Benedetta fragilità

Pubblicato il 17-01-2024

di Arsenale dell'Armonia

Se hai qualcosa che non va, sei tu che devi cercare di superare i tuoi limiti, ma a volte ci dimentichiamo che certe debolezze non si possono superare, si possono solo accogliere.
Più le nascondi più ti devastano dentro perché, lo sappiamo bene, la fragilità, quella vera, è proprio quella interiore che spesso non si vede e si può far finta di nascondere – anche perché spesso è meno facile da legittimare – ma non per questo scompare. Se ci guardiamo attorno, vediamo un pianeta che grida il suo male, vediamo un mondo in frantumi, siamo tutti sempre più fragili, anche la nostra fraternità e la Chiesa lo sono.

All’eremo la fragilità è di casa: chi di solito sta ai margini, qui invece è al centro. Vediamo tanta fragilità fisica nei bambini malati che accogliamo insieme alle loro famiglie, fragilità di vivere un tempo sospeso e incerto che non conosce come sarà il domani.
Eppure da noi i bambini non si sentono malati, si sentono bambini e se, con gli occhi vediamo le disabilità dei ragazzi che vengono qui ogni giorno, con il cuore vediamo sempre solo persone che possono prendere parte a una casa, essere responsabili di un progetto comune. Non c’è nessuno così povero da non poter dare nulla, non c’è fragilità che ti impedisca di raccogliere i tuoi cocci e condividerli con gli altri.
In questo proprio i bambini ci aiutano a scorgere nei limiti e nelle ferite una nuova opportunità, ci insegnano a non fermarci e ad affidarsi. Nella fragilità di un corpo malato il chiedere aiuto e l’affidarsi ad altri rendono più forti momenti quotidiani spesso scontati, ci aiutano ad aver bisogno degli altri. La fragilità ti permette di chiedere aiuto, di tendere la mano e vedere che dall’altra parte c’è qualcuno perché la verità della vita è che non siamo soli e siamo amati così, anche fragili! Benedetta fragilità se ci allena a stare insieme, a non bastare a noi stessi. Certe cose non si raggiungono solo con l’intelligenza, ma c’è proprio bisogno di fare l’esperienza di sentirsi così, vulnerabili, e di fare quei piccoli passi che riesci a fare solo quando ti senti amato non per quello che hai e che fai, ma per quello che sei. Tutti noi diamo il meglio proprio quando non ci sentiamo giudicati, ma voluti bene, quando troviamo il posto giusto per noi: in questo la disabilità amplifica delle realtà vere per tutti perché da soli siamo tutti un po’ disabili.

Benedetta fragilità quando te la vorresti togliere ed essere forte e invece la prendi e la porti a Dio per scoprire che lui è il primo fragile che si spezza ogni giorno, Dio-bambino che ci chiede di essere accolto e, dopo la risurrezione, Gesù mostra ancora i segni della sua fragilità e chiede di guardare alle sue mani bucate dai chiodi della croce. La salvezza non viene con gesti di potenza, ma con delle ferite di amore. L’amore rende fragili. L’amore, però, ci salva e noi sperimentiamo sempre più la fragilità perché possiamo contare sempre meno sulle nostre forze e sicurezze, ma perché il Signore possa sempre più fare lui, perché possiamo fare fiducia a lui.
 

Fraternità dell' Arsenale dell'Armonia
Focus
NP dicembre 2023


Dal 5 settembre 2016 la Torre dell’eremo di Pecetto (TO) è diventata Arsenale dell’Armonia ed è la casa di una piccola fraternità del Sermig,
Nelle sue stanze viene ospitato il progetto Vita ai bambini: è un’accoglienza residenziale rivolta ai bambini affetti da gravi patologie.
Per la maggior parte si tratta di bambini e ragazzi stranieri che vivono nei Paesi più poveri dell’Europa dell’Est, dell’Asia Centrale e del Sud America.
I bambini sono seguiti da associazioni internazionali che lavorano nell’ambito della tutela dei diritti dei bambini malati.
Il Sermig offre ospitalità residenziale e accompagnamento al bambino malato e alla sua famiglia per tutto il periodo necessario alle cure, ma anche per i successivi controlli periodici.
Insomma, sostegno e affiancamento in un periodo difficile, delicato e di particolare vulnerabilità.
Non solo, l’Arsenale dell’Armonia è un punto di riferimento per tanti ragazzi e adulti diversamente abili del territorio, offrendo loro opportunità di lavoro legate alla trasformazione alimentare (panetteria, pasticceria, gelateria, miele, conserve…) e momenti di impegno condiviso nella cura della casa.
Infine, l’eremo è una casa per tutti: gli ampi spazi verdi, il bosco, il frutteto offrono anche ai giovani la possibilità di ritrovare il contatto con la natura, dei momenti di formazione e l’incontro con Dio.


Le imprese sportive di Luca, che lavora nella pasticceria dell'Eremo, raccontate da suo papà

Quando ti nasce un figlio ci vuole del tempo per conoscerlo e prendere le giuste misure.
Poi scopri che non si comporta proprio come i suoi fratelli.
Così cominci ad andare dai dottori che, alla fine, ti dicono che tuo figlio ha dei disturbi del comportamento ed è autistico.
Quindi che cosa fai? Le provi tutte – e anche più di tutte – per cercare di dargli un futuro accettabile. Tra le tante proviamo a portarlo in piscina.
Sinceramente mi sembrava un’idea sbagliata, ma quando le mogli insistono bisogna obbedire.
Dopo le prime lezioni, il suo istruttore di allora ci disse che Luca aveva un’acquaticità sorprendente. In più, capimmo che a Luca piaceva veramente nuotare. E così, siamo andati avanti col nuoto.
Dopo un po’ tempo ci chiama il suo allenatore e ci propone di partecipare alle gare nazionali che si sarebbero tenute a breve a Livorno, competizioni interamente dedicate alle disabilità intellettive.
Abbiamo avuto una sola settimana di preavviso, ma come si dice… cogli l’attimo e partiamo.
Da allora è stato un crescendo di emozioni e di bellissime opportunità, dentro e fuori dall’acqua.
Luca ha sempre risposto col sorriso perché ha trovato il suo posto e la sua dimensione.
Poi un giorno di dieci anni fa, in un allenamento in piscina a Chieri, incontrano un tipo “strano” che, mentre Luca e i suoi compagni nuotavano, passava sotto di loro con una pinna enorme.
Da quell’incontro è nata una proposta inaspettata: «Se volete vi insegno a nuotare sotto acqua!».
Anche questa mi sembrava una sciocchezza, ma come ho fatto in occasioni precedenti, ho obbedito.
Mi ricordo Luca che un giorno disse al suo nuovo allenatore Andrea: «Mi porti a volare sott'acqua!». Ascoltandolo, abbiamo capito tutti (compreso me) che questa disciplina doveva entrare a far parte del suo mondo.
 miglioramenti sono stati continui e quotidiani e si ripercuotevano positivamente anche nella vita di tutti i giorni.
L’apnea gli ha dato l’opportunità di conoscere tanti amici che, come lui – giorno dopo giorno – vincono le loro paure e superavano i propri limiti. E noi con lui.
Dimenticavo… qualche settimana fa a Lignano Sabbiadoro per il 1° Campionato del Mondo di apnea e nuoto pinnato per disabili è pure diventato campione del mondo di apnea in ben tre specialità.

Alessandro Olivero

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