In attesa 2

Pubblicato il 01-09-2020

di Davide Bracco

Anche per questo mese è difficile immaginare quali film saranno nelle sale al momento dell’uscita di questo numero e allora si fa di necessità virtù e mi soffermo su un film che merita di essere riscoperto e lo può essere facilmente dal momento che è visibile senza costi su YouTube.

Un lavoro, Andrei Rublev di Andrei Tarkovskij, girato nel 1966 e presentato nel 1969 al Festival di Cannes che gli diede notorietà internazionale al punto da essere considerato oggi uno dei cardini del cinema del Novecento.


Il film rilegge la storia della Russia del Quattrocento attraverso le gesta del più famoso pittore russo Andrei Rublev, autore delle più celebri icone della storia dell’arte. Un lavoro diviso in otto capitoli che oltre a raccontare la vita di un personaggio mitico per tutti i russi vuole anche riflettere sul senso dell’arte davanti alla politica sanguinaria degli uomini tanto efferata quale quella delle lotte in Russia tra principi rivali e dalle invasioni dei Tartari.

Una riflessione che tuttavia presenta purtroppo caratteri di attualità anche oggi e ancor di più al momento dell’uscita del film che in patria fu osteggiato dal regime comunista che ne impedì a lungo la proiezione nelle sale.

Rublev ha in Teofane il Greco il suo maestro e con lui intrattiene una lunga discussione, durante i loro lunghi tragitti a piedi, sulle funzioni dell’arte di fronte ai mali del mondo: il maestro non crede alla bellezza ma si limita a riprodurla e accusa con cinismo il popolo di ignoranza e incapacità di agire con rettitudine, l’allievo viceversa ha una visione più comprensiva verso le persone ed è consapevole delle loro sofferenze.

Esemplare di questo discorso è una delle scene più famose del film (rintracciabile facilmente in rete) quando Rublev, in una visione onirica, si immagina vittima di una crocifissione in un povero villaggio innevato di contadini e la sua voce fuori campo commenta queste immagini così crude compren- dendo l’operato del popolo innocente e schiacciato dalla forza delle classi al potere.

Una sequenza di bellezza rara e che si avvicina alle visioni pasoliniane del Vangelo secondo Matteo dove la crudezza e la drammaticità del bianco e nero esaltano la profondità dei gesti e dei pensieri dei personaggi coinvolti. Quanta distanza dall’iconografia delle più classiche pale d’altare di Pontormo e Rosso Fiorentino riprese in tanti libri e commentate da Pasolini nel cortometraggio La ricotta trattato nel numero scorso.

Andrei Rublev prosegue il racconto e la vita del grande pittore tra immagini affascinanti e momenti altrettanto preziosi come quello sul finale dedicato agli sforzi di alcuni artigiani impegnati nella costruzione di una campana. Un film non facile ma capace di far provare allo spettatore sensazioni di rara bellezza, quel sentimento che, nelle parole di un personaggio dello scrittore russo Dostoevskij, «salverà il mondo».

Davide Bracco
NP maggio 2020

 

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