Lavaggio del cervello

Pubblicato il 15-08-2012

di Michelangelo Dotta

di Michelangelo Dotta - L’incapacità della quasi totalità della nostra classe politica di presentarsi e rendersi presentabile alle persone comuni in carne ed ossa, se non filtrata ed amplificata dal tubo catodico, è ormai palese ad ogni cittadino fruitore di informazione a prescindere dal suo grado di istruzione, dal suo colore politico e dalla nausea che lo aggredisce durante lo zapping quotidiano.

Dal Presidente del Consiglio in giù, fino ad arrivare all’ultimo oscuro deputato, passando per ministri ed alte cariche dello Stato, nessuno sembra più in grado di condurre un’esistenza terrena se non in funzione di una ripresa o di una comparsata mediatica; nessuno sembra appartenere al mondo della realtà, ancorarsi ai meccanismi della vita quotidiana, condividere guai, ansie e problemi dell’umana esistenza.

Mai come oggi l’apparire (in televisione) è stato così basilare per ottenere credibilità e fiducia e garantirsi una sorta di personale consacrazione tout-court che l’essere (nella realtà), distilla e distribuisce a piccole dosi e senza garanzia alcuna se non attraverso la concretezza delle piccole azioni (preferibilmente buone) che ogni cittadino si guadagna sul campo. Ma se negli show e nelle più disparate tribune televisive gli alieni della politica si contendono i primi piani a suon di epiteti e urla, ostentazione di palpitanti giugulari e plateali abbandoni in diretta, il paesaggio che fa da sfondo e vetrina a queste arene infuocate, quantomeno sorprende per il suo puntuale e irreprensibile contegno. Il cosiddetto pubblico degli studi televisivi è sicuramente da sempre ammaestrato e selezionato, pronto ad applaudire a comando e a sorridere quando inquadrato, ma questo non basta a giustificare il suo globale atteggiamento di opaca piattezza, di anacronistico silenzio.

È possibile che il controllo degli invitati in studio sia così severo e preciso da neutralizzare ogni plausibile singulto di stomaco? Nessuno, dico proprio nessuno, a rischio di essere cacciato e cancellato per sempre dalle liste Rai e Mediaset, ha mai avvertito l’irrefrenabile impulso di esplodere in un urlo di vergogna o lanciare una scarpa in faccia al suo bersaglio strepitante? Se penso che ci sono riusciti per ben due volte in mondovisione con due presidenti in carica, mi assale un grande sconforto per almeno due buoni motivi. Il primo: quel pubblico, nonostante tutto, è una piccola ma comunque nostra rappresentanza, siamo noi e, se nessuno di loro sente il bisogno di esprimere un sano distacco, dissenso da ciò che sente e vede dinnanzi a lui, è forse perché noi tutti abbiamo perso la capacità di manifestare la nostra indignazione.

Il secondo è decisamente più preoccupante: se oltre a non sentire razionalmente e oggettivamente il bisogno di ribellarsi in qualche modo a questa vergognosa ribalta, nessuno del suddetto pubblico si è ancora prodotto in un gesto plateale e liberatorio dinnanzi alle telecamere pur con la certezza certificata di fare il giro dei TG del mondo intero e diventare famoso istantaneamente, la situazione italiana è più seria del previsto; lavaggio dopo lavaggio del cervello in TV, siamo oramai all’elettroencefalogramma piatto.

MONITOR – Rubrica di Nuovo Progetto


 

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