Il Vangelo secondo Joe

Pubblicato il 09-05-2013

di sandro

di Sandro Calvani* - Le iniziative di un sacerdote americano hanno cambiato il volto di Klong Toey, uno dei quartieri più difficili di Bangkok.

Buddisti e musulmani mi hanno insegnato ad essere cristiano”. È strano sì, ma vero. Lo ha detto alla CNN e lo crede davvero Joe Maier, un laureato dell’Asian Institute of Technology a Bangkok. Certo se una cosa del genere l’avesse detta uno studente asiatico al bar dell’Università, non sarebbe stata degno di nota. Ma non l’ha detto uno dei tanti giovani che studiano sviluppo sostenibile per alleviare la povertà di miliardi di persone dell’Asia.

Joe Maier è uno fuori del comune: si è specializzato con una Laurea Magistrale in Sviluppo urbano e miglioramento delle baraccopoli, anche questo un Masters che non capita tutti i giorni. Joe è un giovane americano di 73 anni, figlio di genitori divorziati e da 47 anni sacerdote cattolico redentorista.

La regina Sirikit della Thailandia ha dichiarato che padre Joe è lo straniero che ha fatto di più per ridurre la povertà in Thailandia e per tutelare le donne e i bambini. Per questo autorità e popolo thailandese lo considerano ormai uno di loro. Dopo aver fatto il parroco presso varie comunità di minoranze etniche in diverse parti della Thailandia e del Laos, nel 1972 padre Joe è stato inviato a Klong Toey, una baraccopoli poverissima e molto malfamata nel centro di Bangkok, accanto al fiume Chao Praya.

A Klong Toey vivevano e lavoravano gli operai del macello della capitale thailandese, considerati la peggior feccia della società. La fama di Klong Toey era così pessima che generava paura nel resto della cittadinanza tanto che nessun poliziotto accettava di metterci piede e nessun taxista si arrischiava a portare un cliente da quelle parti.

Padre Joe ebbe l’intuizione che la radice dei mille problemi del quartiere, come violenza, abusi sessuali, spaccio di droga, famiglie distrutte, miseria irreversibile, era la mancanza di educazione. Decise dunque di proporre un programma di educazione dei bambini a costo bassissimo, ma non zero, perché altrimenti non sarebbe mai potuto diventare un programma sentito come proprio dalla gente di Klong Toey.

Fu così che nacque il programma Un baht al giorno per i bambini della baraccopoli, in cui ogni bambino doveva pagare 1 bath, cioè una monetina thailandese pari a 2 centesimi di euro al giorno. Gli ex-alunni di quelle scuole sono oggi più di 70.000 sparsi in tutta la Thailandia e non ce n’è uno che si sia dimenticato di come padre Joe ha cambiato la loro vita.

A fianco a quella prima opera di collaborazione e solidarietà ne sono nate poi molte altre, come 33 piccole scuole materne ed asili nido, i gruppi di mediazione dei conflitti, un centro sanitario, una casa per madri e bambini affetti da HIV-AIDS, un servizio comunitario per la costruzione e riparazione delle case e delle fogne del quartiere, un’assistenza sociale per i problemi del lavoro e del traffico di persone e un programma internazionale che permette ai donatori di altri paesi di sponsorizzare a distanza l’educazione dei bambini più poveri. Tutte le operazioni di collaborazione della gente della baraccopoli per migliorare la propria qualità della vita ruotano attorno al centro di servizi chiamato Mercy Centre, Centro della Misericordia. I progetti di sviluppo sono coordinati da una Fondazione per lo Sviluppo Umano.

Il centro di assistenza ai malati HIV-AIDS, aperto nel 1993 e chiamato Ponte della Speranza, è stato il primo servizio di questo tipo a Bangkok e tra i primi nel Sud-Est asiatico a distribuire farmaci anti-retrovirali che permettono la sopravvivenza alla malattia. Il centro ha curato fino a 300 pazienti ogni anno e si è poi trasformato in un centro di cura domiciliare, grazie al fatto che molti malati sono riusciti a tornare a casa dopo le prime cure e hanno ritrovato fiducia e voglia di vivere.

Il centro di servizi comunitari, creato nei primi anni ‘80, ha contribuito a costruire e rinnovare le comunità del quartiere in collaborazione con le autorità di governo per le case popolari. Fino ad oggi il centro è stato responsabile della costruzione o la ristrutturazione di oltre 13.000 case nella baraccopoli.

Il centro di servizi si occupa anche di collegare i bisogni della comunità con le autorità del municipio e con la polizia. Offre servizi di tenuta e ricerca di documenti, compresi i certificati di identità, i documenti necessari per la scuola e per l’assistenza sanitaria fuori del quartiere. Si occupa di coordinare iniziative contro lo spaccio di droga, programmi di promozione dello sport e di parchi giochi sicuri per i bambini.

Offre piccoli finanziamenti per piccole imprese iniziate dai poveri e prestiti di emergenza. Aiuta la parità dei diritti delle donne offrendo loro servizi di consulenza e protezione. Garantisce servizi essenziali per gli handicappati e protegge i loro diritti.

Grazie agli investimenti fatti sulla qualità e sull’educazione delle persone che vi abitano, la trasformazione del quartiere in pochi anni è stata così spettacolare che è divenuto la meta di tanti specialisti di buon governo e attivisti sociali che hanno deciso di andare a vedere di persona, tra i quali il principe Alfred e la principessa Raffaela del Lichtenstein, l’attore americano Richard Gere e il presidente americano George W. Bush.

Padre Joe non chiede mai alla sua gente se ha o no una fede religiosa e ancor meno qual è. Perché si accorge subito che tanta gente non ha speranza e lui non riesce a far altro che ridare speranza a tutti. I suoi bambini gli vogliono bene e vanno tutti volentieri a pregare con lui quando dice la santa messa. Sanno tutti che nessuno chiederà loro di lasciar perdere la loro religione buddista o musulmana. Quando chiamano padre Joe perché un bambino sta per morire di AIDS, è anche perché lo hanno visto tante volte inginocchiarsi e accucciarsi a fianco a lui e dirgli: “Non ti preoccupare, sono qui con te e non ti lascerò solo”. Nessuno sa dove si va quando si muore ma tutti sono contenti di non essere da soli in quel momento.

Come ha dichiarato alla CNN, padre Joe è convinto che tanti musulmani e buddisti poveri lo hanno aiutato a diventare un vero cristiano. Perché i fatti di vita di Klong Toey possano aiutare anche altri, padre Joe sceglie ogni settimana una storia di vita vissuta da uno dei bambini del quartiere e la racconta in due pagine intere sul Bangkok Post, il quotidiano in inglese più diffuso in Thailandia.

Per migliaia di lettori è un appuntamento atteso per tutta la settimana, un’immersione completa in un po’ di aria fresca di vera umanità. Le tante storie di vita, ricche di riflessioni e ispirazioni cristiane, nascoste tra le righe e molto commoventi, sono state raccolte in un libro in inglese Benvenuti al macello di Bangkok. Un giornalista americano ha scritto un altro libro sulle riflessioni ed esperienze di padre Joe e lo ha chiamato Il Vangelo di padre Joe con una prefazione del vescovo anglicano Desmond Tutu, premio Nobel per la Pace.

Il libro ha vinto negli Stati Uniti la medaglia d’argento dell’editoria per il settore della coscientizzazione ai problemi sociali. Ma un prete così non piace a tutti e soprattutto non alle persone per bene e a chi – anche nella Chiesa – lo considera una mina vagante o “un prete adatto solo a quel macello di Klong Toey”. Padre Joe sorride: “Forse hanno ragione... io non potrei fare il prete nei quartieri dei ricchi”.

*Direttore del Centro ASEAN sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite (arcmdg.ait.asia). Vive e lavora a Bangkok, Thailandia. sandrocalvani.it

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