Per crescere

Pubblicato il 15-09-2023

di Anna Chiara Toffanin

Quando ho cominciato ad accompagnare tra i viali dell’Arsenale i tanti gruppi che vengono per conoscerci, una di noi mi ha detto che c’erano quattro cose che non andavano mai dimenticate: la trasformazione della fabbrica di armi in Arsenale della Pace, la restituzione, la fraternità e i giovani.
Ernesto, Maria e il gruppo di amici degli inizi del Sermig erano dei ragazzini capaci di credere in sogni grandi, di credere nella profezia di Isaia che racconta di un tempo in cui le armi non saranno più state costruite. Con questi sogni e desideri si entrava all’arsenale militare quarant’anni fa.

ABITATO DAI GIOVANI
Oggi quel rudere ha cambiato volto, grazie a migliaia di giovani come Ernesto e Maria, capaci di credere nei sogni impossibili. Oggi l’Arsenale della Pace è abitato dai giovani, è una casa per loro. C’è chi ci ha messo la vita 24 ore su 24, chi viene ogni tanto a fare volontariato, e chi ci capita una volta quasi per caso, magari trascinato da qualche insegnante o educatore: ragazzi che vengono a visitarci tramite l’uscita didattica della loro scuola, altri con le parrocchie e i gruppi scout, progetti di pcto… è un mondo di sensibilità e idee diverse, ma anche una realtà di paure e fragilità spesso simili.
La solitudine, l’indifferenza, il vuoto di senso: sono queste le più grandi difficoltà che troviamo nei giovani oggi.
Quest’anno, con i ragazzi che sono passati per l’Arsenale tramite i progetti rivolti alle scuole, abbiamo provato a ragionare sulla parola pace.
Volevamo, insieme ai ragazzi, ridare significato e forza a questa parola, a partire dalla loro esperienza, per poi condividere la nostra. In un mondo in cui tutto sembra parlare di guerra, in cui il conflitto e la vittoria sull’altro sembrano l’unica soluzione ai problemi, abbiamo sentito l’urgenza di rinnovare la nostra fiducia nella pace, come valore e come diritto, che può ancora esistere.
I ragazzi ci hanno portato le loro esperienze di pace a partire dai loro vissuti, a volte difficili, spesso aridi, in cui però la nostalgia di questa parola – oggi così sfumata – si è mostrata come segno evidente del nostro tempo.
Riuscire a riconoscere che ognuno può essere costruttore di pace nel suo metro quadrato, in quel tempo e in quello spazio che gli è dato di vivere, è spesso una sorpresa per i più giovani.
Scoprire di poter fare la differenza è una bella notizia!

ESSERCI
Un passo nella nostra Regola dice che i giovani sono coloro «verso i quali ci pieghiamo sempre con amore». Della nostra casa, mi ha sempre colpito l’esserci per i giovani.
Perché, in fondo, è questo che oggi ci chiedono: esserci.
I giovani che incontriamo, prima di tutto, ci chiedono di stare insieme e di condividerci.
Solitudine, indifferenza e vuoto di senso si combattono creando relazioni belle, autentiche e gratuite. Tutti, in fondo, desideriamo condividerci con qualcuno.
La grande fabbrica di artiglieria della Prima e Seconda guerra mondiale, oggi, potrebbe benissimo essere “solo” un museo, e parlare solo agli appassionati di storia o a chi ancora sa riconoscere negli eventi del passato gli errori da non rifare mai più.
Invece l’Arsenale della Pace, oggi, parla a giovani diversi tra loro, soprattutto perché c’è qualcuno che lo vive, che lo abita, scegliendo tutti i giorni di restituire la sua vita, il suo tempo 24 ore su 24, le sue capacità e le sue fatiche.
Oggi più che mai, i giovani sono attratti da scelte di vita coraggiose, nel nostro caso dall’essere Fraternità.

STARCI CON GRATUITÀ
Molti ci chiedono qual è il nostro metodo per stare con i giovani. Non credo esista una formula o una ricetta, semplicemente bisogna starci, con gratuità. Stare con i giovani fa bene prima di tutto a noi. Ci aiuta a vigilare su noi stessi, ci tiene aperti alle novità del nostro tempo, ci sprona a essere testimonianza di vita vera, vissuta, autentica, che anche nelle fragilità prova a spendersi per gli altri. «Con coraggio – ci ricorda la Regola – la Fraternità cerca di confrontarsi sempre con il cuore sincero dei giovani: essi sono il nostro specchio».
 

Anna Chiara Toffanin
SPECIALE: Un Arsenale che parla
NP giugno / luglio 2023

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