Paradossi contemporanei

Pubblicato il 21-01-2024

di Michelangelo Dotta

E alla fine per stanchezza, per indifferenza o per semplice noia, l’invasione dell’Ucraina, l’operazione speciale di Putin, è uscita dai radar dell’informazione; dopo più di un anno la pietas e la curiosità sono calate a zero confermando che la monotonia è il nemico peggiore dell’odience televisiva. Per il mondo dell’informazione mordi e fuggi, quel fronte di guerra, per quanto tragicamente attuale, è entrato nel dimenticatoio insieme allo Yemen, al Sudan e a quelle zone di conflitto più o meno dichiarato che caratterizzano la mappa del mondo del terzo millennio. Il confronto armato tra Hamas e Israele e, per immediata estensione, tra ebrei e palestinesi, per vicinanza, crudeltà o maggiore empatia per i duellanti, ha preso il sopravvento assoluto su ogni altra notizia e, con l’approssimarsi del Natale, la vicenda degli ostaggi relegati nei tunnel lontani dai loro cari più si addice agli svogliati palati dei fruitori in pantofole del tubo catodico.

Ma stiamo parlando di televisione, dei telegiornali ufficiali e blasonati, quelli della famiglia riunita a cena davanti allo schermo, un vero cliché che ormai appartiene a un altro mondo; oggi sono i social il principale mezzo di informazione per una grande fetta di popolazione, la generazione Z in primis (quelli nati tra il 1986 e il 2010) che sempre più manifesta una palese disaffezione verso i media tradizionali. Tik Tok domina il mercato incontrastata specie tra i giovani da 18 a 24 anni, ma sono molte le piattaforme che guadagnano terreno anche nelle fasce più adulte di popolazione; la semplificazione dei temi e la frammentazione delle opinioni sono alla base dell’enorme diffusione dei social media che disintegrano i vecchi equilibri di comunicazione e rappresentazione della realtà.

Così anche le tragedie di una guerra inevitabilmente passano per questa fase di scomposizione dei fatti e degli eventi, mentre ordine, portata e proporzioni stesse dei medesimi cambiano a seconda dell’autore del post mentre il singolo fruitore, sempre meno interessato al quadro globale, cerca voci e informazioni utili più per rafforzare le proprie tesi che per reale desiderio di conoscenza. L’impatto delle immagini, sia statiche che in movimento, è enorme e ha superato da tempo il peso delle parole; gli spezzoni di realtà immortalati da un banale telefonino che rimbalzano e si moltiplicano nell’etere, danno allo spettatore la netta impressione di assistere “in diretta” a un evento e, ancor di più, gli conferiscono il potere di poterlo giudicare in totale autonomia. Senza alcun tipo di filtro, di verifica o di censura, ognuno si costruisce de facto il disegno di una realtà che collima perfettamente con le sue idee, il proprio credo e le sue profonde convinzioni. Così, nel mondo di una offerta infinita, le informazioni e le notizie vengono selezionate e fruite solo quando perfettamente coincidono con il proprio sentire e il proprio credo, senza alcun tipo di contradditorio e in totale solitudine. Non più commenti a tavola durante la cena, confronti e opinioni contrastanti, discussioni e prese di posizione; il binomio tutto italiano famiglia/televisione pare in crisi profonda e, dopo più di 50 anni di felice matrimonio, le due istituzioni sono entrate in crisi… e i social stanno a guardare.


Michelangelo Dotta
NP dicembre 2023

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