Teologia quantistica

Pubblicato il 18-04-2024

di Rinaldo Canalis

Lo scorso 6 febbraio è uscita una notizia veramente interessante: il telescopio James Webb ha scoperto una nuova galassia che appartiene a una tipologia molto rara, di cui si conoscono pochi altri esempi.
È una galassia nana che non dovrebbe esistere: è isolata e quiescente, non interagisce con galassie vicine, né produce nuove stelle. La sua conoscenza potrebbe cambiare le attuali conoscenze in merito alla formazione e all’evoluzione delle galassie. In questi ultimi tre decenni, grazie alle nuove tecnologie, si stanno scoprendo miliardi di galassie e con esse miliardi di miliardi di stelle. In ambito scientifico, avvengono più scoperte e novità in un solo anno che in tutto il secolo passato. Le possibilità di conoscenza dell’uomo stanno arrivando ad altezze mai prima immaginate. La conoscenza è pienamente compresa nel disegno di Dio. Basta riprendere la Genesi quando Dio esprime il suo primo comando all’uomo: «Soggioga la terra». Comando purtroppo dimenticato e trascurato dai religiosi e dagli uomini di fede che tendono a ricordarsi solamente degli altri comandamenti. A volte sembra che l’amore, quello dell’“A” maiuscola, debba essere rivolto unicamente alle creature umane bisognose. Ci dimentichiamo invece che colui che risulta più “assetato” del nostro amore è un altro: è Dio!

Insieme all’amore per chi è derelitto, malato, colpito dalla guerra e dalla fame, possiamo anche amare alzando il nostro sguardo verso l’universo attorno a noi.
Qualcuno asserisce che ne conosciamo solo il 5%, il resto ci invita costantemente a spalancare la mente e il cuore. Forse, proprio conoscendo il cielo potremo scoprire strade nuove per affrontare i tanti mali che affliggono la terra.
Terra e cielo, un rapporto che l’uomo coltiva sin dalle origini. La storia dell’umanità che crede, fin da quando disegnava sulle pareti delle caverne, ha sempre avuto un rapporto speciale con Dio, secondo le proprie possibilità. Tutta l’arte sacra (e di quanta in Italia ne siamo custodi!) ha cercato di dare gloria a Dio in una preghiera sofferta, incarnata, dialogante. Oggi abbiamo la possibilità di seguire strade diverse. Pensiamo al telescopio Webb, lanciato il 25 dicembre 2021, frutto di una collaborazione internazionale tra la NASA, la nota agenzia spaziale statunitense, l’ESA, Agenzia spaziale europea, e l’Agenzia spaziale canadese. Da quasi tre anni orbita intorno al Sole a 1,5 milioni di km dalla Terra, allineato con l’orbita terrestre. Il telescopio Webb ha aperto nuovi orizzonti per l’astronomia grazie a tecnologie di progettazione d’avanguardia. È il più grande telescopio mai inviato nello spazio, e permetterà di ampliare gli orizzonti di ricerca del cosmo inaugurati dal telescopio Hubble. Nel vangelo di Matteo, al capitolo 6, leggiamo: «Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita […] Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai, eppure il Padre vostro celeste li nutre. […] Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia».

Chi sente la vocazione sacerdotale passa molto tempo a studiare teologia, è molto raro che passi del tempo in un laboratorio di fisica o a guardare il cielo.
Eppure quanta strada sta facendo la scienza senza che noi credenti (e pastori) ce ne accorgiamo! E quante cose nuove che allargano il cuore all’amore di Dio potremmo imparare se non restassimo attaccati a forme di devozione troppo antiquate che non riescono più a farci amare il Creatore e ci spingono ad accontentarci di amare, forse, le creature come noi. Dico “forse” perché è solo allargando i nostri confini che possiamo davvero risolvere i problemi di chi abbiamo di fronte. Come afferma il noto proverbio cinese: «Non dare solo il pesce da mangiare oggi, ma insegna a pescare». A volte confondiamo i nostri turbinii psicologici con l’Amore vero.
Il cielo esiste non solo per il fatto che lo guardiamo. Numerosi rover stanno da tempo calpestando il suolo di Marte, raccogliendo e analizzando campioni, inviandoci foto strabilianti. La sonda Osiris-Rex ha portato a terra campioni dell’asteroide 101955 Bennu che vengono analizzati in tanti laboratori specializzati. Dio esiste, non perché lo evochiamo. Esiste non perché lo guardiamo, ma perché ognuno con le pochezze che ha, sin da bambino, gli invia messaggi d’amore a cui Lui risponde con altrettanto amore. Con una sicurezza che ci infonde tranquillità: Dio continua a guardarci anche in questo tempo.


Le nostre generazioni possono guardare oltre e più in profondità le cose
Il principio di indeterminazione di Heisenberg afferma che non è possibile determinare con precisione e in contemporanea due variabili coniugate, ossia non è possibile conoscere con esattezza e allo stesso istante la posizione e quantità di moto di una particella. La meccanica quantistica di Niels Bohr lasciava sgomento il grande Einstein, padre della relatività generale. Sua è la frase: «Credi davvero che la luna non sia lì se non la guardi?» È un caposaldo della meccanica quantistica che una misura perturba sempre il sistema osservato generando delle modificazioni. Quindi il guardare cambia le cose? All’Arsenale passiamo ore davanti a un’ostia esposta in silenzio, guardandola. Anche questo è un guardare, ma più d’altro e sentirsi guardati. Direi che esistiamo perché Qualcuno ci guarda e non viceversa. Dopo Galileo con il suo cannocchiale, guardiamo sempre più le stelle e ne vediamo sempre di più. Restiamo estasiati, a volte annichiliti di fronte a tanta maestà.
Pur avendo idee estremamente diverse, il 27 aprile 1920, si incontrarono a Berlino tre dei più importanti fisici dell’epoca, Bohr, Max Planck ed Einstein. I tre si trovarono a loro agio parlando per tutto il tempo di fisica, confrontando le loro idee. «Poche volte, nella vita, una persona mi ha dato tanta gioia con la sua sola presenza come è stato nel suo caso», scrisse successivamente Einstein a Bohr. Non immaginiamo quali livelli i tre raggiunsero, ma dissero di aver provato “gioia”. È un frammento della stessa gioia che possiamo assaporare noi andando più a fondo nel creato.
 


Rinaldo Canalis
NPFOCUS
NP marzo 2024

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