Roarr, Slurp e sbang!

Pubblicato il 18-09-2023

di Marco Grossetti

È ancora troppo presto per iniziare a parlare

Non pronunci parola, forse semplicemente perché non ce n'è bisogno, perché sai che le cose, tutte le cose, si possono dire anche in un altro modo

Non hai ancora regalato al mondo la tua prima parola e sembri non avere nessuna intenzione di farlo. A ogni interrogatorio si ripete sempre la stessa triste, penosa scena: mille facce curiose attorno e tutte le luci puntate su di te, manco fossi il principale sospettato del furto del secolo che sta per annunciare in mondovisione l'indicibile verità, tu con la bocca cucita in assoluto silenzio. Reclami libertà, ti alzi e te ne vai, divertendoti a emettere incomprensibili suoni, illudendo tutti gorgheggiando qualcosa a caso e lasciando il senso compiuto a un altro tempo. La dura verità è che, fedele al tuo istinto da bandito, hai iniziato a ruggire prima che a parlare. Girovaghi allegramente, alternando solenni roarr al verso del bruco o al berciare dello pterodattilo, lanci acuti che spaccano le orecchie e forse pure qualche vetro.

Svaccato sul seggiolone, fai il massimo sforzo di concentrazione, quando qualcuno cerca di farti mangiare e tu pensi sia solo ora di giocare a coprire la tua faccia con il bavaglino, sperando che alla scoperta degli occhi qualcuno faccia cucù. Passi il tempo a nasconderti dietro una porta e poi urlare buuh, facendoci morire dal ridere più che dallo spavento, vai instancabilmente avanti e indietro, spostando le cose da un posto all'altro, sino a quando non inciampi nei pantaloni e la tua faccia fa sbang battendo più o meno rumorosamente da qualche parte. Appallottolato per terra, in balia di un destino avverso che ti condanna a una noiosissima pausa, fingi un malore da codice rosso e reclami as-sistenza perché sono già passati cinque secondi non hai nessuna voglia di muoverti a quattro zampe, ora che stai scoprendo quando è divertente correre solo su due.

Da lassù hai tutta un'altra prospettiva, osservatorio panoramico perfetto per decidere sopra quale oggetto precipitare dopo avere fatto una manciata di passi. Vedi una cartaccia dietro l'angolo e slurp, non puoi fare proprio a meno di portarla dalla mano alla bocca. Tendi una mano nel vuoto che cerca un'altra mano a cui aggrapparsi per tirarsi su e ricominciare la danza. Non ti torna proprio se il contatto non avviene immediatamente, per protestare contro il ritardo aumenti la frequenza dei tuoi lamenti sino al momento del salvataggio. Sei una richiesta continua di aiuto, attenzione, soccorso. Allunghi la mano per essere preso e trasportato dove da solo non potresti arrivare, piccolo eroe che non smette di lanciare SOS sino all'accorrere del suo aiutante.

Rimani in uno stato primitivo che sa di magico ed essenziale. Non pronunci parola, forse semplicemente perché non c'è né bisogno, perché sai che le cose, tutte le cose, si possono dire anche in un altro modo. Siamo tutti piccoli come te, alziamo gli occhi al cielo e abbiamo lo sguardo pieno di cose che non possiamo raggiungere. Tu arrivi dappertutto con la forza della disperazione, sicuro che nessuno saprà resistere alle tue lacrime. Buuh, cucù, roarr, slurp e sbang, da mattino a sera, sino a quando dopo una giornata di nascondimenti, inseguimenti e arrampicamenti, non ti addormenti per sfinimento, chiedendo solo di avere qualcuno vicino per tenere lontani gli abbandoni. Il tuo piccolo cuore sa che basta chiedere aiuto, prima o dopo i rinforzi arriveranno.

Marco Grossetti

NP Giugno – Luglio 2023

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