L'arte della politica

Pubblicato il 14-05-2019

di Monica Canalis

di Monica Canalis - Onestà, impegno, condivisione, formazione, etica per il bene comune. L’insegnamento di don Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare Italiano.

Onestà, onestà, onestà, abbiamo sentito urlare sotto i palazzi della politica, in questi ultimi anni e ancor prima nella stagione di Mani Pulite all’inizio degli anni ’90. Uno slogan utile per svegliare le coscienze sul tema dei costi della politica o sul tema della corruzione, ma pur sempre uno slogan, quindi per forza di cose un po’ superficiale e semplicistico.



Innanzitutto perché non tutti i politici sono ladri e corrotti e non tutti i politici prendono lo stipendio a ufo, ma soprattutto perché l’onestà non è solo questione di corruzione materiale. Esiste infatti una corruzione morale molto più sottile, che non si configura come un reato ai fini della legge, ma che si insinua anch’essa nelle relazioni sociali e politiche, compromettendo la fiducia degli elettori e la salute stessa del sistema democratico.
Un politico che promette e poi non mantiene è forse meno disonesto di un politico che prende le tangenti?
Un politico che inganna sullo stato dell’economia o dei conti pubblici è forse meno disonesto di un politico che ha rapporti con la criminalità organizzata?
Un politico che compie scelte che rubano il futuro delle nuove generazioni è forse meno disonesto di un politico che ruba denaro all’ente in cui ricopre una carica?
Un politico che si fa pagare le campagne elettorali da qualche opaco potere forte è forse meno disonesto di un politico che prende lo stipendio senza mai presentarsi in aula?
Un politico che non sa dissentire per obbedire alla sua coscienza è forse meno disonesto di un politico che compra i voti?

L’onestà è un fatto che riguarda il rapporto tra potere e denaro, ma anche il rapporto tra potere e coscienza in senso generale. Don Luigi Sturzo, fondatore cento anni fa del Partito Popolare Italiano, ci ha lasciato questo splendido decalogo del buon politico, in cui ci ricorda che la morale e la coscienza devono governare anche la vita pubblica:

«C’è chi pensa che la politica sia un’arte che si apprende senza preparazione, si esercita senza competenza, si attua con furberia. È anche opinione diffusa che alla politica non si applichi la morale comune, e si parla spesso di due morali, quella dei rapporti privati, e l’altra (che non sarebbe morale né moralizzabile) della vita pubblica. La mia esperienza lunga e penosa mi fa invece concepire la politica come saturata di eticità, ispirata all’amore per il prossimo, resa nobile dalla finalità del bene comune.

Decalogo del buon politico:
1. È prima regola dell’attività politica essere sincero e onesto. Prometti poco e realizza quel che hai promesso.
2. Se ami troppo il denaro, non fare attività politica.
3. Rifiuta ogni proposta che tenda all’inosservanza della legge per un presunto vantaggio politico.
4. Non ti circondare di adulatori. L’adulazione fa male all’anima, eccita la vanità e altera la visione della realtà.
5. Non pensare di essere l’uomo indispensabile, perché da quel momento farai molti errori.
6. È più facile dal No arrivare al Sì che dal Sì retrocedere al No. Spesso il No è più utile del Sì.
7. La pazienza dell’uomo politico deve imitare la pazienza che Dio ha con gli uomini. Non disperare mai.
8. Dei tuoi collaboratori al governo fai, se possibile, degli amici, mai dei favoriti.
9. Non disdegnare il parere delle donne che si interessano alla politica. Esse vedono le cose da punti di vista concreti, che possono sfuggire agli uomini.
10. Fare ogni sera l’esame di coscienza è buona abitudine anche per l’uomo politico ».

Il potere è strumento necessario all’attività politica, ma porta con sé tentazioni che mettono alla prova la coscienza e la morale chiamate in causa dal Decalogo di don Sturzo. La condivisione dell’impegno politico con compagni di viaggio seri e onesti aiuta a preservare l’onestà, materiale ed intellettuale. La politica non è vocazione da viversi in solitudine, sarebbe un macigno troppo grande, anche per l’uomo o la donna più santi. Nonostante tutte queste criticità, occorre affermare che è possibile fare politica in modo onesto.

La propaganda anti politica e giustizialista che getta discredito in modo indistinto sull’intera classe politica serve soltanto ad alimentare il clima di sfiducia e distanza tra l’élite e il popolo, gettando nel mucchio anche i tanti politici ed amministratori locali che non hanno mai rubato un euro e ponendo le basi per derive autoritarie ed illiberali viste come palingenesi rigenerativa per sistemi democratici ritenuti troppo deboli e lassisti.

Detto questo, è necessario investire su piani anti corruzione, in politica come negli altri ambiti sociali e professionali, con misure repressive, ma anche preventive da attuarsi nelle scuole e negli altri ambienti educativi. I politici sono lo specchio della società ed è tutta la società italiana a non godere di ottima salute in materia di onestà. Nell’indice di Transparency International l’Italia è infatti 53esima per corruzione nel settore pubblico. Un po’ poco per un Paese che è la settima economia mondiale…

C’è davvero tanto da fare per tornare ad associare la politica all’onestà e alla correttezza, piuttosto che all’infingimento, alla dissimulazione, alla cialtroneria, alla sordidezza e al latrocinio. Compito di tutti è esercitare un’opera di controllo e accompagnamento verso i numerosi politici onesti che si impegnano tutti i giorni per il bene comune.

Questi politici esistono e vanno sostenuti per risanare l’intero sistema, ben sapendo che l’onestà non è uno slogan, ma una ricerca continua e mai compiuta, che può portare a dire come il biblico profeta Samuele: «Eccomi, pronunciatevi a mio riguardo alla presenza del Signore e del suo consacrato. A chi ho portato via il bue? A chi ho portato via l’asino? Chi ho trattato con prepotenza? A chi ho fatto offesa? Da chi ho accettato un regalo per chiudere gli occhi a suo riguardo? Sono qui a restituire» (1 Samuele 12,3).

di Monica Canalis
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