Il coraggio del professore
Pubblicato il 25-04-2023
Il 27 agosto 2021 la NATO ha lasciato l’Afghanistan, nel quale aveva assicurato una presenza ventennale. La resa militare e il collasso delle istituzioni hanno spianato la strada al regime di quegli stessi talebani che erano stati cacciati da Kabul due decenni prima. La comunità internazionale ha assistito impotente alla loro riconquista del potere, e il mondo dell’informazione ha portato nelle nostre case, sui teleschermi e su computer, tablet e smartphone, le immagini del ritorno di un regime barbaro e responsabile di gravi violazioni dei diritti umani.
Il regime ha riconquistato il potere dopo il ritiro delle forze armate della NATO e la frettolosa fuga del governo, e la popolazione afghana si è ritrovata a fronteggiare una situazione di drammatica crisi economica e, soprattutto, umanitaria, in un contesto di diniego delle forme più elementari di riconoscimento e rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, della democrazia e della rule of law. Le Nazioni Unite hanno in diverse occasioni adottato risoluzioni di condanna di un regime definito terrorista, criminale e finanziato dall’infame mercato della droga.
In questi ultimi mesi si è avuta notizia dell’introduzione in Afghanistan del divieto per le donne di frequentare l’università. Per la verità, questo divieto incivile si colloca nella più ampia cornice della deliberata esclusione delle donne dalla vita civile, politica, culturale, economica del Paese. Le donne, completamente coperte dall’umiliante burqa, non possono uscire di casa senza essere accompagnate (e controllate) da un parente maschio. Se osano protestare sono perseguitate, incarcerate senza processo, stuprate, torturate dagli sgherri del regime.
Non credo possano esservi dubbi circa la assoluta inaccettabilità di questa situazione sotto il profilo etico, morale, culturale, politico. Ma esiste altresì un profilo giuridico. Anche in questo ambito il diritto ha le sue ragioni.
La dichiarazione universale dei diritti umani (10 dicembre 1948), all’art. 2 proclama che «a ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni dirazza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione». Il successivo art. 26 afferma che «ogni individuo ha diritto all’istruzione (…) e l’istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito».
Il patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali, adottato in seno alle Nazioni Unite il 16 dicembre 1966, riprende all’art. 13 la stessa impostazione: «Gli Stati parti del presente Patto riconoscono il diritto di ogni individuo all’istruzione. Essi convengono sul fatto che l’istruzione deve mirare al pieno sviluppo della personalità umana e del senso della sua dignità e rafforzare il rispetto per i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali. Essi convengono inoltre che l’istruzione deve porre tutti gli individui in grado di partecipare in modo effettivo alla vita di una società libera, deve promuovere la comprensione, la tolleranza e l’amicizia fra tutte le nazioni e tutti i gruppi razziali, etnici o religiosi e incoraggiare lo sviluppo delle attività delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace». Per assicurare la piena attuazione di questo diritto, «l’istruzione superiore deve essere accessibile a tutti su un piano d’uguaglianza, in base alle attitudini di ciascuno, con ogni mezzo a ciò idoneo, e in particolare mediante l’instaurazione progressiva dell’istruzione gratuita».
Nel sistema delle Nazioni Unite, è stato creato (Londra, 16 novembre 1945) un istituto specializzato, l’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Istruzione, la Scienza e la Cultura), nella cui costituzione si legge che «l’Organizzazione si propone di contribuire al mantenimento della pace e della sicurezza rafforzando, con l’educazione, le scienze e la cultura, la collaborazione tra le nazioni, allo scopo di garantire il rispetto universale della giustizia, della legge, dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, a profitto di tutti, senza distinzioni di razza, di sesso, di lingua o di religione, e che la Carta delle Nazioni Unite riconosce a tutti i popoli». Tra le azioni previste vi è quella di istituire «la collaborazione delle nazioni allo scopo di attuare gradualmente l’ideale della possibilità di educazione eguale per tutti, senza distinzione di razza, di sesso o di condizioni economiche e sociali». L’Afghanistan è membro dell’UNESCO dal 1948, nel 1983 ha ratificato il patto sui diritti economici, sociali e culturali, e nel 2003 la convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne.
Questo trattato, all’art. 10 stabilisce che «le medesime condizioni di orientamento professionale, di accesso agli studi, di acquisizione dei titoli negli istituti di insegnamento di ogni ordine e grado, tanto nelle zone rurali che nelle zone urbane. L'uguaglianza deve essere garantita sia nell'insegnamento prescolastico, generale, tecnico, professionale e superiore, sia in ogni altro ambito di formazione professionale».
In definitiva, i governi e le organizzazioni internazionali, ma anche le opinioni pubbliche, la società civile e il variegato e vivace mondo dei media devono esercitare ogni forma di pressione sul regime dei talebani. Il futuro di quel Paese ha bisogno della piena valorizzazione delle donne, e questa passa anche e soprattutto attraverso alti livelli di scolarizzazione e istruzione.
Il Segretario Generale dell’ONU, Guterres, ha scritto al governo di Kabul: «Le ultime restrizioni im-poste all’occupazione e all’istruzione di donne e ragazze sono ingiustificabili violazioni dei diritti umani e devono essere revocate».
Un docente dell’Università di Kabul, Ismail Meshal, in diretta tv ha stracciato per protesta i suoi diplomi: «Se mia sorella e mia madre non possono studiare, non accetterò questo sistema educativo». Onore al suo coraggio!
Edoardo Greppi
NP febbraio 2023