Al cine?

Pubblicato il 03-06-2022

di Davide Bracco

Parto da un’esperienza personale che ho vissuto in questi mesi di faticoso tentativo di ritorno a una vita meno costretta. Ho, credo come tanti, avuto modo di constatare come musei e teatri in tanti casi hanno riaperto con un buon pubblico, mentre questa impressione non l’ho mai provata entrando in un cinema.

Lo spauracchio del contagio non è la motivazione, ma esiste una ragione più profonda in questo ormai evidente disamore verso la sala cinematografica e vorrei provare a tratteggiare una riflessione in merito.
Il cinema è stato una splendida invenzione tecnica ormai più che centenaria che sfrutta una possibilità di riprodurre in tanti esemplari un prototipo industriale, quale un film, per proiettarlo contemporaneamente in un numero enorme di luoghi.

Un plus tecnologico che ben presto ha dato vita a una industria fiorente di intrattenimento che, fino a pochi decenni fa, aveva pochi rivali e che, per economia di scala, dominava forme di spettacolo tradizionali che erano (e restano) ancorate all’unicità di visione come il teatro e l’opera lirica.
Ma negli ultimi decenni le opportunità di intrattenimento sono proliferate (basti pensare al tanto/troppo calcio in TV) e l’industria cinema ha reagito aumentando il numero di sale (oggi in Italia ci sono più di 3.000 schermi) e di film italiani (se ne producono più di 100 ogni anno, riuscite e tenerne a mente più di 10?) per riempire gli schermi.

Ma l’industria non ha oggi i mezzi per realizzare così tanti prodotti, se non con budget sempre ridotti: un film italiano si realizza in media con due milioni di euro, quota davvero povera per creare prodotti spettacolari, da grande schermo. Oltre alla incapacità dei nostri autori a pensare a storie di grande respiro ma spesso limitate a “due camere e cucina”. La controprova esiste: il pubblico ancora premia film spettacolari che per gustarli appieno necessitano dei cinema come Spiderman o il nostrano Freaks Out.

Altrimenti si affida alle piattaforme che ormai tutti conosciamo, capaci di offrire e ora anche produrre in proprio tante offerte (d’autore come gli ultimi film di Paolo Sorrentino e Joel Coen ma anche serie di grande effetto come Game of Thrones) a prezzi contenuti con la comodità e l’esclusività della visione casalinga.
La riproducibilità tecnica si è rivoltata contro le sale cinematografiche, l’unicità dell’esperienza premia ancora i teatri. Forse è necessario un ripensamento del titolo di questa mia rubrichetta che da anni ho il piacere di tenere.


Davide Bracco
NP febbraio 2022

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