Andata e ritorno

Pubblicato il 24-11-2021

di Fabrizio Floris

Jane è una ragazza africana che ha chiesto a Luca, un suo amico volontario di un centro di accoglienza, di accompagnarla nel suo Paese dopo aver trascorso 10 anni in Italia. Luca ha comprato un volo di andata e ritorno per Benin City e sono partiti. Il viaggio è stato confortevole, in dodici ore – racconta Luca – siamo arrivati all'aeroporto Murtala Muhammed di Lagos. «Dato che la coincidenza era per il giorno dopo abbiamo deciso di visitare la città.

Un conglomerato di 23 milioni di abitanti dove niente pare essere concepito per piacere ai visitatori. Ti abbraccia fino a soffocarti, ti travolge con il suo movimento di auto, di persone, di edifici, ti fa immergere in una corsa frenetica ed affannosa come se fossi il corridore di una gara podistica senza traguardo».
Siamo arrivati, prosegue Jane, solo fino a Oshodi e Surulele, non abbiamo avuto il tempo per una visita approfondita perché l'aereo per Benin City ci aspettava. In 45 minuti, continua Luca, siamo arrivati nella capitale di Edo State.
«Pensavo che all'arrivo avremmo trovato decine di parenti e amici a darle il benvenuto, invece non c'era nessuno. Jane ha detto solo che voleva andare a casa. Abbiamo preso un autobus e siamo arrivati di notte a Ekpoma una piccola città di 200mila abitanti nello Stato di Edo.

Qui Jane è andata in un angolo della strada vicino alla stazione degli autobus, tra le bancarelle di legno di quello che di giorno dovrebbe essere un mercato e si è messa a dormire per terra. Io sono stato seduto sotto la pensilina dell'alakowe bus mentre alcuni ragazzi incuriositi dalla presenza di un oyibo (bianco) sono venuti a parlarmi. Abbiamo dialogato lentamente, tutta la notte, mentre aspettavo che Jane desse qualche segnale di vita, ma i minuti e le ore passavano così con i ragazzi ci siamo addentrati nei discorsi più disparati: c'era chi chiedeva se in Europa le zanzare sono bianche, se i cani ti ascoltano solo se parli in inglese, se mi piace la carne di coccodrillo, se è vero che c'è gente che attraversa il fiume (mar Mediterraneo) con la piroga, se è vero che in Libia ci sono le prigioni per i wunna africa (persone africane), se le ragazze nigeriane in Italia fanno ashawo (prostituzione) poi non ricordo perché devo essermi addormentato». Il mattino seguente Jane è voluta ritornare in Italia.

Niente feste africane, balli, vino di palma, benedizioni di Oba Ewuare e piante della foresta di Sambisa per rinvigorirsi, solo il silenzio di una donna che ha voluto guardare per l'ultima volta il suo passato per non rimpiangerlo più.


Fabrizio Floris
NP agosto / settembre 2021

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