Un villaggio intorno

Pubblicato il 04-07-2022

di Marco Grosseti

Mark esce da scuola, passa da casa a fare merenda sperando di non trovare frigo e dispensa vuote come il giorno prima, butta lo zaino per terra e poi corre fuori, percorrendo da solo a piedi tra le fabbriche abbandonate, i pochi metri che distanziano il complesso di case popolari in cui abita e il nuovissimo palazzetto dello sport dove si allena la sua squadra di calcio. Mark ha solo 9 anni e quel pallone che lo aspetta è il suo sogno e la sua salvezza, la sua compagnia e la sua medicina.

Lo abbiamo incontrato mentre giocava in strada con i suoi amici e alla fine andava sempre via da solo, anche se era piccolo e fuori era buio, anche se era freddo e lui aveva solo una maglia e tanta tosse. Lo abbiamo invitato a giocare con noi, ma era abituato a stare per i fatti suoi e a un certo punto correva sempre altrove tutto arrabbiato senza dire una parola per una strada tutta sporca e brutta, prendendo a calci quel pallone mezzo distrutto e rovinato, come era la sua vita, senza traccia di cura e di regole. Una sera lo abbiamo accompagnato a casa e abbiamo visto con i nostri occhi che, se nessuno rispondeva, lui si arrampicava sul balcone ed entrava dalla finestra che essendo rotta era aperta sempre.
Abbiamo conosciuto mamma e papà, incontrato i suoi maestri, respirato la rabbia, l'agitazione, l'abbandono, che disturbavano lui e i suoi fratelli: in sei dentro un bilocale, i mesi di da una lunghissima vacanza senza traccia di scuola, la lavatrice rotta e i vestiti lavati per finta che finivano dentro l'armadio senza incontrare acqua e sapone, mamma e papà che non si capiva mai dov'erano, loro sempre per strada senza nessuno a fianco, i nostri tentativi di soccorso che ricevevano un naturale e convinto rifiuto. Se anche era consigliabile aumentare le distanze, ridurre il bene, barricarsi in casa e non avere contatti con l'esterno, loro erano l'eccezione per cui non potevamo chiudere gli occhi e il cuore.

Insieme alla loro scuola, abbiamo accompagnato i suoi genitori a chiedere aiuto ai servizi sociali, perché se da soli non riuscivano a prendersi cura di quelle piccole vite, qualcuno potesse farlo insieme a loro.
L'assistente sociale ha accompagnato suo fratello alle visite in neuropsichiatria infantile, seguito le pratiche perché fosse attivato il sostegno di cui aveva diritto a scuola, un intervento domiciliare cerca di assicurare il mantenimento delle condizioni igieniche e sanitarie necessarie per il benessere dei bambini, è stato attivato un affido diurno perché almeno per lui e suo fratello ci possa essere un'educatrice che si preoccupi solo di loro e di nessun altro, come mai gli era successo prima.
Il Sermig non è solo il posto dove Mark viene a fare i compiti e a giocare a calcio. È il posto dove imparare ad avere cura del mondo perché qualcuno ha cura di lui. L'aiuto che viene dato alla sua famiglia è integrato a quello dei servizi sociali e al progetto Torino Solidale di cui l'Arsenale della Pace è uno degli snodi: la fornitura di kit scolastici, la domanda per i buoni-spesa, la risposta ai bisogni primari e contemporaneamente il tentativo di riattivare le risorse che ci possono essere anche in quei pochi metri quadri di casa.

Dove gioca a calcio Mark, pochi mesi fa è passato anche il presidente Sergio Mattarella, la massima carica istituzionale del Paese, a pochi metri da quella abitazione dove si entra dal balcone invece che dalla porta, in quella stessa strada tutta sporca e brutta che lui percorre da solo ogni giorno con le mani nelle tasche e un cappuccio sopra la testa.
Il viaggio con lui e i suoi fratelli è fatto di piccoli traguardi che si raggiungono insieme e di tantissima strada ancora da fare. È il profumo di vestiti lavati e stirati sopra la pelle, è un bimbo che non si fa più la cacca addosso perché ha trovato altri modi per esprimere il suo bisogno d'amore, è un regalo da scartare per il compleanno, è la compagnia di chi non torna più a casa da solo la sera, è un pezzo di strada diventato stadio per i bambini e i ragazzi che ci abitano attorno, è una pizza con le patatine per festeggiare un momento speciale.

La sfida è riuscire a creare un legame così forte e stabile, relazioni di fiducia e di attaccamento che possano permettere a Mark di resistere.
Al dolore e alla rabbia che verrà per la consapevolezza di tutto quello che non ha ricevuto, alle sirene delle baby-gang che verranno a sedurlo per convincerlo a prendersi tutto quello che lui non ha e gli altri sì. Ci sono cose che basta farle una volta e valgono per sempre, piccole vite che invece hanno bisogno di essere salvate ogni giorno, si finisce la sera e si ricomincia la mattina.


Marco Grossetti
NP marzo 2022

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