Innamorati

Pubblicato il 22-08-2020

di Flaminia Morandi

Si può amare Dio con i sintomi dell’innamoramento? Agostino, Giovanni Climaco, Diadoco non hanno dubbi: certo che si può. L’eros fisico ti sia modello per il tuo desiderio di Dio, dice Climaco.

La delizia, il godimento di Dio satura lo spirito e penetra il corpo, e l’incandescenza è così forte che si sente il bisogno di gridare, vinti dalla gioia, dice Isacco il Siro.
Anzi, la sua forza è talmente ardente che la “sensazione di Dio” che c’è nel cuore arriva ad attaccare la parte più dura, minerale dell’uomo, dice Diadoco di Fotica, e diventa sensazione di Dio nelle ossa: così irresistibile che strappa l’uomo a se stesso. Queste riflessioni le troviamo in scritti che si intitolano Scala del Paradiso, Discorsi ascetici, Cento capitoli gnostici: l’ascesi non è dunque mortificazione e digiuni, è fuoco d’amore. Possibile?

Possibile, sì, perché noi amiamo solo se siamo stati amati per primi e Dio ci ha amati per primo. Ci ha donato tutto e poi ci ha donato se stesso.
Da chi viene l’amore di Dio in noi? Dallo Spirito Santo che ci è stato dato, dice san Paolo. E l’amore di Dio non è un amore qualunque, tiepido come spesso l’amore umano. Ė un amore folle, da innamorato pazzo.

E noi? Che dobbiamo fare, noi? Facciamo un esempio pratico, dice Agostino. Mettiamo un uomo che ama una donna per la sua bellezza fisica. Sente una forte attrazione, ma inevitabilmente cerca, oltre al corpo, anche la sua tenerezza. Invece viene a sapere che quella donna lo odia. Tutta la sua eccitazione si sgonfia, l’oggetto del suo desiderio gli ispira odio. Ma l’attrazione fisica è finita? No. «Anche se ardeva per una cosa che vedeva, si aspettava un sentimento che non vedeva ». Ma se invece capisce di essere amato? La temperatura della sua passione raddoppia. Agostino conclude: «Tu non vedi Dio: amalo e lo possiedi… Dio si offre nello stesso istante che noi ci apriamo a lui. Amatemi, ci grida, e mi possederete. Non potete amarmi senza possedermi».

E quel “possesso” non ha niente di astratto: è mangiare e bere pane e vino alla stessa mensa di Dio.
È unirsi a lui fisicamente e finalmente, nell’abbandono, si apre il corpo che è interiore al corpo e si celebrano le nozze eterne, dice Isacco. E allora, beati coloro che bevono questo vino!

Ne hanno bevuto i peccatori e hanno abbandonato la strada in cui si erano impantanati, gli ubriaconi e sono diventati amanti del digiuno, i ricchi e hanno desiderato la povertà, i poveri e sono diventati ricchi di speranza, i malati e sono guariti, gli ignoranti e sono divenuti sapienti. Il corpo di morte si dissolve nelle acque del battesimo d’amore. Nasce il corpo di gloria, quello che emana lo splendore della divinità. Quello che non ha bisogno di parole e di programmi di pastorale per trasmettere l’amore di Cristo.

Flaminia Morandi
NP marzo 2020

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