Padre Nostro, modello del nostro pregare

Pubblicato il 28-02-2024

di Padre Mario Nascimbeni

Gesù senz’altro pregava assieme ai suoi discepoli, e lo faceva con le preghiere tipiche del popolo di Israele. Egli aveva però anche l’abitudine di appartarsi a pregare, a lungo, da solo. Così i discepoli si sono domandati come egli pregasse, che cosa egli dicesse in quei momenti di preghiera, e gli hanno chiesto di insegnare loro a pregare. Essi già sapevano pregare, e di fatto pregavano, con tutta la stupenda bellezza della preghiera ebraica che è ricchissima, ma volevano entrare nella stessa preghiera di Gesù.

Se seguiamo lo sviluppo del sermone sul monte nel Vangelo di Matteo, Gesù non ci insegna subito cosa pregare, ma ci fa prima una raccomandazione (Mt 6,5- 6): pregate nel silenzio. Nella mia preghiera c’è sempre un segreto, perché c’è il mistero del mio incontro con il Padre, c’è sempre qualcosa di mio. Anche quando preghiamo in comunione con gli altri, noi siamo sempre soli, chiusi nella nostra camera, che altro non è che il nostro cuore, dove dobbiamo mettere tutto a tacere per incontrare il Padre nel segreto della verità più personale. Incontriamo il Padre che ci conosce, sa tutto della nostra esistenza, non abbiamo bisogno di dargli alcuna informazione perché tutto egli conosce di noi, anche ciò che noi stessi non conosciamo.

Cosa dobbiamo dunque dire al Padre che vede nel segreto, che sa di quali cose abbiamo bisogno? Le parole che Gesù stesso ci ha insegnate e che noi dobbiamo ripetere, meditandole e ascoltandole, perché entrino nel profondo del nostro cuore, ci plasmino. Noi possiamo così partecipare pienamente della vita di Gesù. Il “Padre nostro” diventa così il modello, la misura del nostro pregare e della nostra preghiera, e noi dobbiamo pregarlo calandoci all’interno della stessa esperienza di Gesù.

p. Mario Nascimbeni
NP gennaio 2024

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