Troppe donne

Pubblicato il 22-08-2020

di Flaminia Morandi

XI e XII secolo: guerre e crociate senza ritorno falciano gli uomini e cresce il numero delle donne sole, vedove e ragazze che non trovano marito. XIII e XIV secolo: si aggiungono le nobili povere, rovinate dal fallimento dell’economia feudale basata sulla terra e l’affermarsi dell’economia commerciale delle città. XVI secolo: in Europa le donne che vivono sole sono il 20% della popolazione, vedove per matrimoni con uomini troppo vecchi, per le guerre, per le epidemie ricorrenti che uccidono più uomini che donne. Per secoli una donna ha avuto due sole alternative: il matrimonio o il chiostro, purché fosse ben chiuso e le donne non ne potessero più uscire, come tornò a ribadire il Concilio di Trento, e magari pretendere la parte di eredità cui avevano rinunciato facendosi monache.

Allora le donne hanno inventato una terza via, da sole, senza nessun fondatore attestato: essere “beghine”, termine dall’etimologia poco chiara, forse derivato dal “beige” del panno dei loro abiti. Vivere in comune, in piccole case intorno a un cortile e una chiesa, da laiche senza voti, senza rinunciare ai propri beni, mantenendosi con il lavoro, servendo i malati e i poveri in castità e preghiera, unica garanzia della comunità.

Non un Ordine, né un Terz’ordine. Diceva alle sue compagne Dolcelina di Digne, badessa di una di queste associazioni di donne: «Figlie, voi siete qui riunite nell’amore di Cristo. Tutti gli altri Ordini santi hanno nella loro regola un vincolo strettissimo. Ma voi, voi non siete legate che dall’amore ». L’amore di Cristo che libera dalle paralisi, fa alzare, camminare, vedere e sentire, amare. Il loro “carisma” era proprio questo cammino interiore di libertà, senza mediazioni, in cerca dell’Amato, innamorate dell’eucaristia.
Sono state le beghine di Liegi a inaugurare il culto del SS. Sacramento, la comunione frequente, quotidiana, ispirando san Francesco, che ne aveva sentito parlare.

Che paura, donne così, in un tempo in cui anche la medicina vedeva nella stessa fisiologia femminile un pericolo: umori freddi e umidi che predisponevano all’immaginazione, alle passioni, all’infedeltà, alla falsità.
Eppure lo stesso re san Luigi IX di Francia amava i beghinaggi e ne aveva fondati, c’erano relazioni strette fra le beghine e gli Ordini mendicanti, soprattutto francescani, che spesso le accompagnavano spiritualmente. Il papa Giovanni XXII le aveva protette.

Ma alla fine ha prevalso la paura: nel gran calderone della lotta alle eresie, nel tentativo di cristianizzazione della società, sono finite anche le beghine.
Che oggi possono di nuovo essere fonte di ispirazione e una risposta al grande, ambiguo parlare delle donne nella Chiesa. Donne, non donne come uomini.

Flaminia Morandi
NP aprile 2020

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok