L'esame di coscienza (2/2)

L'esame di coscienza (2/2) - Continua la riflessione. Dopo essersi soffermati sul primo punto, la coscienza,approfondiamo altri due punti.
di Giuseppe Pollano
 
 
Possiamo indirizzare la nostra vita verso la verità di noi stessi se, come curiamo il corpo, così curiamo i pensieri, il cuore, la volontà, lo spirito.
La coscienza, illuminata dallo sguardo del Signore Gesù sulla croce e guidata dallo Spirito, sa penetrare il proprio essere e le proprie azioni, smascherare ogni compromesso, orientare alla verità.
La coscienza, ravvivata dalla riconciliazione frequente e orientata dalla guida spirituale, aiuta ad essere riconoscenti e leali.
L'esame di coscienza è uno degli strumenti di cui ci possiamo servire per prendere in mano, con determinazione, la nostra vita.
Chiedo con tutto il cuore che chi vive la regola del Sì, guardando il Signore sulla croce e sentendo il suo Spirito d'amore, si incontri più volte al giorno con la propria coscienza.
Al mattino, quasi a evidenziare i punti sui quali porre tutta l'attenzione all'inizio della giornata; alla sera, per riflettere sulla giornata trascorsa, ma anche a mezzogiorno, all'Angelus, facendosi aiutare da Maria.
Un esame di coscienza personale, e settimanalmente comunitario, che ci renda vigilanti sulle nostre azioni, sui nostri pensieri, sulla nostra preghiera, sui nostri propositi, sui nostri sì e sui nostri no, per essere fedeli all'amore del Signore.


2)  noi e la nostra coscienza, come rapporto di fedeltà e di crescita

Il problema della nostra coscienza è anche un problema soggettivo: io con la mia coscienza che faccio, come me la cavo, come la gestisco? Ecco l'aspetto del rapporto tra noi e la nostra coscienza come rapporto di fedeltà e di crescita.

2.1)  la coscienza certa

Quando agisci dovresti avere una coscienza certa, essere sicuro che è bene quello che fai. Puoi anche sbagliarti, cioè può essere una coscienza certa soggettivamente e non vera.
Alla coscienza certa si deve obbedire sempre. Eticamente parlando non si deve mai andare contro la propria coscienza certa, anche se sbagliata, perché il fatto che sia sbagliata può anche non dipendere da me.
In realtà obbedire alla propria coscienza certa è un principio un po' disatteso, per cui nasce il tormentoso dramma dell'infedeltà alla propria coscienza. Ci sono molti che vivono portandosi dentro questo dramma, e non sono persone felici perché il loro conflitto le rende tristi quando non cattive e aggressive. Una parte della cattiveria sociale deriva dal fatto che molta gente non è in pace con la propria coscienza, contraddice la propria coscienza certa.

2.2)  la coscienza dubbia e quella perplessa

Diversa è la situazione della coscienza dubbia, cioè quando non si sa cosa è bene o cosa è male.
Quando la coscienza è dubbia la tua umiltà e il tuo buon senso dicono che bisogna sospendere l'azione e approfondire. Posso accettare questa proposta o questa situazione?
La problematica morale oggi è molto grande, la fascia del dubbio molto alta.
I preti più che affrontare i peccati della gente spesso devono affrontare i loro dubbi ed aiutare a capire attraverso la morale cristiana, che continua ad essere illuminante e molto chiara. La morale cristiana non è un enigma continuo perché lo Spirito è in noi, però è molto seria.
Ci sono poi casi speciali, definibili con coscienza perplessa, in cui qualunque cosa tu faccia ti sembra sempre di sbagliare: vado a trovare il parente che sta male o vado a messa? Fai quello che vuoi, ma con semplicità, prega Dio che ti ispiri.

2.3)  la coscienza delicata

L'ideale è avere una coscienza attenta e delicata, che cerca di essere all'altezza della situazione. Nessuno ha una coscienza perfetta, per cui non è il caso di scoraggiarsi, però tendere ad avere una coscienza attenta è sicuramente possibile. Il discepolo di Gesù percepisce la differenza non solo tra il bene e il male, ma anche tra il bene e il meglio.

2.4)  la coscienza rilassata

Si capisce il significato di coscienza delicata attraverso il suo opposto: la coscienza rilassata, quella che giudica tutto senza tener conto delle particolarità, dei gesti, degli atteggiamenti. È la coscienza di chi non si pone problemi, che si accontenta di non far grandi mali. È una coscienza grossolana, poco formata, non capace di crescere.
Noi non ci confrontiamo mai con una legge, ma sempre con una persona: "Chi ama osserva i comandamenti", e mi piace ciò che lui desidera e so che va anche nei particolari.

2.5)  la coscienza scrupolosa

Non è raro che una fragilità psicologica si riversi nella vita morale. Lo scrupolo è una malattia della coscienza, una realtà molto tormentosa perché non rende mai sicuri del bene e del male, del perdono ricevuto, dell'aver detto le cose in modo adeguato. Questa è una fragilità psicologica, tanto è vero che l'ansietà etica è presente anche nei non credenti.
Da soli dallo scrupolo non si guarisce: è l'obbedienza fiduciale la medicina per questa sgradevole malattia. Ci sono persone che si sono allontanate dalla pratica religiosa perché creava loro troppi problemi.


3)  vivere secondo coscienza oggi

Tu hai la tua coscienza, la vivi, ti rendi conto di quanto la formi e la informi e non finisci mai di farti una coscienza vera. Su alcune cose siamo certi, su altre ancora incerti oppure sappiamo ma non abbiamo ancora deciso di farlo perché la nostra coscienza esita. Coscienza vuol dire decidere, e decidere vuol dire coraggio, virtù. Pertanto ci sono delle frontiere nella nostra coscienza.
In noi lo Spirito spinge e pungola la coscienza di continuo. Questo rende la coscienza più vera, ci fa ammettere il bene non fatto o il male fatto. Ecco il punto di frontiera che ora abbiamo davanti. Questa coscienza vera, di cui so anche che è certa, mi obbliga e so che fin che non farò quel bene non sarò in pace. I punti di frontiera ci aiutano a crescere, perché si impara, quindi non bisogna scoraggiarsi.

3.1)  la testimonianza

Due ragazzi si vogliono bene, e oggi l'insegna dell'amore non ha più distinzioni: l'amore, l'affetto, la donazione, la corporeità, la sessualità sono un tutt'uno. Io sono cristiano, so che non è così, credo alla castità prematrimoniale e so che è verità. Fino ad ieri ne ero anche certo, adesso che l'amore mi investe e mi condiziona sono più incerto. Tra il capire e il decidere c'è il passo della virtù cristiana, ecco la testimonianza.
Ti rafforzerai perché da te, che vivi la situazione, le forze che avevi prima non ti bastano e ne hai bisogno di altre. Prima eri d'accordo sulla tua virtù, ora sei in guerra, armati, cioè prega, accostati ai sacramenti. Dinanzi al punto di frontiera, certe volte puoi non farcela. Scivoli, cadi, poi ti sollevi: è incominciato un tuo combattimento spirituale. Combattilo bene, Dio è con te, non spaventarti, se cadi risollevati, non avvilirti. Hai trovato una strada dura, mentre prima, quando non c'erano problemi, era così facile!
Questo si applica a tutte le situazioni della vita. Allora è bello crescere così, perché si testimonia.

3.2)  l'obiezione

Oggi in pratica non raramente si deve, nel privato e nel pubblico, adottare l'obiezione di coscienza, la quale tecnicamente si definisce come forma di dissenso a carattere non violento che si esprime nel rifiuto individuale variamente motivato di seguire un dispositivo legislativo, anche subendo le conseguenze della propria decisione quando l'obiezione non è ammessa. Il martirio cristiano all'inizio è nato dall'obiezione di coscienza di trattare l'imperatore come fosse Dio.
Noi oggi siamo spesso chiamati a fare obiezione nel privato e nel piccolo, perché non ci sono solo le leggi, ma anche le consuetudini. Quando obietto devo aspettare che mi caschi addosso una montagna di critiche, di ricatti, come ad esempio "se mi vuoi bene, lo fai". Siccome voglio più bene a Cristo, faccio una scelta. Dunque aspettiamo pure il martirio dell'ironia, del distacco, dell'isolamento.
Pur essendoci oggi un clima di grande tolleranza, ci sarà il momento in cui tutti saranno da una parte e il cristiano da un'altra. Erode e Pilato son diventati amici quando si è trattato di mettere in croce Gesù. Se tutti la pensano in un certo modo, anche se sono diversi tra loro, ma sul punto dove tu obietti sono d'accordo, tu diventi una vittima.
La coscienza cristiana è impegnata, è ricca e poi è anche contenta e lieta.
"Mi specchio in te Signore, tu sei la verità, me la trasmetti, la conosco, ci credo, so che mi costa ma anche che mi rende felice, e la faccio". Questa è la storia della Chiesa, e vi troviamo una chiesa viva che crede in questo e comincia dalla propria coscienza e poi una chiesa più andante che vive di compromessi con la coscienza; la prima è contenta, la seconda è brontolona.
Cristiani che hanno una coscienza limpida, che sanno anche sanguinare un po', visto che Gesù è stato crocifisso, sono lieti e aiutano gli altri con pazienza: ti prendo come sei, ti amo, e poi andiamo avanti insieme.

Ognuno poi rifletta sull'esame della coscienza (sua struttura morale) e sull'esame della vita a confronto con la coscienza (il suo buon uso pratico).

Nella coscienza cristiana opera lo Spirito (Gal 5) il quale porta all'immagine di Cristo (2Cor 3,18).

tratto da un incontro all'Arsenale della Pace
testo non rivisto dall'autore

 

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