PACIFICATI PACIFICHIAMO

Pubblicato il 08-09-2011

di andrea

Nei suoi 45 anni di cammino, il Sermig ha avuto a che fare con molti dei conflitti che lacerano il nostro mondo, dal Vietnam al Rwanda, dalla Somalia al Libano, dall’Iraq alla Terra Santa. Ogni volta è intervenuto portando un messaggio di pace insieme ad aiuti umanitari, chiedendo di incontrare tutte le parti in conflitto. Un modo per invitarle a riconoscersi a vicenda una comune umanità. Questa opera di pace ha le sue radici in un addestramento continuo con i “piccoli” conflitti che si trovano a gestire, ogni giorno, i suoi tre Arsenali.

 

a cura della Redazione

 

“Isaia annuncia un tempo in cui le armi saranno tramutate in strumenti di lavoro. Il profeta parla a nome di Dio, dunque la pace è possibile ma l’uomo deve volerla”: è la promessa da cui nasce l’avventura dell’Arsenale della Pace, da 25 anni sede principale del Sermig (al quale si sono aggiunti l’Arsenale della Speranza in Brasile e l’Arsenale dell’Incontro in Giordania). Una promessa in cui la Fraternità della Speranza con tutti gli amici del Sermig crede e investe ogni giorno. Gli Arsenali, infatti, non sono oasi protette, ma porte sul mondo, alle quali guerre, ingiustizie, tensioni sociali, disagi familiari e personali bussano ogni giorno. Il conflitto ci raggiunge, ci provoca, ci interpella, nelle vicende del mondo globalizzato come in quelle della quotidianità più vicina a noi, sino alle tensioni che si annidano nei nostri cuori.
In tutte queste situazioni abbiamo imparato che la grande forza per affrontare e gestire il conflitto è la fedeltà al nostro sì alla pace - per noi che crediamo, al Dio della pace - detto una volta per sempre, con convinzione, senza se e senza ma. Grazie a questo sì, quando ci troviamo di fronte ad una persona in difficoltà, ad un problema, ad una situazione di tensione, non li sentiamo come un nemico da cui difenderci ma prima di tutto come qualcuno, qualcosa da accogliere e da ascoltare, nel silenzio e nella preghiera.
Nei giorni dell’alluvione del 2000 l’acqua della Dora Riparia, che fiancheggia la nostra casa, straripando minacciava di sommergerci. Abbiamo capito che l’unico modo di contenerla era “fare l’amore con l’acqua”: osservarla di frequente, interrogarne il corso per capire dove si sarebbe diretta, quanto si sarebbe alzata e come aiutarla a defluire senza far danni. Allo stesso modo nei nostri Arsenali, dove l’umanità che entra è molte volte un’umanità ferita, capita spesso di dover sostenere fiumi di improperi e minacce anche fisiche mantenendo la serenità ed il controllo della situazione. Com’è possibile? Diventa possibile quando il tuo tesoro più prezioso, la tua scelta per la pace, per la bontà che disarma, è talmente interna a te che nessuno può minacciarla né danneggiarla. E al di fuori di quella non hai altro interesse da difendere, se non la vita dell’altro, compreso l’altro che ti sta affrontando. alluvione
Il conflitto che ci provoca, infatti, degenera quando incontra in noi una percezione errata della realtà, la convinzione che arrivare a vincere tutto e sempre sia possibile. Rinunciare a questa illusione e posare il proprio cuore oltre ogni possesso terreno ci fa liberi. Allora, la spada dell’altro non incrocia la nostra e dopo un po’ di colpi sferrati a vuoto, l’altro spesso depone l’arma. È il momento in cui cominciare a ragionare e creare un’alleanza per la soluzione del problema che ora ci accomuna. Per questo uno dei motti del Sermig è “pace sì, e comincio io”: se siamo pacificati, potremo farci anche pacificatori.
Fin dall’inizio della nostra storia abbiamo capito che non era da Dio essere cristiani “anti” qualcosa, ma che cristiani si può essere solo “per” qualcosa. La trasformazione dell’ex arsenale militare di Torino in una casa dove si lavora per la giustizia e la pace ne è diventata il simbolo: avremmo potuto abbatterlo e ricostruirlo, abbiamo preferito amarlo e trasformarlo. Questa è la storia del Sermig: dai conflitti nel mondo alle iniziative di pace, dal conflitto sociale alla solidarietà, dalle armi alla bontà che disarma, dal rifiuto del diverso all’accoglienza.
Conflitti Qual è il segreto di una realtà che fa convivere sotto il proprio tetto tante persone differenti (per colore, religione, abitudini, esigenze di vita...)? È, anzitutto, non temere il conflitto che nasce dalla diversità di ognuno, sapere che è una dimensione inevitabile della vita sociale ed includerlo nella quotidianità di un metodo. Una comunità sana è una comunità che non ha paura di veder emergere al proprio interno una diversità di interessi ed obiettivi, ma sa gestirla con strumenti non violenti e dà modo alle persone di sperimentare la convenienza di una soluzione soddisfacente per tutti. All’Arsenale perciò i conflitti non vengono messi su un palcoscenico, spettacolarizzati, estremizzati. Non si invitano esperti a discuterne. Chi entra all’Arsenale portando una tensione, viene prima di tutto accolto in ciò che lo unisce a tutti gli altri: la comune umanità. Questo smonta poco per volta le sue difese.
Due anni fa abbiamo voluto offrire l’occasione di un’esperienza di pace ad un gruppo di giovani israeliani e palestinesi, nell’ambito dell’iniziativa Medio Oriente Terra Amica. Li abbiamo ospitati a casa nostra per un periodo, insieme a molti altri giovani italiani. Non si sono ritrovati in un convegno a dibattere delle rispettive ragioni e dei torti, davanti ad un pubblico-giudice, ma li abbiamo assorbiti nella vita di una casa che nel frattempo non smetteva di aiutare, educare, pregare, sperare. Li abbiamo invitati a preparare insieme a noi aiuti per i più poveri, a mettere le loro capacità artistiche a servizio degli altri giovani presenti, a tradurre insieme in un momento di silenzio quotidiano la preghiera per la pace… Si sono ritrovati a scoprire la comune giovinezza, la comune capacità di gesti solidali, il comune sogno di pace.
Tutto questo ha significato un’opera di ri-creazione delle persone, un ri-modellarle su ciò che è essenziale nella vita e che ci rende semplicemente esseri umani, mettendole in condizione di riconoscerlo. Hanno scoperto che le tesi e controtesi da sole non portano a nessuna soluzione. Se invece si aggiunge la conoscenza e la fiducia tra persone, si può arrivare a desiderare una soluzione comune e a capire che è più conveniente unire le forze per ottenerla. Un concetto al quale il Sermig dà il nome di reciprocità: nessuno ha diritto solo ad avere, ciascuno nella vita sociale è chiamato a dare ed avere insieme. Dare ed avere rispetto, dare ed avere giustizia, dare ed avere perdono.
Con questa filosofia, che si fa metodo, lavoriamo insieme alle persone in difficoltà che accogliamo: ti ospito con rispetto, ma tu rispetti a tua volta gli altri ospiti; ti offro un aiuto, ma tu mi aiuti ad aiutarti svolgendo piccoli servizi all’interno della nostra casa; riconosco la sofferenza che ti può portare ad attaccarmi, ma tu riconosci di aver sbagliato attaccandomi. Se sei un giovane e sei all’Arsenale per un’esperienza di formazione e servizio, accetto che tu esiga da me una vita coerente con gli ideali che proclamo, ma ti chiedo di viverla con me rispettando le persone che accolgo con il tuo silenzio nelle ore notturne… Se sei un ente pubblico che mi propone una collaborazione per affrontare un’emergenza sociale, ti chiedo a mia volta di attivare con serietà tutti i percorsi istituzionali necessari per dare tutte le risposte di tua competenza… collaborazione
Un’opera di educazione quotidiana, che ha come obiettivo di gettare ponti dove la diversità di interessi in gioco ha creato fratture, di ricucire tessuti di bontà dove la noncuranza per le conseguenze dei propri atti aveva spezzato relazioni. Un’opera che, soprattutto di fronte ai giovani, li aiuta a riportare a casa le proprie energie disperse in piccinerie, rancori e inutili prove di forza, per investirle nel grande sogno di un mondo migliore. Di un solo mondo nella pace.

a cura della Redazione
da Nuovo Progetto febbraio 2009

Vedi anche:
LA FRATERNITÀ DELLA SPERANZA, di Rosanna Tabasso
Amare per educare, di Andrea Bisacchi
Speciale “Medio Oriente Terra Amica”
DIVIDE ET IMPERA, di Monica Canalis

 

 

 

 

 

 

 

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