La grande bellezza

Pubblicato il 30-04-2018

di Costantino Ruggeri

di Costantino Ruggeri - Dostoewsky, nel romanzo I demoni scrisse «Sappiate che l’umanità può fare a meno degli inglesi, a meno della Germania, niente è più facile per l’umanità che fare a meno dei russi, per vivere l’umanità non ha bisogno né di scienza né di pane, soltanto la bellezza è indispensabile, perché senza la bellezza non ci sarà più niente da fare in questo mondo. Non vi può essere niente di più bello e di più perfetto di Cristo, il più bello dei figli degli uomini».

Queste affermazioni di Dostoewsky richiamano una definizione che Sant’Agostino dà di Dio: «Bellezza antica e sempre nuova, tardi ti ho conosciuto, tardi ti ho amato». Ecco, il pozzo d’acqua viva che può spegnere la nostra insopprimibile sete di gioia e di verità: la bellezza. Ma se la bellezza è in Dio, come può raggiungerci? In tre modi. Il primo è certamente la Bibbia, poi c’è l’agire umano di Gesù, c’è la vita terrena di Gesù. Che cosa ha fatto Gesù sulla Terra? Come si è comportato con gli uomini? Il Vangelo ci dice che ha fatto del bene a tutti, ha fatto bene ogni cosa. Gesù è veramente vissuto ed ha agito in bellezza. Infine, l’opera di Dio: il creato! Il creato irradia bellezza, produce continuamente bellezza. Noi siamo circondati, siamo sommersi dalla bellezza. Dio nella creazione giocava, infatti la Sapienza dice di se stessa: «Quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull’abisso, quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell’abisso, quando stabiliva al mare i suoi limiti, così che le acque non ne oltrepassassero i confini, quando disponeva le fondamenta della Terra, io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo» (cfr Pr 8, 27-31). Che bello! Dio sapeva che l’uomo senza bellezza non poteva respirare, non poteva vivere.

La casa dove l’uomo poteva respirare era un giardino: l’Eden, dove c’era tanto azzurro, tanto sole, tanta luce, tanti alberi, tanti fiumi, tanti animali. L’uomo, che ne era il re, soltanto lì poteva essere felice. L’uomo, invece, costruisce per i suoi simili un habitat diverso. Quando per lavoro devo passare in certe periferie di Roma, di Napoli e di altre metropoli non solo italiane, e vedo solo agglomerati urbani, mi si stringe il cuore. L’uomo costruisce per la gioia dell’uomo gli agglomerati urbani! Con tutto ciò che il termine comporta: il rumore, la mancanza di luce, i miasmi, la confusione, un andirivieni frenetico. Volete rendere cattivo l’uomo? Mettetelo lì. Dove non può godere della bellezza che Dio ci ha dato. Il creato, la natura, le montagne, i fiumi, le campagne, i boschi sono un dono preziosissimo, inestimabile!

Dobbiamo noi stessi produrre bellezza! In mille modi, anche nel modo di vestirci, nell’arredare le nostre case, nel costellare di fiori i nostri giardini. Un fiore in casa si può sempre avere, quindi perché non far vivere le nostre abitazioni, i nostri balconi, con questi fiori? Soprattutto nelle nostre chiese dobbiamo produrre bellezza. Ve lo dico sinceramente: quando vedo certe chiese dico: Dio non è quella roba lì; Dio si riflette in questo fiore, in questa nube; Dio lì non si riflette, e noi lì facciamo dell’ateismo. Lì non sentiamo vibrare lo Spirito di Dio, perché manca l’armonia, manca quel qualche cosa che ci dà emozione e ci fa sentire la presenza di Dio. Quello che fa chiesa una chiesa è lo spazio di luce che deve irradiare e rendere visibile la presenza di Dio. Allora anche i nostri sensi tripudiano, anche loro gioiscono. La nostra anima vibra anche attraverso i sensi; io credo che anche i non vedenti che non possono usufruire di questo grande dono, ma che hanno gli occhi dell’anima, gli occhi della colomba che è la nostra anima possono farlo.

C’è una bellissima frase di Matisse che dice così: «Con il crescere degli anni, un uomo dovrebbe educarsi ai profumi». Quand’ero giovane sacerdote a Milano, ogni tanto andavo a stare per quattro-cinque giorni in un convento a Venezia, sulla laguna, e a vedere quell’aria, quell’azzurro, quei colori, quelle nebbioline, quelle trasparenze, quelle iridescenze, io riuscivo a pulirmi gli occhi e a pulirmi il cuore.

L’amore per l’arte, sia quella antica sia quella contemporanea, é un altro modo per educarci alla bellezza e poter veramente produrre bellezza.

Ma per me la fonte inesauribile di questa educazione al bello e all’armonia è il sole. Io vivo a Pavia e tante volte a Pavia il sole non si vede a volte anche per qualche giorno di seguito; allora ho creato una vetrata con un grande disco solare: così inizio la mia mattina vedendo il levar del sole. Che grande miracolo! Che meraviglia! Per me è la preghiera più vera, è la preghiera più sentita perché in quel disco raggiante io vedo il Cristo, che è la nostra gioia e la nostra pace! È lui la grande bellezza. 

 

Costantino Ruggeri
NP FOCUS

foto: Vetrate di fra' Costantino Ruggeri all'Arsenale della Pace - Torino

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