Ucronia

Pubblicato il 26-08-2020

di Flaminia Morandi

Cosa sarebbe successo se i nazisti avessero vinto la seconda guerra mondiale? E se la Rivoluzione francese non fosse mai scoppiata?, si chiedono gli storici che si dilettano di ucronia, letteralmente dal greco nessun tempo, cioè la fantastoria che non si è verificata.

Cosa sarebbe successo se nel giardino dell’Eden, invece di intavolare una rovinosa discussione con il suo cervello serpente che le suggeriva pensieri malevoli su Dio, Eva fosse andata da Dio a spiattellargli i suoi sospetti? Se avesse vuotato il sacco dicendo: perché ci tagli fuori da una piena conoscenza? Vuoi tenere il potere solo per te? Dove sei padre? Dove sei buono? Se l’avesse fatto, forse avrebbe capito l’alta responsabilità di collaborazione a cui con Adamo era stata chiamata.
Portata alla luce, la menzogna del cervello serpente si sarebbe dissolta da sola, perché l’inganno ha bisogno di buio e di nascosto per esistere e autoalimentarsi.

Per questo nella tradizione cristiana fin dall’epoca patristica è raccomandata l’attenzione ai pensieri: osservarli per vedere da dove provengono e dove possono portare, e comportarsi con quelli negativi come con un serpente velenoso, tagliandogli la testa appena spunta dalla tana. E non c’è miglior modo di tagliare la testa a un pensiero serpente come manifestarlo a qualcuno. Meglio se esperto e non coinvolto. Prima di tutto però manifestarlo a se stessi davanti a Dio, cioè guardandosi da fuori, dal suo punto di vista: con l’esame di coscienza, che non deve riguardare solo le azioni, raccomanda sant’Ignazio di Loyola, ma prima di tutto i pensieri, poi le parole (vere e proprie armi improprie) e infine gli atti.

Passare al setaccio ogni sera (ma anche più volte durante la giornata: non ci vuole chissà quanto tempo né chissà che silenzio intorno) ciò che è avvenuto nella propria coscienza, rileggendo la giornata come una pagina di storia sacra. Scopriremo in noi di volta in volta un po’ di Eva, un po’ di Adamo, di Caino, di Davide, di Salomone, di Giuda o di Pietro, ma forse anche un po’ di Elia o di Giovanni Battista, chissà. Purché senza senso di colpa, che è solo una manifestazione di egocentrismo: perché non corrispondo all’immagine ideale che ho di me. Accettando invece in pace il rimorso, la tristezza per il male fatto, che va ascoltata e presentata a Dio.

L’importante è ricordare, non passare mai niente sotto silenzio, non seppellire, non negare il negativo, ma essere consapevole delle malefatte e anche dei doni: e della simpatia con cui Dio mi guarda, lui che i miei mali li ha già bell’e inchiodati alla sua croce e non se li ricorda più. Dio non mi chiede una fantastoria della mia vita. Mi chiede: quello che sei, che tu ed io ben sappiamo, me lo vuoi dare? Scriviamo insieme, tu ed io, una storia vera? Io ci sto, e sono qui. Fidati: oltre che vera sarà una storia meravigliosa.

Flaminia Morandi
NP maggio 2015
 

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok