HAITI: attesa a Cité Soleil

Pubblicato il 31-08-2009

di sandro


Ad Haiti si è votato, martedì 7 febbraio scorso. Lunghe code ai seggi, i risultati non sono ancora stati resi pubblici. Le forze che controllano Cité Soleil, la più grande bidonville della capitale Port-au-Prince, con i suoi 300.000 abitanti, sarebbero disposte a deporre le armi nel caso in cui René Préval (vicino all’ex presidente Aristide), per il momento in vantaggio secondo i risultati parziali, vincesse le elezioni (Fonte: Misna). La gente comune attende e continua a “pagare” per il clima di instabilità.


di Rich Frechette


Ieri, sedevo su una pietra bollente in una strada bollente nel sole bollente in uno slum bollente, per quasi un ora, cercando di riprendere i sensi. Non ricordo di essere mai stato così triste e stanco, così stufo di tutto, così inondato di sentimenti di disperazione e inutilità. Che la pietra si trovasse nel mezzo della malfamata Cité Soleil non è esattamente marginale nella storia. Non si pensi che Cité Soleil sia un paradiso tropicale: persino l’ONU ha paura a recarsi là, come ce l’hanno i due milioni di abitanti di Port au Prince. Ero là per rispondere a una semplice domanda. È possibile o non è possibile credere nella naturale bontà degli esseri umani? Avevo sempre pensato che si potesse, ma ora ero assolutamente in dubbio. E non era solo un furgone rosso, ma anche la mia vocazione, ad essere in bilico.

Tutto è cominciato domenica, quando siamo stati morsi dall’antico serpente del male - ed è stato un morso molto cattivo. Il nostro piccolo gruppo al completo è stato rapito al cimitero a Drouillard, mentre era uscito per seppellire un bambino che era morto nel nostro ospedale. Sì, tutto il gruppo -compreso il piccolo corpo morto - scomparso in un minuto con una banda di delinquenti.
Poi il gruppo venne diviso. La madre in lutto fu violentemente espulsa dal furgone rosso che usiamo come carro funebre. Fu derubata e minacciata e spaventata e poi le fu detto di scappare per salvarsi la vita, i proiettili che fischiavano dietro di lei. Lei corse freneticamente, come un cane rabbioso, terrorizzata, non sapendo nemmeno dove andare - e senza nessuna idea di se e dove il suo prezioso bambino sarebbe stato riposto. Emmanuel fu trascinato dietro al cimitero dove venne derubato dei pochi dollari che aveva. Venne spaventato a morte, rimproverato duramente per avere così poco denaro nelle tasche e sospinto a correre via per salvarsi la vita, come aveva fatto la madre.

Eric e il bambino morto furono trasportati nel furgone rosso, nel mezzo dello slum a Drouillard. Sembra che qualcuno della gang improvvisamente abbia visto un bagliore di luce umana e abbia detto al loro leader “Boss, lui stava andando a seppellire questo bambino. Perchè non lo lasciamo andare e ci teniamo il furgone?” Eric, con un grugnito, si trovò liberato e, dopo essere stato rapinato, camminò per i pochi chilometri che lo riportavano indietro al cimitero sotto il sole cocente, la bara sulla testa, pesante del suo carico prezioso. Questa strada era completamente deserta e lui aveva tutte le ragioni per temere di venire attaccato da ogni parte.

Da qualche parte lungo quella strada abbandonata, mentre lui camminava così attentamente, il serpente morse ancora. Poiché Eric stesso era un ex-orfano (della nostra casa) e un ex-detenuto (sì, ci capita di fallire), improvvisamente si trovò a pensare che non avrei mai creduto che lui era stato rapito e il furgone rosso rubato. Io avrei sicuramente visto questa storia come una sua copertura per rubare il furgone. Tormentata da questi pensieri, che si facevano più forti nel corso della lunga e calda giornata, la sua mente divenne sempre più confusa e distorta. Al punto che, quando finalmente lo incontrai per la prima volta dalla sua terribile esperienza, mi aggredì con una valanga di parole, accusandomi di non preoccuparmi per niente della sua situazione e di non fare nulla per aiutarlo. Ero assolutamente sconcertato e non avevo idea di quello che stesse pensando. Infatti, avevo ricevuto la notizia del suo rapimento quando stavo iniziando la Messa domenicale nel nostro orfanotrofio in montagna. Attraverso il telefono cellulare, avevo già organizzato un esercito di persone per aiutarlo. Ed ero stato assicurato dai leaders della gang che lo avrebbero rilasciato. Ma niente di tutto questo avrebbe avuto importanza per lui, non più di quanto ne possa avere una poesia per un toro arrabbiato. Ora era il mio turno di essere doppiamente colpito.

Non sono straniero a Cité Soleil. Siamo molto coinvolti là: distribuzione dell’acqua, due scuole, cliniche, aiuto medico di emergenza, distribuzione di gelati per i bambini, eccetera. Non ho esitato a recarmi là per andare a fondo dell’intero incidente con le gangs. Appena sono arrivato, ho scelto quella pietra nel mezzo della strada come trono della mia protesta. Due diversi leaders di gang sono venuti a parlarmi. Perchè ero su una pietra? Se volevo indietro il furgone, perché non l’ho semplicemente detto? Per favore vai a casa, ti manderemo il furgone prima di sera. OK, allora rifiuti di andartene senza il furgone. Almeno spostati all’ombra finché lo recuperiamo. Ti compreremo una coca.

Non era solo il furgone. Stavo protestando contro quanto era stato fatto a un bambino morto, a una madre in lutto, a Eric e Emmanuel, a tutta la mia squadra, all’intero paese. Non era solo un furgone.
Quando non mi volevo spostare, il leader di nome Bazo alla fine mi ha detto: “Mon Pere, sei diventato matto?”
Sono matto? Sei sicuro che la tua domanda sia per me? I tuoi amici rapiscono i morti e sono io quello matto? Perchè state distruggendo la gente? Perchè? Questa povera donna, già piegata dalla povertà e dal dolore, aveva questa piccola opportunità di seppellire il suo bambino con tenerezza. E voi avete ridotto in frantumi la sua occasione. Se non seppelliamo noi stessi questo bambino, il suo corpo volerà a TiTanyin come cibo per i cani e i maiali. Al culmine della sua povertà e tristezza voi aggiungete terrore e la costringete a fuggire nella paura e nella disperazione. E tu hai la sfacciataggine di chiedere a me se io sono matto?
Il furgone rosso mi fu riportato, intatto. Completo: batteria e cric, radio e carte, al completo. “Ecco qui. Per favore spostati dal sole. Non sapevano fosse uno dei vostri furgoni. Perchè non contrassegnate tutti i vostri furgoni in un certo modo così che tutti li riconoscano?” Davvero. C’è bisogno di contrassegnare perfino un carro funebre? Nemmeno ai morti è risparmiato questo incubo?
Quando finalmente sono tornato a casa, mi sono fermato nella cappella per un minuto di tranquillità. Là c’era nell’angolo Eric, singhiozzava. Mi sono seduto vicino a lui e si è sciolto in lacrime. Aveva sentito che ero andato io stesso a Cité Soleil per il furgone. Dunque sapeva che gli avrei creduto. Profondi singhiozzi. “Eric, ora ti stai rinchiudendo in una prigione. Questo modo di pensare non ti aiuterà mai. Non è buono per te. Io ti amo e credo in te. Questo è ciò che è buono per te. E tu sei buono per me. Santo cielo, liberati da questi pensieri contorti”. Mi sono tolto la semplice croce intagliata di corno bovino che ho indossato al collo per molti anni e l’ho posta intorno al suo collo.

Non era bellissimo come gioiello, ma avevo bisogno di dargli un segno forte, qualcosa per stare con lui. Allora mi ha chiesto se sapessi quale era stata, per lui, la parte peggiore di tutta la tragedia. Mi ha spiegato che la parte peggiore era stata quella di restare senza poter far nulla mentre una povera madre in lutto correva via nella confusione e nell’angoscia. Quanto sperava di poterla trovare e aiutare, dirle che aveva visto il funerale tutto intero fino alla fine e aveva seppellito teneramente il suo piccolo bambino. Mentre lo guardavo e ascoltavo le sue parole, tutte le mie energie mi sono tornate in un impeto.
Sì, gli esseri umani sono sostanzialmente molto, molto buoni.

A letto. Questo è più che abbastanza per un solo giorno. Ma non senza leggere le parole di un bellissimo inno:
“Correremo, e non ci lasceremo abbattere, perchè Dio sarà la nostra forza
E voleremo come aquila, ci rialzeremo”.

Rich Frechette
Direttore di NPH
http://www.nph.org/

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