La fiducia nei giovani

Pubblicato il 15-07-2022

di Max Laudadio

Oggi sono felice, colmo di una sensazione di speranza che inebria, che mi lascia senza fiato, e che è frutto di un gesto che Roberto (nome di fantasia perché lui stesso mi ha chiesto di rimanere anonimo) mi ha donato. Inconsapevolmente è riuscito a riaccendere anche altri cuori di numerosi cittadini del paese in cui vivo, e di questo lo voglio ringraziare.

Sabato scorso, accompagnato da alcuni volontari dell’Associazione On, ho raggiunto la vetta del Monte Poncione dove si erge una maestosa croce in ferro di circa dieci metri, con l’obiettivo di organizzare la sostituzione dei pannelli in vetro che completano la struttura.
La suggestiva vista che si amplifica a 360°, e che abbraccia i sette laghi della provincia di Varese, si è subito offuscata quando ci siamo accorti che qualcuno aveva deturpato con delle scritte blu la base in cemento del simbolo più forte della cristianità.
Ho provato rabbia, non tanto perché quella bravata ci obbligava a ore e ore di lavoro in più, ma perché non riuscivo a comprendere il motivo di un gesto così irrispettoso.

Quella croce, per gli abitanti della Valganna e della Valceresio, ha un significato profondo che trova la sua origine più di cento anni fa, grazie ad alcuni volenterosi alpini che faticosamente l’hanno trasportata in vetta, e che culmina con la sua prima accensione in occasione del suo centesimo compleanno, rimasta nel cuore di tutti anche perché accompagnata da una benedizione speciale di papa Francesco che ha compreso, oltre alla croce, i fruitori del parco e i volontari che ci lavorano.

Per questo motivo la sua deturpazione ha creato una polemica molto attiva, e che ha trovato la sua massima diffusione nei social. C’era chi condannava l’atto senza prendere posizione e chi invece augurava le peggiori disgrazie al responsabile, sta di fatto che tutto quello che leggevo non mi apparteneva. Poi, grazie a mia moglie, e ad altri amici che collaborano con la nostra associazione da anni, abbiamo preso una posizione molto netta, continuare a dare fiducia ai giovani. Così, abbiamo pubblicato un post su fb con la richiesta al graffitaro di scuse (anche private) ai volontari e l’invito a unirsi a noi nei lavori di ripristino della croce.

Non vi nego che pochi giorni prima papa Francesco aveva esortato tutti al perdono, ma non come un semplice dono, come un diritto di chi lo richiede e quindi evidentemente di chi sbaglia. Questo ha contribuito non poco a farci scegliere la strada da intraprendere.
Le nostre aspettative però, hanno iniziato a vacillare dopo tre giorni di attesa inevasa, e proprio mentre cercavamo di comprendere cosa altro avremmo potuto fare, il mio cellulare ha squillato avvisandomi dell’arrivo di un messaggio.

È difficile descrivere l’emozione che ho provato nel leggere quelle semplici parole, che raccontavano chiaramente il ragazzo che le aveva scritte; le sue paure, la solitudine, e anche la difficoltà d’integrazione, ma non solo, perché emergeva prepotentemente anche il coraggio che aveva dovuto trovare, spinto dalla sola voglia di un riscatto.
Roberto mi ha commosso. È riuscito in quello che per tanti di noi è addirittura inaccettabile, chiedere scusa e ripartire. Con umiltà, donando la stessa quantità di fiducia ricevuta, e rendendo talmente grande il suo gesto da trasformare in piccolo l’errore che ha originato il tutto.
Bravo Roberto, sarà un onore riverniciare la croce con te.


Max Laudadio
NP marzo 2022

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