il virus fosse arrivato 10 anni fa, quando la popolazione era molto più mal nutrita, sarebbe stata una strage come lo è oggi in alcune regioni molto povere dell’India.

In Bangladesh dopo i primi mesi di pandemia si è aggiunto il ciclone Amfan, che ha forzato oltre due milioni di persone a vivere in duemila rifugi speciali, per molte settimane, senza alcun distanziamento. Alcune migliaia di loro si sono riparati sotto semplici tende, senza acqua potabile, servizi igienici, mentre la pioggia imperversava. Le varie organizzazioni come la Caritas, le congregazioni religiose e alcuni gruppi diocesani si sono rimboccati le maniche in questo momento di grave emergenza. Un particolare che merita qualche riga è il fatto che il governo ha organizzato vari aiuti ma solo per le famiglie musulmane dicendo che i cristiani, avendo molti amici in Europa e America, potevano farsi aiutare da loro. In quella circostanza avevo scritto una lettera per presentare un poco la situazione e in molti hanno risposto generosamente, per cui è stato possibile aggiungere un significativo aiuto a 400 mamme che allattavano i bambini nei primi sei mesi di vita. Il sostegno è consistito in quattro medicinali integratori (prescritti da medici specialisti) da assumere ogni giorno per sei mesi. Inoltre, poiché nelle parrocchie più colpite, molti cristiani hanno avuto circa 250 case completamente distrutte e una cinquantina sono rimaste senza più il tetto, con gli aiuti è stato possibile sistemare in case dignitose quasi 300 famiglie. Altre organizzazioni hanno provveduto a cibo, vestiario e beni di prima necessità.

Con il periodo dei monsoni, e quindi di piogge interminabili, un terzo del Paese è finito sott'acqua. In quei giorni i monsoni bengalesi hanno messo un terzo del Paese sott’acqua, ma guai se questa disgrazia non avvenisse ogni anno, perché lo fertilizza, come il Nilo quando straripa in Egitto. Questa calamità rende i terreni del Bangladesh e dell’Egitto tra i più fertili del mondo: proprio grazie a questa disgrazia, possono produrre tre raccolti all’anno e, in qualche area, anche quattro. L’acqua però benedice e maledice allo stesso tempo. Quando entra nelle case, portando un’umidità insopportabile, come in questo periodo, fa aumentare la diffusione delle malattie e il loro aggravamento. Masum, operato 4 volte dai nostri medici italiani volontari, ha avuto bisogno di medicine molto particolari e costose che però non è riuscito a comprare per oltre tre mesi. Ha finalmente ricominciato la cura. Bidu, che, dopo un ictus aveva fatto una lunga degenza, mi ha telefonato dicendomi che non cammina più e quindi bisogna pensare a una nuova cura più risolutiva. Abdullahà mi ha fatto sapere che la mamma operata lo scorso anno sta meglio, ma il papà, che era già stato curato per un infarto, ha avuto due ricadute. Sempre oggi, Sushanto (33 anni, padre di due bambini) è entrato in ospedale per essere operato di un tumore alla tiroide. Prima di iniziare l’intervento si sono resi conto che il cuore non funzionava bene e hanno rinviato di qualche settimana, sperando di poter fare una costosa angioplastica per dilatare due arterie quasi otturate.

Ma voi vi sentireste di dire a questo giovane papà: «Muori in pace perché le tue operazioni costano troppo e con questi soldi si potrebbero curare una ventina di malati?» Se io fossi al suo posto sarei invece contento di sentirmi dire da qualcuno: “«Stai tranquillo, faremo di tutto pur di farti dare le operazioni di cui hai bisogno». Io ho la fortuna di avere tanti amici, che sono il dono più prezioso che esista al mondo. Sapeste quanti miracoli hanno fatto, in questo Paese! Anche la preghiera è un dono, non è solo un augurio che tutto vada bene, ma una realtà come le pietre di una casa o come una medicina, o anche come una carezza, un abbraccio, un bacio. Il mio vicino di casa, quarantenne lattoniere, durante la stagione delle piogge, avendo meno lavoro, dedica molto tempo alla preghiera. Quando incontra i mendicanti dice: «Io non ho soldi da darti, ma posso pregare per te». Poi mette la mano sulla testa, fa una lunga preghiera e un segno di croce sulla fronte. I mendicanti lo ringraziano come avesse dato loro un lingotto d’oro.

Grazie all'acqua dei monsoni, il Paese è uno dei più fertili al mondo, ma la stessa acqua produce malattie difficili da curare a causa della povertà.

Renato Rosso

NP Novembre 2021

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