La maschera bianca

Pubblicato il 19-01-2023

di Fabrizio Floris

ll pensiero bianco per giustificare una presunta gerarchia tra gli uomini

La pelle, un tessuto sottile, pochi millimetri che segnano un confine, una periferia che ti porti addosso e segna vite e destini. Ne è convinto l’ex calciatore Lilian Thuram che ha significativamente intitolato il suo libro Il Pensiero bianco. Non si nasce bianchi lo si diventa.

Secondo Thuram c’è una pelle giusta e una sbagliata, c’è un colore normale e ci sono tutti gli altri. «Io ho scoperto di essere nero a 9 anni quando sono arrivato in Francia. Il pensiero bianco è un concetto, non è realtà, nessuno è bianco. Mio figlio dice non sono nero, sono marrone allora gli chiedo i tuoi compagni di che colore sono? Lui mi risponde sono rosa. È una gerarchia della pelle creata «Dal pensiero. Pensiamo in un modo di cui non siamo consapevoli […]».

«Da troppo tempo – prosegue Thuram – quando si parla del razzismo, ci si concentra sulle persone discriminate, mentre io sostengo che dovremmo rivolgere il nostro interesse alle persone che, talvolta senza volerlo o saperlo, da queste discriminazioni traggono vantaggio. Mettere in discussione una categoria che non viene mai messa in discussione: la categoria bianca. Non si nasce bianco, lo si diventa. Diventare bianco non è forse come diventare un uomo, crescere pensando a sé come dominante? Chi ha costruito un discorso mettendo i bianchi in cima alla “gerarchia umana”? Chi è in posizione dominante, è così certo del fatto di sentirsi nel giusto, sempre al centro, sempre al proprio posto, che finisce per percepirsi e prendersi come la norma.

Ma attenzione il pensiero bianco non è esclusivamente il pensiero dei bianchi. Anche i non-bianchi lo hanno interiorizzato. La maschera bianca, come ha spiegato Frantz Fanon (n.d.r. 1925-1961, filosofo e psichiatra martinicano, considerato uno dei pensatori più importanti del ventesimo secolo sui temi della razza e del razzismo), può essere indossata sia dai bianchi che dai non-bianchi. Il pensiero bianco non è una questione di pigmentazione della pelle, è un modo di stare al mondo […].

Il pensiero bianco è una costruzione economica del mondo. Bisogna – conclude Thuram – fare uno sforzo non indifferente per liberarsi di tutte le maschere che si è stati obbligati a portare, e anche quando ci si riesce, si corre il rischio di non essere capiti, perché la società non ama gli spiriti liberi. Ma sono gli spiriti liberi a cambiare le società. Indifferenza e neutralità non sono più possibili, per difendere l’unica identità che conta quella umana». Ci sono sempre fatti che vogliamo non vedere e non sapere: la pelle che ci protegge, è diventata una barriera con il mondo, ma anche il luogo che ci permette di incontrarlo».

Fabrizio Floris

NP Novembre 2022

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