Eppur si muove!

Pubblicato il 18-03-2013

di Carlo Degiacomi

di Carlo Degiacomi - La mobilità leggera ha un futuro in gran parte inesplorato ma possibile, alla portata delle tasche di produttori e consumatori. L’auto elettrica è un grande affascinante tema delle nuove frontiere delle tecnologie e insieme dei limiti e delle novità della ricerca. Può essere divertente ricordare che il 1839 fu l’anno della prima auto elettrica, introdotta da Robert Anderson ad Aberdeen in Gran Bretagna. A inizio ‘900 in America c’erano più auto elettriche sulla strada che a combustibile. Solo dal 1920 il motore a benzina vinse la gara per i vantaggi quali l’autonomia. Non c’è dubbio, l’oggetto auto continua a stupirci: alle tecnologie vecchie e nuove che migliorano la sicurezza e il rendimento dei motori si aggiungono nuovi carburanti e l’informatica di bordo. Oggi un’auto ha in media 4,5 km di cavi e da 30 a 40 centraline computerizzate.

AUTO A METANO, IBRIDE, ELETTRICHE
Oggi tendenze diverse denotano una maggiore sensibilità culturale per l’auto ecologica e sostenibile. Innanzi tutto occorre chiedersi: c’è ancora spazio per le ricerche sui motori tradizionali? La Fiat ha puntato sulle auto e i veicoli a metano cogliendo una nicchia importante. È però curioso che la rete estesissima del metano nel nostro Paese non sia servita come incentivo per incrementare i distributori (866 in Italia, geograficamente sbilanciati). Altri, ad esempio le case giapponesi, puntano sulle ibride. Oggi il mondo dei produttori di auto (con in testa la Renault) ci sorprende, accelerando – molti dicono finalmente! – con l’auto elettrica: si passa dalla sperimentazione alla possibilità di renderla appetibile ad ampie nicchie di compratori. La Renault è l’unica casa automobilistica che oggi riesce a proporre una gamma di modelli (4 di cui uno commerciale) alimentati a batteria, con l’idea di far costare l’auto elettrica circa come un’auto a diesel. La molla per procedere su questo terreno sarà nei consumi più che nella riduzione delle emissioni nocive? Più economica che ambientale? Alcuni pro e contro: il costo dell’energia per km è basso. L’efficienza del motore elettrico e del 90%, contro il 25% del motore a benzina e il 40% di quello a gasolio.

TRE INTERROGATIVI
Le batterie. Sono necessarie batterie super, di lunga percorrenza. Oggi va meglio con le nuove generazioni di batterie che impiegano nuove tecnologie. D’altra parte anche per l’insieme dell’informatica, dai telefonini ai computer, c’è un incredibile ritardo tecnologico. La rete di distribuzione. Nonostante la migliorata efficienza delle batterie, resta il fatto che l’auto elettrica deve fermarsi per ricaricarle, meglio se con energia rinnovabile, a basso costo e nel minore tempo possibile. Nelle città manca per ora un servizio di ricarica che si avvicini a queste caratteristiche. Entro quando sarà colmabile questo vuoto? Altre domande: gli ipermercati potranno avere un ruolo nella realizzazione di una rete adeguata? I lampioni stradali, che potrebbero essere impiegati anche nella diffusione dell’informatica, avranno un ruolo nella rete di elettrificazione, essendo già portatori di energia elettrica? Quale sarà la fisionomia di chi utilizza l’auto elettrica? Non è ancora possibile rispondere a questa domanda su basi reali e non su ipotesi. Sono appena 103 le auto elettriche vendute nel 2010 in Italia. Sarà simile al car-sharing? Oggi a Torino ci sono 100 auto in car-sharing: chi le usa? I dati ci permettono di capire di più. Chi utilizza il servizio di car-sharing è uomo (58%), adulto (il 60% ha tra i 35 e i 64 anni), istruito (52% laureati), non autodipendente. Il 52%, infatti, non possiede l’auto e predilige per gli spostamenti mezzi diversi; il 41% ha l’abbonamento per il trasporto pubblico e il 65% utilizza i mezzi pubblici settimanalmente contro una media italiana del 12,8%; il 32% usa la bici. Chi è abbonato al car-sharing percorre anche meno chilometri: 11.032 l’anno contro i 17.287 della media italiana. Chi si abbona al car-sharing lo fa perché non dispone di un’auto (48%) o per convenienza (17%). L’auto in car-sharing è utilizzata per lo più per il tempo libero (57%) e per lo shopping o le commissioni (39%). La maggioranza usa l’auto in car-sharing da 1 a 3 volte al mese e percorre in media 60 chilometri al mese. In Italia ce ne sono 587 e gli abbonati sono 17.000. Ancora molto pochi.

ELETTRICA MA NON SOLO
Le auto elettriche del futuro assomiglieranno a quelle di oggi? Forse bisogna pensarle diverse, dato che è possibile rimuovere lo schema del motore nel cofano e il tubo di scappamento sul retro. La strada che genera energia al passaggio delle auto è una prospettiva reale? Si prevedono tratti stradali a induzione: tappeti induttivi integrati sul fondo stradale che generano un campo magnetico in grado di ricaricare le vetture senza necessità di cavi e connettori. E nelle zone di parcheggio? Oggi a Torino circolano piccoli autobus a elettricità della GTT che si ricaricano a induzione, quindi in tempi brevi tra un tragitto e l’altro per poi completare la carica di notte. Ma l’auto non è solo questo. È anche responsabile della mobilità che diventa traffico. In Italia il 35% delle auto ha più di 10 anni e le immatricolazioni di vetture nuove nel 2011 sono scese del 30%. Nel futuro non andremo tutti in taxi, come anni fa ci spronava a fare il provocatorio libro di Guido Viale, ma è certo che qualcosa di più, di quanto stiamo facendo adesso, saremo costretti a farlo. Per arrivare a Smart City dovremo incrementare l’utilizzo dei mezzi pubblici, allungare il percorso della metropolitana, completare il sistema dei passanti ferroviari, e poi altre cose ancora. Tornando al tema della mobilità, dobbiamo collocare le meraviglie tecnologiche in un ambito più generale che ci aiuti a sviluppare tante contestuali buone pratiche.

COSA FARE
La Mobilità leggera non si ottiene solo con importanti scelte individuali, ma anche con scelte urbane in grado di trasformare un territorio in zona competitiva per le industrie, il terziario, il turismo, insomma per la qualità della vita. Focalizzare l’attenzione e il dibattito sull’auto elettrica ci può aiutare anche a ricollocare il tema dell’automobile nel sistema di mobilità del prossimo futuro. Un futuro in cui l’auto sarà certamente un po’ meno protagonista. Soluzioni strutturali per la mobilità e non solo blocco del traffico? A che punto siamo e dove andiamo? Da Torino arrivano dati confortanti, certo non ancora sufficienti. Il piano della Città di Torino parla di alcune misure strutturali.

La linea della metropolitana torinese oggi è di 13,2 km e in questi ultimi anni si è passati da 90.000 a 130.000 passeggeri/giorno
. Vuol dire circa 47.000 milioni all’anno. Futuro: affidamento lavori per la tratta Lingotto/Piazza Bendasi; progettazione preliminare della linea 2, conferma finanziamenti. Nuovi mezzi: 70 autobus ecologici da 18 metri, veicoli diesel ma ecologicamente avanzati, con la motorizzazione più progredita presente sul mercato. Futuro: continuazione finanziamenti della Regione Piemonte per sostituire altri mezzi euro 0 e euro 1. Completamento del sistema ferroviario metropolitano con passante ferroviario che entra gradualmente in funzione. Futuro: 5 linee di ferrovia metropolitana con treni cadenzati ogni 30 minuti. Per le bici: 175 km di piste ciclabili. Futuro: con il Piano urbanistico della mobilità sostenibile si arriverà a raddoppiare i km attuali. Quanta superficie coprono le aree pedonali? 400.000 mq. Quanti km di strade nelle zone a velocità limitata a 30km/h? 90 km. Futuro: entrambe si possono ampliare.

Ci sono ancora tante situazioni migliorabili: car-sharing (solo 100 auto); bike-sharing da 64 stazioni – 13.000 abbonati – si arriva adesso a 116 stazioni. E nel futuro prossimo con il finanziamento della Regione Piemonte a 200 stazioni. Si può pensare ad un trasporto pulito delle merci sperimentando per alcune filiere il trasporto con mezzi ecologici? Per ora non ci sono ancora progetti direttamente collegabili all’auto elettrica per aiutarla ad affermarsi. Ma ci sono progetti indiretti: sviluppo del solare fotovoltaico anche in situazioni dove possono espandersi senza essere invasivi, dai capannoni ai centri commerciali, ai parcheggi. Studi sui pali dell’illuminazione da impiegare come rete distributiva. I progetti chiari e definiti sono sempre utili e concreti, perché possono attirare anche fondi e aprire nuove prospettive.

A come Ambiente – Rubrica di Nuovo Progetto

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