VIETNAM: il lavoro nel villaggio

Pubblicato il 17-11-2011

di andrea

Globalizzazione: il filo rosso che lega ormai quasi ogni realtà del mondo, che segna la storia presente e certo tutto il futuro. Al suo seguito, opportunità di lavoro e vita si spostano da un capo all’altro del pianeta: un processo traumatico, non solo per la rapidità con cui si afferma. Là dove la produzione arriva, per alcuni sarà la possibilità di uscire dalla miseria. Con molti sacrifici, imposti soprattutto da un nuovo modello di vita da accettare, che allontana non solo dalla tradizione, ma anche da identità e relazioni. Come sempre la sfida è trarre opportunità da vincoli e problemi. Non è impossibile. La globalizzazione è un fatto: in spirito di solidarietà, va orientata verso le persone. Globalmente. Come in questi progetti realizzati grazie alla collaborazione tra Sermig e Figlie di Maria Ausiliatrice.

ANDANTE, NON TROPPOLaboratorio tessile
La Repubblica Socialista del Vietnam da un ventennio, con un approccio molto pragmatico, ha beneficiato di una apertura all’iniziativa privata e di cospicui investimenti dall’estero, ex-nemici in testa. La crescita ha un po’ migliorato le condizioni di vita di una popolazione che ha raggiunto i 90 milioni. Il Partito (unico) mantiene il suo ruolo guida del sistema e un ampio controllo sulla società.
Come altrove, una certa libertà economica non implica riduzione del controllo dello Stato sulla vita delle persone. L’apertura ai mercati esteri dà slancio al settore industriale, benché Soprattutto i settori dove il valore aggiunto è relativamente modesto siano molto esposti alla concorrenza.
Il Vietnam sta dunque emulando con successo altri Paesi asiatici; diventando meta di una delocalizzazione di industrie dalla Cina stessa, che aggira dazi doganali ed esporta alcune produzioni particolarmente inquinanti. Laboriosa disciplina, propensione al commercio, acquisizione di capacità, sacrificio, sono alla base della sua competitività.
I costi sociali sono grandi. Lasciare la campagna per la periferia di una città e un lavoro in fabbrica vuol dire avere di che vivere, ma anche un difficile e traumatico passaggio da una dimensione di vita ad un’altra. E non mancano ovviamente le situazioni di sfruttamento di chi già non ha niente. La scolarizzazione nelle campagne è bassa, come in altre realtà dell’Asia orientale, cresce il divario tra popolazione rurale (70%) e urbana, parte della quale può avere qualcosa in più per la propria vita, anche se sovente a scapito della qualità della medesima.Laboratorio di parrucche
Nel Paese, il 30% della popolazione vive ancora in condizioni di povertà estrema. Le opportunità che la globalizzazione - ossia la domanda di beni a basso costo per l’esportazione nel “primo mondo” - offre alla povera gente sono molto modeste.
Oltre alla difficoltà ad accedere a questi “privilegiati” posti di lavoro - sia di produttori locali su commesse, che di investitori stranieri -, il lavoro è duro, remunerato quanto basta ad una spartana sopravvivenza.
Difficilmente consente di far studiare dei figli e di offrire loro nel tempo opportunità migliori.
CHIESA DELLA GENTE
In questo scenario, la presenza delle suore Figlie di Maria Ausiliatrice è segno significativo di una Chiesa testimone, che promuove in tanti modi l’umanizzazione della vita dei deboli, secondo schemi che sanno cogliere le dinamiche di un tempo in forte cambiamento.
La Chiesa nel suo insieme svolge in Vietnam un ruolo importante; i cattolici sono oltre 6 milioni (7% della popolazione) e in notevole espansione. Si mostra propulsiva e attraente per i giovani, la pratica religiosa è alta e, rimossi almeno alcuni degli impedimenti da parte del governo, i seminari sono frequentati; numerosi anche religiosi e religiose.Bimbi
Una Chiesa che si impegna nella società e per i bisognosi – credenti o meno - anche se relegata in una limitata autonomia: i dissidenti cristiani, anche religiosi, sono oggetto di persecuzione e reclusi.
Rispetto a situazioni ancora più complesse e difficili, come quella della Cina, l’equilibrio in qualche modo raggiunto tra Chiesa e Stato, dopo molte persecuzioni e con un’opera paziente - ne è esempio la testimonianza del card. Nguyen Van Thuan -, è reputato un modello di relazione da proporre per favorire una possibile evoluzione nella stessa Cina.
TRA LA GENTE
La presenza in Vietnam delle suore FMA è iniziata nel 1961 nella periferia di Saigon. Negli ultimi venti anni è ripresa intensamente e la congregazione ha conosciuto un considerevole sviluppo. Le suore sono circa 150, e la metà non ha compiuto 30 anni; molte con formazione
universitaria. Le loro case sono soprattutto a Ho Chi Minh, nei quartieri periferici e poveri della metropoli, con scuole materne, sostegno a famiglie povere e scolarizzazione dei bambini, formazione professionale, alfabetizzazione, pensionato per studentesse e universitarie, centri di promozione della donna, case per donne a rischio, ecc. Sono inoltre in alcune province del centro del Paese.Bimbi al computer
In diverse altre località del centro e del nord la congregazione è in qualche modo presente, anche se non ancora con proprie case o strutture. Le attività portano anche a piccole presenze pastorali nei villaggi, dove si promuovono iniziative per le comunità.
Nel loro insieme, azioni centrate sulla promozione delle capacità e del ruolo delle donne, soprattutto le giovani: autonomia, consapevolezza e partecipazione. Ma le suore innanzitutto “conquistano” giorno dopo giorno la loro presenza. Che vuole essere incisiva, ma allo stesso tempo deve essere discreta, sempre in una realtà “di frontiera” sia per le situazioni su cui intervenire, che per il contesto difficile.
PROGETTARE IL NUOVO
Un’azione di promozione umana, particolare e significativa, in questi ultimi anni è stata sviluppata organizzando e gestendo laboratori a favore di diverse comunità in zone rurali e povere del Paese. Buona parte del prodotto è su commessa da parte di ditte esportatrici; qualcosa cerca sbocco direttamente sul mercato locale. Dalla maglieria al cucito, fino ad una ulteriore attività, più delicata e redditizia: produrre parrucche.
In vari siti sono coinvolte centinaia di ragazze; questa è per loro la sola seria possibilità di lavoro. Molte delle loro storie si possono immaginare, anche senza troppa fantasia.
Soprattutto, è data loro la possibilità di lavorare senza dover abbandonare i villaggi, le famiglie, il loro ambiente e le loro radici; economicamente, il salario è leggermente inferiore rispetto a quello di una fabbrica lontana, ma sono inferiori anche le spese di viaggio, di vitto e alloggio... Si può costruire un futuro, senza abbandonare del tutto comunità e stile di vita, elementi importanti dell’identità, dimensioni da preservare e far crescere nei valori.
A particolari situazioni si viene incontro dando alle persone la possibilità di portare del lavoro di cucito o di maglieria a casa. I laboratori operano in una prospettiva diversa dal profitto ad ogni costo, pur dovendo ben stare sul mercato. Strutture essenziali, ma bene organizzate. Alcune suore aiutano lo svolgimento del lavoro e insegnano, per garantirne la qualità.
Il loro impegno è massimo per cogliere ogni opportunità di continuità o di crescita, senza considerare tempo e fatica; e senza salario, ovviamente.Bimbi a scuola
Beneficiarie dell’azione sono ragazze vietnamite di umile condizione, e delle varie etnie tribali che abitano le zone di montagna; circa un terzo di loro sono cristiane. Le strutture sono anche finalizzate a offrire formazione/apprendistato. Questo infatti è un problema serio nella ricerca di un lavoro in Vietnam: se la giovane non ha già le capacità richieste, il datore di lavoro impone un periodo di apprendistato di parecchi mesi; in questo tempo non viene pagato un salario, ma sovente viene richiesto il versamento di una “cauzione” prima dell’ingresso in fabbrica. Cauzione che, nel caso di insoddisfacente esito del periodo di apprendistato
(o per qualunque altro pretesto), non verrà restituita. Le giovani normalmente non hanno il denaro per la cauzione, sicché si indebitano pur di non perdere anche solo la prospettiva di un lavoro. L’impossibilità di restituire il debito travolge molte vite che si perdono nello sfruttamento della prostituzione…
La formazione tecnica, nella esperienza delle attività finora condotte dalle FMA, ha consentito l’occupazione dell’80% delle giovani che vi hanno partecipato. La formazione presso le suore è ovviamente anche crescita in una dimensione umana, dove aprirsi a una nuova e più profonda consapevolezza. Le immagini ricordano come la dimensione di “comunità di lavoro” in un’azienda non sia solo una visione utopica. Piuttosto la realtà cui tendere. Allo stesso tempo, il basso prezzo di alcuni beni oggi di largo consumo - magliette, indumenti di ogni tipo che si trovano sui nostri mercati o megastore - non aiuta certo a rendersi conto di quale impegno, tensione, professionalità, sia parte delle loro fibre. Oggetti umili, ma realizzati da donne e uomini che nel servirsi delle macchine mettono in gioco tutto il loro saper e voler fare.

Mauro Palombo
foto di Andrea Ruberti e FMA
da Nuovo Progetto aprile 2009


Vedi la scheda “Vietnam: scolarizzazione

 

INFO
Il Vietnam è una repubblica socialista, con capitale Hanoi. Una superficie di 331.000 kmq
ospita una popolazione di 90 milioni di abitanti, con una crescita demografica dell’1%
annuo. Gruppi etnici: 90% di etnia vietnamita, il restante 10% suddiviso in 53 altri gruppi
etno-linguistici tra cui cinesi, khmer, cham e montagnard.
Il buddismo è la religione ufficiale, ma ci sono minoranze cristiane e musulmane.
Il recente passato è segnato dalla colonizzazione francese iniziata nel lontano 1858 e dalla
sanguinosa guerra con gli USA terminata nel 1975 con il crollo del governo fantoccio ed il
precipitoso ritiro delle truppe americane. Dal 1976 il Paese è riunificato e ammesso all’ONU. L’Unione Europea ha accordi di cooperazione con il Vietnam, ma il Parlamento europeo ha chiesto che Hanoi ponga fine alle violazioni sistematiche della democrazia, dei diritti umani, della libertà religiosa.

HELP
Attorno all’amicizia con suor Elena Miravalle delle Figlie di Maria Ausiliatrice, il Sermig ha potuto in questi anni sviluppare diverse azioni. Dal sostegno della accoglienza di bambini e presso le case delle suore in città, alla scolarizzazione attraverso il sostegno di famiglie povere, alla promozione
delle comunità di etnie tribali, preparando in un percorso di anni di studio le loro future maestre. Nel 2007/2008 è stato possibile acquistare le attrezzature per un laboratorio di
taglio e cucito dove trovano oggi lavoro una ventina di giovani donne.
Per aiutare: ccp 29509106 intestato “Sermig”, causale “C.I.S. Re.Te.-Vietnam”










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