SYDNEY 2008

Pubblicato il 15-11-2011

di Aldo Maria Valli


Continua il cammino delle Giornate Mondiali della Gioventù ideato da Giovanni Paolo II. Alcune pennellate del nostro vaticanista.                                                                                                 

di Aldo Maria Valli

 

Non sarà facile dimenticare la Gmg 2008 che si è svolta a Sydney. Per la ricchezza dei contenuti, per la bellezza dei posti, per le parole del Papa e la sua serenità in mezzo ai giovani.
Benedetto XVI, atteso al varco dai mass media locali per la questione degli abusi sessuali da parte di alcuni sacerdoti, non solo ha chiesto scusa ma ha detto che i responsabili dovranno presentarsi davanti alla giustizia e ha esortato i vescovi a fare tutto il possibile per sradicare un fenomeno per il quale ha confessato di provare vergogna.
La stampa australiana ha commentato con favore questa coraggiosa presa di posizione.

Sydney, 18 luglio: 23ª Gmg; la Via Crucis per le vie della città (foto SIR)

Fin dalla stupenda cerimonia di benvenuto, con il Papa a bordo della nave “Sydney 2000”, il cerimoniale ha lasciato ampio spazio alla cultura dei nativi, in segno di rispetto verso popoli che hanno tanto sofferto per l’arrivo dei bianchi in questo continente. E il fatto che oggi la religione cattolica sia la più diffusa fra i circa cinquecentomila aborigeni australiani (su una popolazione di oltre venti milioni) testimonia dell’impegno della Chiesa a favore di queste etnie.

Rivolto a una società fortemente secolarizzata e contraddistinta dal muticulturalismo, Benedetto XVI ha ringraziato questo Paese per la libertà religiosa che concede, ma allo stesso tempo ha messo in guardia dai falsi dei dell’amore possessivo, della ricchezza e del potere. Sono tentazioni, ha detto in particolare rivolto ai giovani di una comunità di recupero, che conducono alla morte, mentre la strada della vita è quella di Dio. L’amore autentico è certamente qualcosa di buono, “ma quanto facilmente può essere trasformato in una falsa divinità!”. La gente spesso pensa di amare quando in realtà tende a possedere l’altro o a manipolarlo. La gente a volte tratta gli altri come oggetti per soddisfare i suoi bisogni piuttosto che come persone da apprezzare e amare. Quanto è facile essere ingannati dalle molte voci che nella nostra società sostengono un approccio permissivo alla sessualità senza prestare riguardo alla modestia, al rispetto di sé e ai valori morali che conferiscono qualità alle relazioni umane”. E ancora: “La scelta di abusare di droghe o alcool, di entrare in attività criminali o autolesioniste” non è mai una via d’uscita anche se a volte può dare questa illusione.

Ripetuti gli appelli del pontefice contro la mentalità materialistica (“la vita non è accumulare, ed è più che avere successo”) e a favore della solidarietà e della difesa ambientale. I giovani devono imparare ad ascoltare il “grido” dell’umanità, qualunque sia la provenienza. E netto il richiamo ai rappresentanti di tutte le fedi (tra loro il rabbino Jeremy Lawrence e lo sceicco Mohamad Saleem) perché la religione sia sempre fattore di pace e mai di violenza, sia testimonianza di amicizia e di convivenza, non di odio.
Rivolto agli anglicani, Benedetto non è entrato nella questione spinosa, l’ordinazione di donne vescovo, che sta dividendo la Chiesa d’Inghilterra, ma ha realisticamente osservato che il dialogo ecumenico sta attraversando una fase critica lungo quel cammino che, in definitiva, non ha altro obiettivo se non quello di poter celebrare l’eucaristia insieme.


Sydney, 18 luglio: 23ª Gmg; la Via Crucis per le vie della città (foto SIR)

Tante le immagini memorabili. Abbiamo visto Benedetto passeggiare nel bosco di eucalipti che circonda la residenza di Kenthurst, dove ha trascorso un periodo di riposo prima di affrontare gli impegni previsti dal programma. Il Papa alle prese con un pitone, un koala, un canguro e altri animali portati dagli addetti dello zoo di Sydney ha infranto lo stereotipo, ingiustificato, dell’uomo freddo e distante. Quando ha invitato a pranzo dodici ragazzi e ragazze in rappresentanza di tutti i continenti, si è intrattenuto in conversazione con ognuno informandosi sugli studi, i desideri professionali, le aspirazioni. E quando Armando, americano figlio di messicani emigrati clandestinamente, gli ha regalato una maschera di Topolino e una pallina antistress, è stato al gioco come un giovane tra i giovani.

Nella veglia conclusiva, all’ippodromo di Randwick, ha trionfato la luce. Migliaia di fiammelle sono state accese dai giovani e altre fiaccole sono state portate da un gruppo di ballerini che hanno mimato l’apertura allo Spirito Santo. Una ragazza indigena ha acceso le lampade di dodici pellegrini, che a loro volta hanno acceso quelle dei vescovi e di tutta l’assemblea. La fede come contagio personale, come testimonianza data con l’esempio. Quell’esempio indicato ai giovani anche dai patroni scelti per la Gmg 2008, tra i quali il servo di Dio Giovanni Paolo II (ideatore delle Gmg e per due volte in Australia da papa, nel 1986 e 1995), Pier Giorgio Frassati (le cui spoglie, portate nella cattedrale di Sydney, sono state meta di un incessante pellegrinaggio), Madre Teresa di Calcutta, santa Maria Goretti, santa Teresa di Lisieux (il più giovane dottore della Chiesa e patrona dell’Australia) e Mary MacKillop (1842-1909), la fondatrice delle suore di St Joseph, beatificata da Giovanni Paolo II nel 1995 proprio a Sydney, una donna che con largo anticipo sui tempi avviò un processo di riconciliazione con le popolazioni aborigene cercando di assicurare loro un’educazione.

Tra le testimonianze proposte ai giovani durante la veglia, ha colpito quella di Marie Stepanova, della Repubblica Ceca. “Ci sono stati momenti – ha detto – in cui ho pensato che Dio fosse assente dalla mia vita”, ma proprio nei momenti più bui “Dio mi ha mostrato quanto è presente e quella che credevo una delusione si è rivelata qualcosa di bello. La sapienza di Dio va molto oltre la nostra. Ciò che ai nostri occhi può sembrare una sfortuna, ai suoi può essere una benedizione”.
Al centro della veglia l’adorazione eucaristica, seguita dai cinquecentomila giovani presenti nel più assoluto silenzio. Anche le televisioni che seguivano l’evento in diretta hanno rispettato il raccoglimento evitando di sovrapporsi con commenti. .

E l’abbraccio con i giovani si è ripetuto il mattino seguente, quando Benedetto XVI ha impartito il sacramento della cresima a ventiquattro giovani. La preghiera dei fedeli è stata letta anche in sudanese, con un riferimento alle sofferenze dei cristiani che non godono della piena libertà.


Sydney, 18 luglio: 23ª Gmg; a pranzo con il Papa (foto SIR)
Contribuite all’edificazione di un mondo, ha detto il Papa, in cui la vita sia accolta, rispettata e curata amorevolmente, non respinta o temuta come una minaccia. E poi con grande franchezza ha rivolto a tutti una domanda: “Che cosa lascerete voi alla prossima generazione? State voi costruendo le vostre esistenze su fondamenta solide, state costruendo qualcosa che durerà?”
Dicendo a tutti arrivederci (in italiano) a Madrid per l’edizione numero ventiquattro della Gmg nel 2011, Benedetto XVI ha detto: “Spero di rivedervi fra tre anni”. Ha parlato come un padre, ha seminato, ha dato speranza.
Aldo Maria Valli

Vedi anche:
Benedict, you’ll never walk alone (GMG 2005 – Colonia)

Dello stesso autore:
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