Apriamo i ricettori

Pubblicato il 10-08-2012

di Elena Goisis

di Elena Goisis - Conosco una persona che sa un po’ di tutto. Chi c’era in Venezuela prima di Chavez, quanto dura il pit-stop della Ferrari e perché la Sacher dei pasticceri viennesi è più buona. Pure curiosità, direte voi. Può darsi, ma nell’ambiente variegato in cui vive le permettono di mettere a proprio agio con una conversazione adeguata persone di ogni latitudine e ceto sociale, da un Presidente della Repubblica a un giardiniere giordano passando per un calciatore brasiliano. Come fa? Semplice: ascolta con attenzione, fa domande, legge un articolo di giornale fino in fondo e poi fa tesoro di tutto. A scuola non era una secchiona, ma la scuola della vita non se l’è fatta scappare.

Un’altra storia: maturità linguistica, facoltà di biologia mai ultimata… Poi un lavoro in una ditta che produce macchine per imballaggi. Lei non si spaventa, studia le macchine ma anche la fatturazione e il know-out delle fiere di settore. Dopo un po’, l’ambiente umano dell’azienda si fa pesante. Passati già i quarant’anni, si mette in cerca di un altro lavoro. “Non ho una qualifica spendibile” dice con rimpianto. “Sai fare un po’ di tutto” le replicano gli amici. E hanno ragione: in meno di un anno e in tempi di crisi, trova un nuovo lavoro che mette a frutto quel “un po’ di tutto”. Ora dirige l’ufficio vendite di una ditta che fornisce principi attivi naturali ai produttori di prodotti erboristici. Ma fa anche un’ora di strada tutti i giorni, andata e ritorno. Il posto fisso non è per gli schizzinosi… Conclusione? Avere i recettori aperti. Non conta da che ceto veniamo o che titolo di studio abbiamo. Conta quanto sul serio prendiamo la vita e quanto ci prepariamo per essere pronti ad ogni evenienza. Chi si prepara, può perfino trovare lavoro in tempo di crisi!

Mini Editoriale – Rubrica di Nuovo Progetto

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok