Heidi vs Winks

di Andrea Gotico - Della mia infanzia ho un ricordo bello nitido: sono io sul durissimo divano di mia nonna che guardo Heidi. Ricordo chiaramente come momenti bellissimi sia l’attesa sia la visione, seguite da quell’attimo di tristezza a fine puntata. Strano a dirsi ma con Heidi ti sorridevano davvero i monti e le caprette ti facevano davvero ciao, era davvero quella la sensazione che ti lasciava. Quella sensazione aveva tre cause.

La prima indubbiamente il divano duro, duro al punto giusto, di quella comodità a cavallo tra il mi tempro e la delicatezza della nonna (ovvero vengo inconsciamente a conoscenza della sofferenza mentre Peter si mangia una intera toma e la nonna mi prepara burro e marmellata e/o pane e aglio). La seconda motivazione è l’attesa, componente ormai in via d’estinzione. Mia figlia ad esempio, all’età di quattro anni, possiede tutta la serie di Heidi in versione digitale, quindi può guardarsi la puntata successiva subito dopo quella precedente… non rimane sulle spine per vedere se Clara finalmente riesce a camminare e misericordia, per dirla alla Rottenmeier, ha il vecchio dell’alpe, alias nonno di Heidi, a disposizione a tutte le ore. Non posso fare a meno di ricordare una frase di mio nonno: “Se non sai aspettare la morte, sarà lei a venirti a prendere prima del tempo”.
Il terzo punto è il più etereo, si tratta della differenza che c’è tra quel che provo dentro dopo una puntata di Heidi rapportata a quel che provo dentro dopo una puntata delle Winxs. Difficile da spiegare diversamente.

In conclusione, tralasciando quel che si potrebbe ancora dire sulla comodità dei divani moderni, sulla loro incapacità a temprare i giovani d’oggi o sulla poesia che manca a un Big Mac e sorvolando sulla dieta di Heidi fatta di latte e formaggio, che oggi farebbe un po’ specie ai dietologi moderni, a noi del ‘72 o giù di lì – accipicchia – piacciono più gli amici di Heidi che quelli della De Filippi.

Orzata con Latte – Rubrica di Nuovo Progetto