La base della democrazia

Pubblicato il 20-12-2022

di Claudio Monge

Si chiama Organizzazione della cooperazione di Shanghai e ha tenuto proprio nei giorni successivi del viaggio papale in Kazakhstan, il suo 22° vertice a Samarcanda in Uzbekistan, altra Repubblica ex-sovietica e turcofona. Quest’organizzazione, praticamente sconosciuta al grande pubblico occidentale, è stata fondata nel 2001 tra Russia, Cina e quattro ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale: Kazakistan, Kirghizistan, Uzbekistan e Tagikistan. Nel 2016, l’organizzazione si è ulteriormente allargata per includere India e Pakistan. Nel 2021 è stato il turno dell’Iran ad aderire all’alleanza (adesione formalizzata proprio nell’ultimo summit di Samarcanda).

Originariamente l’organizzazione è stata creata per ragioni economiche e di sicurezza regionali e, solo secondariamente, culturali. In questi giorni Cina e Russia hanno fatto di essa la vetrina della loro partnership (pur tra mille tensioni dovute agli interessi contrapposti, soprattutto dal punto di vista energetico), che funge da strumento di opposizione alla presenza degli Stati Uniti in Asia. Ed è proprio questo il punto, il leader russo ha scatenato l’invasione ucraina, nella speranza di ridisegnare gli equilibri mondiali: un ordine mondiale alternativo a quello a trazione americana. La Russia, anche se sta uscendo con le ossa rotte da questa sporca guerra, non potendo più resuscitare un nuovo Patto di Varsavia è tuttavia riuscita a mondializzare la sua lotta contro l’Occidente. La visione è planetaria e non a caso coinvolge le nuove potenze geografiche asiatiche, ben utili in particolare alla propaganda della Cina (che per altro è sempre più prudente sul fronte del conflitto ucraino), Paese traino nella competizione economica globale che desidera, proprio per questo, anche evitare il caos del tutti contro tutti che danneggerebbe gli affari globali. Ma il cruccio attuale dello zar Vladimir è la Turchia che, da tempo, è il maggior contender economico proprio della Cina, soprattutto nel continente africano.

Nonostante l’economia a pezzi, con un’inflazione all’80% e una valuta fuori controllo, che ne fa un leader ai minimi nel paese che governa, il presidente Erdoğan è stato tra più applauditi del vertice di Samarcanda, dove era ospite d’onore. Il presidente turco incarna, all’ennesima potenza, il cinismo di una politica che può giocare su tavoli diversi, con partner diversi e talvolta opposti (quando non in guerra aperta tra di loro), come se nulla fosse e, soprattutto, apparentemente senza più il bisogno del consenso di una base popolare che, nel frattempo, paga i prezzi drammatici di questa spregiudicatezza al potere. Se si pensava che un’efficace comunicazione permettesse agli attori politici di accrescere in maniera significativa la propria capacità di creare consenso “dal nulla”, qui sembra quasi che l’insulto stesso all’elettore non sposti più di tanto gli equilibri.

Pare siano spazzate via anche le componenti classiche del consenso: l’autenticità (“mi posso fidare”), l’ordinarietà (il leader percepito “come me”), per la verità mai stata davvero di moda in una cultura gerarchica e paternalista come quella turca, e la straordinarietà (il leader dotato di capacità speciali e non ordinarie). Come dire, il “re è nudo” ma sembra fatalisticamente estinta anche la speranza di un’alternativa credibile che possa cambiare il declino irreversibile dei “vinti della storia”. Del resto, non era già un drammatico monito quello di un tal Orban che ha avuto l’ardire di qualificare quella ungherese come una “democrazia illiberale”? Da tempo si sono tenute le esequie di quel popolo, base necessaria della vera democrazia, al quale importa la forma di governo, la permanenza di uno stato di diritto e, soprattutto di posizioni davvero dialogiche e solidaristiche, che implicano considerazione dell’alterità umana e sociale. Gli attuali populismi interpellano una “folla anonima” e disincantata: un coacervo di individui che si accontentano di dire la loro sul web, di divulgarsi in immagini, illudendosi di contare!


Claudio Monge
NP ottobre 2022

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