Nella nube oscura

Pubblicato il 19-03-2023

di Flaminia Morandi

È morta la speranza. È quello che si dice in tante comunità cristiane che misurano in diretta il polso della fede dei loro aderenti. Morta la speranza dopo due anni di pandemia, seguita da una guerra in Europa dell’est, alle porte di casa. Eppure pandemie nel mondo c’erano anche prima: nel 2014 l’ebola in Congo e in Sudan, con una mortalità tra il 50% e il 90%, nel 2009 l’influenza suina, nel 2003 la Sars, dal 1981 l’Hiv, mai finita, che finora ha ucciso circa 25 milioni di persone e di cui peraltro non è mai stata trovata una vera cura, solo la possibilità di ridurre la carica virale.

E le guerre? Nel marzo scorso ne sono state contate 59, di cui, secondo l’ACLED (Armed Conflict Location & Event Data Project) dieci potrebbero peggiorare: in Etiopia, Yemen Sahel, Nigeria, Afghanistan, Libano, Sudan, Haiti, Colombia, Myanmar. La morte della speranza in tanti cristiani d’occidente sembra la risposta a una situazione di pericolo vicina e carica di minacce, identificata con il silenzio di Dio. Per tanti somiglia alla sua assenza.

Dio tace, non interviene, sembra indifferente alle preghiere moltiplicate dalla paura. Dio non si mostra come un Padre che corre in soccorso dei suoi figli, come fanno le madri e i padri umani. Ma se la speranza svanisce quando è notte, forse dobbiamo interrogarci sulla nostra fede. Sulla riva del mar Rosso la fede è raffigurata dalla nube che separa i figli di Israele dall’esercito egiziano. Una nube nera, che proprio per la sua oscurità illumina la notte (Es 14,20). Buio, silenzio.
Nel suo viaggio verso Roma e verso la morte da martire che lo attende, sant’Ignazio di Antiochia, I secolo, scrive che la salvezza è nella fede in Gesù e nell’amore per Gesù, «il Verbo uscito dal silenzio di Dio». Solo chi continua a credere nel buio e nel silenzio può decifrare la parola segreta del maestro interiore che è Gesù. Il suo silenzio è potente quanto la sua parola: «Chi ha dentro la Parola di Gesù è capace di intendere il suo silenzio».

E Origene, scrivendo ad Ambrogio a Milano, insiste sul silenzio di Gesù: «Gesù condannato, tace. E noi dobbiamo parlarne?». Con la radicalità che lo caratterizza, distingue tre categorie di credenti: la prima, i pesci non commestibili, che sgusciano presto dalla rete della Chiesa, la seconda, i pesci buoni che si fermano al senso letterale delle Scritture, la terza i pesci che vanno oltre il senso letterale, oltre il buio, oltre il silenzio: e si trasformano in esseri spirituali.
È una visione gnostica, è vero, che però ha qualcosa da dirci. Cosa vogliamo cercando Gesù? Come chiede affannosamente Gesù soprattutto nel Vangelo di Giovanni: cosa cercate veramente? Il pane? La soluzione ai vostri problemi? La carriera? Perché mi venite dietro? Solo due volte chiede “chi” cercate, e non “cosa” cercate. Ai soldati che vengono per arrestarlo, e a una donna. In entrambi i casi, a qualcuno che cerca proprio lui e solo lui, per odio o per amore della Verità su Dio. E lui, con il suo silenzio che grida la sua fede in noi, aspetta la nostra risposta.


Flaminia Morandi
NP dicembre 2022

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