La magia di un naso rosso

Pubblicato il 09-08-2012

di Marco Grossetti

di Marco Grossetti - La storia di un’associazione di clown – V.I.P., “ViviamoInPositivo” – che partendo dalle corsie di un ospedale è arrivata anche a prendersi cura dei giovani che vivono situazioni di disagio, utilizzando il Circo Sociale come strumento di educazione, integrazione, sviluppo e libertà.

DIETRO L’ANGOLO
Le lacrime da fare scomparire in ospedale non erano affatto finite e c’erano ancora un’infinità di sorrisi da regalare quando Luca e i suoi amici clown, di ritorno da una missione in Birmania per portare un po’ di gioia a chi ne aveva tanto bisogno, hanno fatto una scoperta che ha cambiato la loro vita. Aperta la porta di casa, si sono accorti che dietro l’angolo c’erano tante situazioni praticamente uguali a quelle che li avevano portati dall’altra parte del mondo: bambini che odiavano perché non erano mai stati amati e ragazzi che rubavano perché prima qualcuno aveva rubato loro l’infanzia. Così V.I.P. senza smettere di riempire di gioia e speranza gli ospedali, è diventata anche Uniti per Crescere Insieme, per i progetti dedicati al sociale. CircoStanza, il Circo in una Stanza, è uno di questi progetti: in collaborazione con istituzioni, associazioni e cooperative, clown, giocolieri e acrobati hanno invaso scuole, oratori, carceri minorili e piazze di Torino, Milano, Bologna ed altre città in tutta Italia, dove hanno scoperto come la miseria poteva essere quasi la stessa della Birmania e la sofferenza uguale a quella di una qualsiasi corsia d’ospedale.

OGNI PICCOLA COSA
Luca, uno dei responsabili del progetto, racconta che l’idea del Circo Sociale è quella di utilizzare le arti circensi prima di tutto come strumento aggregativo. Il Circo diventa così uno spazio di dialogo e di incontro dove tutti possono parlare e confrontarsi attraverso un linguaggio universale, quello dell’arte circense, che riesce a unire persone di culture e lingue diverse. CircoStanza cerca di favorire la socialità e l’integrazione multietnica nelle grandi città, di ridurre il tempo passato dai giovani da soli in strada, di accrescere l’autostima dei ragazzi attraverso la creatività e di migliorare la coscienza positiva di sé, nei giovani che vivono un disagio fisico e psichico. Il Circo può apparire come un mondo senza regole, dove la magia rende tutto possibile e realizzabile. Ci sono la Donna Cannone e la Donna Barbuta, la fantasia e la creatività sembrano essere il segreto di giochi di prestigio, acrobazie e numeri da applausi. Invece disciplina, sacrificio, costanza e impegno sono le cose più importanti: anche solo per imparare a giocolare con tre palline ci vuole un mare di lavoro. Racconta Luca che c’è un iter, un percorso, con delle regole, degli step molto precisi da seguire per imparare ogni piccola cosa. Il circo diventa così una scuola di vita perché gli step sono gli stessi da seguire per potere crescere e stare normalmente nella vita di tutti i giorni.

TUTTI DENTRO E NESSUNO FUORI
Il Circo è un ambiente fortemente inclusivo, che tende a non escludere nessuno: ogni persona ha la possibilità, nelle varie arti circensi, di trovare il proprio spazio e la propria dimensione. Nel percorso educativo si arriva a lavorare sulla tecnica individuale solo dopo aver costruito un gruppo, attraverso giochi di fiducia e cooperazione: non c’è competizione, non c’è qualcuno che vince e qualcuno che perde, i ragazzi possono essere protagonisti con uno spettacolo finale, ma lo diventano, soprattutto, quando hanno raggiunto un livello tecnico tale per cui sono loro che cominciano a insegnare ai più piccoli. Il circo riesce a dare a tutti lo spazio per poter stare dentro: nella formazione delle piramidi acrobatiche, per esempio, è fondamentale il ragazzo ciccione, che magari a scuola viene preso sempre in giro, e che diventa la base forte del gruppo. In uno spettacolo, chi giocola con cinque palline, o comunque sa fare un sacco di trick e numeri con clave e anelli, è importante come quello che sta in fondo a giocolare con due o tre palline, che magari gli cadono pure ogni secondo. Una volta costruito il gruppo, resta comunque ancora lo spazio per la spettacolarizzazione e l’esaltazione del singolo: attraverso l’esibizione, l’individualità e il talento personale possono emergere e manifestarsi, nella giocoleria, nell’equilibrismo, nella clowneria e nell’acrobatica.

IL MONDO FA SCHIFO, FORSE
Per Luca e gli altri ragazzi, abitare la strada, essere presenti nei giardini e nelle piazze, passare e perdere del tempo con i ragazzi, vuole dire soprattutto prevenzione. Perché mentre loro spacciano e diffondono gioia e allegria con un paracadute, nasi rossi, palline, clave e anelli colorati, sulla panchina a fianco c’è chi spaccia qualcos’altro. E tante volte, non si tratta soltanto di hashish e marijuana. Essere lì vuol dire per loro cercare di attrarre adolescenti e preadolescenti, facendo vedere che è possibile vivere la strada, il gioco e il divertimento in un’altra maniera, provando a diventare dei punti di riferimento per i ragazzi, cercando di essere più belli, più spettacolari della droga. ViviamoInPositivo, racconta Luca, non vuol dire stare sulle nuvole e pensare che va tutto bene anche se magari ti crolla il mondo addosso. È cercare di utilizzare in modo positivo l’energia che spesso gli adolescenti usano per dire che va tutto male, è tutto brutto e il mondo tanto fa schifo. Nei laboratori strutturati, oltre a una parte di tecnica e a una di gioco, c’è anche una parte di condivisione delle emozioni, perché oggi i ragazzi vengono ascoltati pochissimo, e allora diventa importante mettersi in ascolto dei loro sogni e dei loro bisogni, senza invadere l’intimità della persona, sapendo quanto è preziosa e fragile la coppa di cristallo che hai davanti.

FUNZIONA!!!
Così questi ragazzi che magari a casa e a scuola si sentono dire che non sono capaci di fare niente, possono diventare giocolieri, artisti, trapezisti, clown, che si prendono cura dei loro fratelli più piccoli, trasmettendo l’arte di portare la gioia, di regalare sorrisi e far scomparire le lacrime. Come per magia, senza troppe parole e troppi discorsi, è proprio l’arte circense ad aiutare i ragazzi ad imparare a stare insieme in un modo positivo. Luca racconta che, proprio lo stesso pomeriggio che lo abbiamo incontrato, due ragazzi che fino a pochi minuti prima si stavano picchiando hanno dovuto fare un esercizio di acrobalance insieme: mentre dovevano cercare di stare in equilibrio uno sopra l’altro, a un certo punto sono scoppiati a ridere tutti e due e sono caduti per terra. Funziona non sempre e non con tutti, sottolinea Luca. Comunque, intanto, le culture si incontrano e si mischiano. Un paio di ragazzi che sono usciti dal carcere hanno fatto il percorso come clown di corsia in ospedale e molti di loro hanno ricominciato ad avere una vita normale. Grazie al percorso CircoStanza, il fenomeno del bullismo nelle scuole dove si svolge il progetto è praticamente scomparso, diversi ragazzi hanno migliorato le relazioni con i compagni e con i professori, l’autostima di tanti ragazzi è stata potenziata. Non sempre e non con tutti. Però il Circo Sociale funziona. Venghino signori e signore ad ammirare il grande spettacolo…

NP Special – La passione educa 6/6
Una società bloccata, la fatica dei giovani, la crisi del mondo degli adulti. Il dialogo tra generazioni è sempre più impegnativo. Esiste una via di uscita? Giovani e adulti possono ancora camminare e progettare un futuro insieme? L’incontro passa solo dalle persone, da esempi credibili, da passione vissuta e testimoniata.

 


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