Quando i cattolici non erano moderati

Pubblicato il 10-08-2011

di Aldo Maria Valli

I temi della laicità e della capacità di leggere i segni dei tempi tengono banco, anche perché in tempi difficili come i nostri serve una visione provvidenziale della storia.

di Aldo Maria Valli

Le risorse della carità vanno messe in moto “con prudenti imprudenze e con giudiziose spregiudicatezze”. L’espressione di padre Ernesto Balducci, riferita a Giovanni XXIII, mi è tornata alla mente leggendo Quando i cattolici non erano moderati (Figure e percorsi del cattolicesimo democratico in Italia), il libro, curato da Luciano Guerzoni, che raccoglie gli interventi svolti nel convegno promosso dalla Fondazione Ermanno Gorrieri per gli studi sociali in occasione del primo anniversario della morte di Pietro Scoppola (Modena, 28 - 29 novembre 2008).

Il volume collettivo, edito da Il Mulino, spazia dai percorsi politici dei cattolici nell’Europa del Novecento alla figura di Dossetti come produttore di cultura; dall’impegno civile di Pietro Scoppola al nodo della laicità nel rapporto tra Chiesa, cattolici e democrazia; dal progetto costituente dei cattolici democratici al nesso tra riforma politica e riforma ecclesiale. Concluso con un commento di David Sassoli, al quale si deve il provocatorio titolo generale, il libro è solo apparentemente una rievocazione. Dietro ogni nome e ogni circostanza del passato c’è uno stimolo e quasi un programma per l’oggi, specie in relazione al problema della presenza e del ruolo dei cattolici dentro gli attuali schieramenti politici.

Scrive lo storico Guido Formigoni a chiusura del saggio introduttivo: “Sul fronte politico, il propapa_giovanni.gifblema appare come salvare le acquisizioni della laicità e della capacità di mediazione, assumendosi consapevolmente, come laici credenti, un ruolo di parte nella società e nella politica ed evitando di apparire al traino della gerarchia”. è un compito, annota il professore, “da far tremare le vene ai polsi”, ma a chi può toccare se non a coloro che, come scriveva Scoppola, “sono portatori di un modo di concepire la politica che esige confronto e dialogo” e hanno sempre valorizzato “l’esigenza della collaborazione e dell’incontro con altre culture e forze che hanno contribuito all’edificazione della democrazia?”. 

Il tema vero è quindi quello del futuro: quali mattoni per quale casa. Ecco allora che Gorrieri e Scoppola, così come Alberigo, Ardigò, Elia, Giuntella (solo per nominare gli ultimi della catena) diventano non i numi tutelari da mitizzare, ma i protagonisti di un’esperienza che continua a dare stimoli e a indicare obiettivi.

Che cosa facevano i cattolici quando non erano moderati? Non erano certamente degli eversori, o dei bastian contrari mai contenti. Prima di tutto leggevano i segni dei tempi, avevano questa attenzione per i cambiamenti, e lo facevano con fiducia, senza paure che spingono a rifugiarsi nelle sicurezze passate e ad alzare steccati verso idee e persone. Erano esploratori della realtà, illuminati da una fede robusta che non diventava mai arma contundente con la quale colpire l’avversario di turno ma proposta al servizio di un cammino comune, per il bene di tutti. Di qui la passione per la laicità come contenuto e la mediazione come metodo. Di qui la ricerca del consenso non come conquista e strumentalizzazione, ma come dialogo fra identità riconosciute e stimate.

Essere moderati è forse un male? No, se per moderatezza si intende il rifiuto dell’estremismo aggressivo. Ma il giudizio cambia se si cade nel moderatismo tipico del centrismo opportunista, del cerchiobottismo cronico, del clericalismo. Siate “prudenti come i serpenti e semplici come le colombe” dice Gesù ai suoi. La prudenza come consapevolezza non è astuzia, non è furbizia, non è raggiro. E la semplicità non è buonismo, ma bontà, amore per la vita di tutti.

Per il cristiano il campo da arare è sempre grande, ma la visione provvidenziale della storia gli permette di mettersi all’opera sapendo che i tempi di crisi non sono tempi di disperazione bensì di rinnovamento e conversione. Gli stimoli forniti dal libro sono infiniti. Di certo il tema della laicità fa da filo conduttore e rende la riflessione quanto mai pertinente rispetto alla stagione che stiamo vivendo, come sottolinea il professor Paolo Prodi quando parla delle invasioni di campo della Chiesa nella politica e della politica negli affari ecclesiastici, con la politica in difficoltà che si aggrappa alla religione civica per rafforzare identità perdute e la Chiesa che si aggrappa alla politica per debolezza interiore.

Di fronte alla sfide nuove, il cattolico democratico non si spoglia della propria identità, ma sa che più è cristiano e più è laico. Perché tiene sempre in azione lo spirito critico, non si lascia ingannare dalla propaganda, identifica le minacce alla libertà e vede chi sono i nuovi avversari. Soprattutto, non ha idoli. Per questo è in grado di smascherare colui che sbandiera democrazia e libertà, ma usa sia l’una che l’altra per il proprio interesse. Quando i cattolici non erano moderati avevano molto da fare, ma anche oggi non si scherza.

Aldo Maria Valli
da Nuovo Progetto gennaio 2010

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