Yes, io posso

Pubblicato il 11-10-2011

di andrea


di Andrea Gotico - C’è un titolo che sembra lampeggiare, la radio passa la colonna sonora de "Il gladiatore". È un momento memorabile...

Sono le otto di mattina, scendo sotto casa, entro nel bar, ordino un caffè e butto un occhio sulla prima pagina del giornale. Sgrano gli occhi… non ci posso credere, sto sognando. C’è un titolo che sembra lampeggiare, la radio passa la colonna sonora de Il gladiatore.
È un momento memorabile, tutto va al rallentatore, è magnifico, per un istante sono felice: “Facciamo le scuole, non la guerra”. È un titolo di quelli grandi, sulla prima pagina. È la dichiarazione di Michelle Obama. E pensare che proprio stanotte ho sognato suo marito che mi sorrideva. E ancora incalza quella santa donna: “Dove dobbiamo indirizzare le nostre energie? Nel preparare la guerra o nel curare il nostro Paese?”. Io sono sconvolto. L’abitudine al marcio e truculento titolo che ci sveglia ogni mattina modello “Sgozzato per rubargli la merenda”, “Morti, morti e ancora morti” e “Spara tra la folla nella pausa pranzo” fa paradossalmente sembrare questo titolo uno scherzo di cattivo gusto. obama1.jpg
Corro davanti al computer, barackobama.com diventa monopolio per la mia mente. Guardo tutti i video, ascolto ogni parola che esce dalla bocca di quest’uomo, ne capisco una su quattro, ma quella che capisco suona bellissima. Sono ufficialmente vittima, anch’io come mezza America e Veltroni, del fascino di quest’uomo, e come loro voglio alimentare tutta la speranza che c’è in me, e come loro voglio illudermi, voglio credere che sia tutto vero. Voglio uccidere in me quel tarlo che mi dice che è solo una menzogna… come tutte le altre. “Yes we can” è più di uno slogan, è come una droga, una droga che si chiama speranza… quella che è l’ultima a morire. Una pacca sulle spalle mi fa tornare sulla terra: “Scusa se ti interrompo, ma il tuo caffè sta evaporando, poi ascolta me che io so… non vorrei entrare nei tuoi pensieri ma al posto di Bush andrebbe bene anche il mio cane”. “C’hai troppo ragione” penso. Ma lasciatemi nel mondo delle favole ancora un poco, che magari sogno ancora una volta quest’uomo un po’ bianco e un po’ nero, un po’ uomo e un po’ donna, un po’ bimbo e un po’ anziano, che mi guarda e mi sorride dicendomi: “Tu… proprio tu… puoi!”.


 

 

 

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