Questione di immagine

Pubblicato il 16-02-2022

di Michelangelo Dotta

Fateci attenzione, è una sequenza di una manciata di secondi che i Tg nazionali, in particolar modo il Tg uno, ripropongono in maniera quasi costante in ogni servizio che riguarda il presidente del Consiglio. Fa sicuramente parte delle “immagini ufficiali” diffuse ad uso e consumo delle testate televisive dallo staff del neo presidente del Consiglio appena eletto ma, se agli albori del suo mandato questa con pochissime altre faceva parte dell’unico repertorio di Draghi nella sua nuova veste, questa sequenza in particolare resiste nel tempo ed è diventata una sorta di marchio iconico. Inquadratura fissa, immagine appositamente rallentata, piano della scrivania presidenziale a limitare il campo in basso, Draghi in primo piano intento a leggere alcuni fogli, avambracci ad arte appoggiati ai lati, biro Bic nella mano destra, cravatta a piccolissimi pois elegante, giacca a bleu impeccabile, il tricolore a completare e ravvivare lo sfondo. Non è un’immagine “rubata” ma tecnicamente costruita, in posa, in cui ogni elemento che la compone è scrupolosamente studiato a partire dal voler immediatamente sottintendere e comunicare un effetto sorpresa (artificioso), il presidente infatti non guarda la telecamera che ha puntata davanti ma tranquillamente legge (fa finta di leggere) i fogli che ha dinnanzi, sembra ignorare la circostanza, assorto nella sua presupposta attenta lettura quasi non vuole concedersi all’obiettivo, non ha tempo da perdere per inseguire la sua immagine ribaltata in milioni di schermi di casa… Ci vuole fare immediatamente capire che ha cose molto più importanti di cui occuparsi, cose che ci riguardano direttamente e che siamo ben contenti che qualcuno finalmente prenda sul serio invece di passare il tempo a inseguire e concedersi alle sirene televisive come fanno ormai quasi tutti i politici nostrani.

Il primo impatto di questa immagine che pare ignorarci è dunque quello di comunicarci la serietà della persona, di chi non ha bisogno di vendersi alle luci della ribalta per guadagnare consensi, di chi, a rischio di apparire supponente, pensa a lavorare innanzitutto. Pochi istanti dopo, al rallentatore ad enfatizzare il gesto, il presidente alza lo sguardo e guarda dritto verso di noi, è al medesimo tempo presente e distaccato, vuol farci chiaramente intendere che lo fa perché deve, si concede e ci concede una piccola distrazione che gli pesa ma che sa essere necessaria, ci guarda fisso negli occhi… lui c’è. Un lungo attimo prima di riabbassare lo sguardo e continuare a lavorare. Allo stacco successivo il fiume turbinoso delle altre immagini ricomincia a scorrere ma la staticità iconica di quella breve sequenza anomala al rallentatore ci cattura. In pochi secondi racchiude tutto, personalità, programma e dedizione… esattamente ciò che manca alla maggior parte dei nostri rappresentanti che ostinatamente continuiamo a votare.


Michelangelo Dotta
NP novembre 2021

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