L’Islam malato dell’Occidente?

Pubblicato il 02-09-2013

di Khaled Fouad Allam


"E' sempre importante avere l'opportunità di viaggiare in questo rapporto patologico fra Islam ed Occidente che attraversa il cuore delle società occidentali ed il cuore delle società musulmane, e non solo dall'11 settembre 2001 ma praticamente da tutto il '900 -così il prof. Khaled Fouad Allam,…

 

…algerino, docente di Sociologia del mondo islamico, alle Università di Trieste e di Urbino -.
Certo l'orizzonte della 'malattia' è un po' un paradosso. In esso però vanno decodificati un po' tutti gli elementi che si sono frapposti fra il mondo islamico ed il cosiddetto mondo occidentale, per cercare di verificare tutto ciò che è inedito e che sfugge ad un'analisi di tipo razionale, anche perché io sono sociologo di formazione.

Allora quando subentra una crisi profonda
fra Islam ed Occidente, avviene una specie di cortocircuito storico.
E ciascuno dei due rimanda un'immagine un po' contraffatta o deformata della proiezione che l'Islam ha nei confronti dell'Occidente e che l'Occidente ha dell'Islam.
C'è una sorta di gioco perverso, una specie gioco dell'oca in cui si ha sempre la tendenza a ritornare alla partenza, imprigionando l'analisi del fenomeno islamico come essenzialmente culturale e religioso.

L'Islam globale.
Khaled Fouad Allam, Rizzoli

Khaled Fouad Allam, algerino, docente alle Università di Trieste e Urbino, esperto di sociologia del mondo musulmano e di Islam contemporaneo espone in questo libro una posizione misurata.
Egli parte dall'idea di globalizzazione: "immenso spazio di incontro di mondi che fino a ieri si ignoravano; al contempo, però, genera il disordine, il caos della storia, in cui la cultura può divenire strumento di comprensione fra i popoli ma anche il suo opposto, uno strumento di annientamento".
In questo incontro fra islàm ed occidente è centrale il problema dell'integrazione delle comunità di islamici immigrati ed il loro rapporto con la democrazia. Riflessioni sulle difficoltà incontrate da chi ha sempre visto l'identità religiosa coincidente con lo stato e che ora deve affrontare nuovi modelli di vita, valori, linguaggi e tempi diversi.
Accanto a queste riflessioni si intrecciano storie di persone come Zohra, una donna analfabeta che vive a Parigi, ma che ha trascorso infanzia e giovinezza in Algeria. Zohra ha una figlia - Naïma - nata e cresciuta in Francia, dottoranda alla Sorbona. La madre le chiede: perché porti il hijab? La figlia le risponde: perché così è scritto. E perché Dio mi ama e ci ama. La madre ribatte: "Ma figlia mia, se tu ami Dio, non hai bisogno di dimostrarlo con il hijab, amalo nel tuo cuore".

 

Così le società islamiche sarebbero condannate ad avere la stessa modalità di reazione, quando si arriva alla crisi con l'Occidente: cioè l'Islam sarebbe essenzialmente una religione politica, una religione intollerante e quindi qualcosa di totalmente non riformabile. Ci sarebbe una relazione privilegiata fra Corano, tradizione profetica ed interpretazione della comunità degli uomini che impedirebbe una riforma del mondo musulmano rispetto ai cambiamenti culturali e politici nella storia.

E dunque la questione del "mutamento" del sistema musulmano sarebbe un paradosso stesso dell'Islam, perché l'Islam non potrebbe mai cambiare. Ma fino a che punto tutto questo può essere, scientificamente parlando, considerato come reale sia da parte dell'Occidente che dal mondo musulmano? E' per questo che ho parlato nel mio libro di "Islam globale", perché considero assolutamente non più pertinente oggi indicare da una parte l'Islam e dall'altra l'Occidente. Andate a Giakarta, a Casablanca, a Gedda... lì si vedono benissimo queste compenetrazioni di elementi diversificati".

"Ma l'inedito della questione islamica oggi - ha aggiunto Fouad Allam - non è la guerra in Iraq, è indirettamente il fenomeno Bin Laden. Che però indica qualcos'altro. Insomma si è al passaggio storicamente definitivo di un Islam all'Ovest. Cioè che il fenomeno dell'Islam si è scritto stabilmente nel cuore delle società occidentali. Se noi andiamo a vedere tutti gli attori del radicalismo islamico che sono stati collegati al Al Quaeda oppure ad altre formazioni fondamentaliste, noi verifichiamo che nel 70% dei casi questi ragazzi sono anche dei prodotti dell'Occidente paradossalmente.
Ovviamente la questione è molto complessa, perché obbliga ad analizzare passaggi intellettuali sia in Occidente che nel mondo islamico. La frontiera che sta nascendo nella complessità degli intrecci tra Islam ed Occidente non consente più di parlare di mondo musulmano da una parte e di mondo islamico dall'altra.

Eppure questo fenomeno focalizza anche e soprattutto una drammatica spaccatura tra Islam ed Occidente, che è voluta pure dal radicalismo musulmano. Senza dimenticare la storia che ha proposto sia l'Islam sia l'Occidente cristiano con mire imperiali... Tornando alla malattia del rapporto tra Islam ed Occidente, bisogna pensare alla cura. Ma la cosa che è fondamentalmente importante riguarda il passaggio alla elaborazione ideologica per ristabilire la simmetria tra Occidente e Islam (comprensiva del ritardo del mondo musulmano sull'identità islamica: dal '500 l'Islam in questo senso non produce più nulla)".

 

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